Paper Moon
Visti in prima visione, la rubrica curata dal nostro esperto cinefilo Marcello Gerardi si occupa di Paper Moon di Peter Bogdanovich.
1936, Kansas, durante la Grande Depressione: un piccolo truffatore, Moses Pray, al funerale di una conoscente, incontra la piccola Addie, e su sollecitazione dei parenti, accetta di accompagnarla dalla zia, in Missouri. Falliti i tentativi del giovane di liberarsi della ragazzina, che si dimostra subito molto scaltra ed avveduta, tra i due nascerà una relazione molto intensa, modello padre e figlia, in particolare perché lei sospetta che lui sia suo padre. Continueranno ad avere disavventure ed a viaggiare insieme.
Un’operina molto scaltra ed hollywoodiana, fotografata magnificamente da Lazlo Kovacs. Apparentemente trasgressiva, utilizza i canoni della commedia e del road movie, per raggiungere il grande pubblico. Bogdanovich, a due anni dall’intenso L’ultimo spettacolo, ha già abbandonato i sentieri della New Hollywood, per sposare canoni narrativi tradizionali. Ma Ryan e Tatum O’Neal, padre e figlia nella vita, danno un tocco di grazia ed originalità alla narrazione filmica. Oscar per migliore attrice non protagonista a Tatum O’Neal.
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