Torna live a Roma il Balletto di Bronzo: Intervista a Gianni Leone
Il Balletto di Bronzo, una delle più importanti band progressive Rock della storia italiana, torna nella sua città per un live esclusivo al RCCB Init sabato 13 aprile 2024. [Vai all’evento facebook]
La band culto, capitanata da Gianni Leone, Ivano Salvatori e Riccardo Spilli, non solo si esibirà in un grande live come sempre ma trasporterà il pubblico in un viaggio musicale incredibile, quel viaggio che li ha resi unici al mondo.
Gianni Leone ha fatto il punto con noi sulla situazione attuale e ci ha regalato la scaletta che la band eseguirà sabato prossimo.
Innanzitutto grazie mille, Gianni, per averci concesso qualche minuto del tuo tempo per questa intervista: dato che siamo una radio – e che Radio Città Aperta, un po’ come la tua band, ha attraversato vari decenni di storia e di musica – ci piacerebbe sapere che rapporto hai con questo mezzo di comunicazione. Ascolti la radio? Che genere di programmi preferisci?
Ascolto la radio quotidianamente, a casa, mentre mi dedico alle mie attività: restauro di oggetti, revisione e creazione di abiti e accessori, inventario di libri, perfino mentre faccio la doccia. Quando sono in auto nella giungla d’asfalto nonché pollaio globale – nervosissimo all’inverosimile e imprecante – ho bisogno di ascoltare la radio. La musica che in quel contesto prediligo dev’essere rilassante, tipo Soul, Lounge, Acid Jazz.
Ritieni che sia ancora un buon veicolo per far conoscere e apprezzare la musica?
Sì, certo: la radio ha ancora un grosso potere di veicolazione della musica. Peccato che talvolta diffonda anche robaccia di pessima qualità tipo canzonette e tormentoni balneari (però, magari, servono pure quelli per compiacere un pubblico di bocca buona e orde di ragazzini spendaccioni). Quando ascolto la radio cambio spesso emittente: non appena percepisco le prime note di una canzonetta, di un brano rap o (peggio!) trap, la mia mano parte istantaneamente, come un fulmine. Penso che tutti noi dovremmo proteggerci dal rischio di rimanere inquinati da certe schifezze fatte da NON musicisti che “suonano” e NON cantanti che “cantano”.
In questo periodo si fa un gran parlare dell’uso dell’intelligenza artificiale come minaccia per chi fa arte (che si tratti di musica, letteratura o arte visiva). Pensi che questo tipo di tecnologia possa davvero sostituire gli artisti in carne, ossa ed esperienza?
Non ho nulla contro l’intelligenza artificiale, così, per partito preso. La differenza sta sempre nell’uso che se ne fa e CHI la utilizza. Se dietro l’intelligenza artificiale, col suo sconfinato e inimmaginabile potenziale, c’è una deficienza naturale, allora sono guai seri per tutti! Mi viene in mente un mio aforisma:
“Non ha importanza se la drum machine non ha un’anima. L’importante è che ce l’abbia il suo programmatore”.
Hai raccontato in altre interviste che ti ispiri ad artisti come Jimi Hendrix – anche se tu sei tastierista – oltre che a Keith Emerson, Brian Eno, Keith Jarrett… per quanto riguarda il panorama italiano, ci sono artisti che ti sembrano interessanti? O che in passato hanno rappresentato qualcosa per te?
Beh, aggiungerei Frank Zappa, Gino Vannelli, Brian Auger, l’eccelso e irraggiungibile Todd Rundgren… Fra gli italiani che stimo posso citare il mio amico fraterno (ci conosciamo da una vita) Lino Vairetti degli Osanna. Fino a qualche anno fa mi piaceva (incredibile, vero?) Ornella Vanoni. C’è in particolare un suo album realizzato a New York con i più grandi jazzisti del mondo che è un capolavoro. In quell’album la sua voce si trasforma in clarino, sassofono, flauto, tromba…
Fra i tanti ragazzotti e ragazzotte biascicanti e raglianti che appaiono a ripetizione, incessantemente, non mi colpisce nessuno in modo positivo. Ognuno di essi è clone di tutti gli altri: le stesse movenze, gli stessi atteggiamenti, lo stesso modo di vestire, lo stesso tipo di “messaggio”, pieni di difetti di pronuncia (fra gli altri, la “zeppola” è davvero inaccettabile in chiunque abbia superato gli otto anni d’età), tutti, poi, con auto-tune incorporato. E non si vergognano nemmeno, anzi! Il giorno in cui dovesse apparire un nuovo artista privo di tutte le caratteristiche che ho appena elencato, lo ascolterò con attenzione e rispetto.
Siete reduci da un tour in Messico, ci racconti com’è andata? Hai notato differenze di rilievo tra il pubblico di quella parte del mondo e quello italiano?
In Messico abbiamo sempre un grandissimo successo. Ci siamo già stati 6-7 volte, suonando in molte città, dal Nord al Sud. Il pubblico messicano è il più “caliente” del mondo. Quando scendo in platea mi strattonano, mi abbracciano, mi baciano, mi strappano i vestiti di dosso. In Italia, mai successo.
Hai una grandissima esperienza come artista e performer: che consigli daresti a un musicista esordiente?
Di non accontentarsi mai. Io, per esempio, sono autocritico fino al sadomasochismo. Non c’è mai fine al miglioramento di se stessi, in tutti i sensi. Bisogna ascoltare buona musica, grandi musicisti e cantanti, cercando di carpire il più possibile per poi trovare uno stile proprio. Ammetto però che talvolta possa essere utile e d’insegnamento anche ascoltare degli obbrobri: se non altro per prenderne le distanze e capire da quale parte NON stare.
C’è un’infinità di musicisti, magari sconosciutissimi, dotati di un talento e una tecnica fenomenali. Si vedono in Rete video di bambini di 6-7 anni mostruosamente bravi. Mi domando da quale pianeta arrivino. E’ pur vero, però, che il virtuosismo circense fine a se stesso è poca cosa: quel che conta è la mente creativa che un vero artista deve avere. Inoltre non bisogna dissacrare per dissacrare: bisogna prima avere le basi. Poi si dissacra, semmai. Non mi piacciono quei tastieristi che buttano le manacce su una tastiera come fossero dei piedi di porco o delle zampe di gallina. No, bisogna studiare la diteggiatura per riuscire a suonare in modo fluido e con la mano esteticamente bella. Ci sono in giro tanti musicisti “professionisti” (tastieristi, batteristi, chitarristi…) che, nonostante anni e anni di attività e magari anche di successi, hanno carenze tecniche degne di un dilettante, tipo batteristi incapaci di portare avanti una ritmica senza zoppicare o (peggio!) maledettamente accelerare.
Che scaletta proporrete nel concerto del 13 aprile al RCCB Init di Roma?
Eccola!
1) TECHNOAGE
2) OCEANI SCONOSCIUTI
3) L’EMOFAGO
4) DELIQUIO VIOLA
5) NAPOLI SOTTERRANEA
6) CERTEZZE FRAGILI
7) INTRODUZIONE
8) PRIMO INCONTRO
9) SECONDO INCONTRO
10) EPILOGO
11) BAG LADY
12) NEVERMORE
13) RONDO’
14) NE’ IERI NE’ DOMANI
15) MARCIA IN SOL MINORE
16) I WANT YOU
17) LABYRINTHUS
18) L’OMBRA DEGLI DEI
19) IL VENTO POI
20) DONNA VITTORIA
21) LA DISCESA NEL CERVELLO
I brani dall’11 al 15 li eseguo da solo.
Last but not least… ci regaleresti uno dei tuoi celebri aforismi? 🙂
Beh, per restare in tema, ripropongo, fra i tantissimi miei aforismi, uno dei più “storici”, risalente a molti anni fa ma sempre attualissimo.
Niente è più patetico di una persona priva di senso di autocritica che si crede PERFETTA solo perché fa l’un per cento di quello che bisogna fare per essere… appena accettabili.
Un saluto a tutti gli amici della Musica!
Appuntamento al RCCB Init di Roma sabato 13 aprile dalle 21:30 per un nuovo imperdibile live del Balletto di Bronzo.
Intervista a cura di Ludovica Valori – Si ringrazia Alessandro Sgritta