“Time is a great healer, they say, but who are these they? All that there is is now” (Dark Light, 2024)
Philip Parfitt, tra le figure più rilevanti della scena neo psichedelica inglese di fine anni ’80, è conosciuto come fondatore, chitarrista, cantante e compositore principale della band britannica The Perfect Disaster. Nata nel 1980, la band pubblicò quattro album raggiungendo il quindicesimo posto nella classifica indie UK, andando in tour con i Jesus and Mary Chain e sciogliendosi poi nel 1991.
Il loro terzo album “Up” uscito nel 1989 viene ricordato ancora oggi come una pietra miliare del movimento underground inglese.
Dopo l’apprezzato “Divan”, uscito negli anni ’90 con il nome di Oedipussy, e il successivo trasferimento in Francia, Parfitt è tornato nel 2014 con “I’m Not the Man I Used to Be”, seguito da “Mental Home Recordings” (2020) e il recentissimo “Dark Light” (2024).
Ricordo un suo intenso live il 26 ottobre 2015 all’indimenticato Klamm di Roma – locale della scena underground romana che ha purtroppo chiuso i battenti nel maggio 2016 e che nella sua breve vita ha ospitato artisti italiani e internazionali di tutto rispetto, così come il Kansar di Pietrasanta (Lucca), altro luogo “cult” per amanti della musica frequentato spesso da Parfitt.
Voce calda e scura, scrittura poetica raffinata e suggestiva, arrangiamenti sapientemente minimal: queste le atmosfere del nuovo album uscito per Tip Top Recordings. E due i videoclip già usciti, “Dark Light” e “Broken”.
Scrivevano di lui a proposito degli album precedenti:
Le canzoni di Philip Parfitt in Mental Home Recordings uniscono cicatrici e genialità. Se i suoi lavori precedenti si collocavano tra la tradizione di Bo Diddley, dei Velvet Underground e dei Rolling Stones, ora l’artista è passato a un idioma più pacato: Nick Drake, Ronnie Lane, Syd Barrett. Più pacato ma non più morbido: questo disco vi graffierà a sangue. Matthew Specktor
Immaginate una voce tra Lou Reed e Dylan incastonata in un moderno misto di elementi dei Church, dei Red House Painters e degli Slowdive… (…) Parfitt ha trovato un equilibrio ottimale tra il bardo e la rockstar. Big Takeover Magazine
Ciao Philip, è un piacere ritrovarti. Il tuo nuovo album è una bellissima sorpresa, un vero gioiello. Puoi dirci qualcosa sul sitolo? “Dark Light”, Luce oscura, è quasi un ossimoro…
Il titolo parla di varie cose simultaneamente. Mi piace pensare a metafore molto semplici ma che dicono cose differenti a tante persone, in modo che tutti possano interpretarle come preferiscono.
Qui parliamo dei due lati presenti in tutte le cose, quello illuminato e quello oscuro: l’ombra come quella del “conosci te stesso”, o come il concetto che ne ha Jung, per esempio. Conoscere il nostro lato oscuro ci dà la possibilià di fare una scelta in tante situazioni: il modo in cui ci mostriamo in questa vita è sempre una questione di rapporto tra i due estremi, che potremmo considerare due polarità opposte. Ad ogni modo all’interno del nero ci sono tutti i colori ed è così anche per il bianco, nessuno dei due può esistere senza l’altro. Come lo Yin e lo Yang.
La situazione mondiale dopo la pandemia sembra sempre più difficile: guerre, crisi politiche, ingiustizia, cambiamenti climatici, povertà… Da artista, tu come la vedi?
E’ indubbiamente vero che le nostre vite quotidiane sono state colpite fortemente dalla pandemia. Le scelte fatte dai governi mondiali in molti casi sono state discutibili. Ad esempio la distribuzione delle medicine! Individui che avevano relazioni strette con i ministri del governo hanno ottenuto enormi contratti per produrre i presidi e i medicinali necessari, di cui ovviamente c’era scarsità, e su questo hanno realizzato grandi profitti. I governi hanno speso ingenti quantità di denaro, in molti casi senza una vera discussione democratica e ovviamente c’è stato chi ci ha guadagnato moltissimo. Ma certo questo non è il primo esempio di un comportamento simile da coloro che nella maggior parte dei casi sono stati eletti dai cittadini. Non è la prima né l’ultima volta, ne sono sicuro.
Con la guerra si fanno buoni affari, con le pandemie si fanno buoni affari, con l’agricoltura intensiva si fanno buoni affari, anche con la produzione di cianfrusaglie inutili si fanno buoni affari. L’obsolescenza programmata è anch’essa un ottimo affare, così come la schiavitù, lo sfruttamento, eccetera. Comunque la musica così come viene fatta dagli artisti dovrebbe essere almeno virtualmente libera. Artisti di vario genere hanno sofferto molto durante la pandemia, ma una cerchia ristretta è riuscita a trarre vantaggio anche da questo.
Il tempo può essere un guaritore, come dici in “Dark Light”?
Certo, il tempo può essere un guaritore… ma inevitabilmente sarà anche lui a portarci via tutti! Può guarirci, sebbene temporaneamente, se facciamo il lavoro interiore necessario per poterci trasformare, dando spazio alla guarigione. Più ci allontaniamo dalle cose che ci feriscono, e più probabilmente la sofferenza sarà minore. Però è anche vero che possiamo riaccendere un fuoco se soffiamo sulle braci… anche quelle che sembrano spente da tempo. Anche il trauma può portare a un’esplosione se lo alimentiamo.
Qualcuno ha scritto che “Philip Parfitt è un libro aperto con molti capitoli da scoprire”: Sei d’accordo? Stai già preparando nuovi capitoli?
Come la maggior parte delle persone, spero di essere molto di più di ciò che appare. Penso di avere una natura accessibile. Tuttavia – come dicevo a proposito della luce e dell’oscurità – sono socievole ma anche introverso. Posso pensare in modo profondo e agire in base all’istinto.
Scrivo continuamente, quindi spero di poter scrivere parecchi altri capitoli. Anche questo sarà il tempo a deciderlo.
Andrai in tour per presentare “Dark Light”? Ci sono possibilità di vederti tornare in Italia?
Sì, farò dei concerti e sicuramente anche in Italia: amo l’Italia. Mi piacerebbe fare concerti in luoghi inusuali come chiese, castelli, case private, musei, piccoli teatri… posti dove la gente va per ascoltare musica e sentirsi felice.
Che tipo di musica ascolti di solito?
Questa è una domanda difficile ma ascolto molti tipi di musica, nuova e ovviamente vecchia.
Alcune musiche molto antiche, poi musica etnica, spirituale, di avanguardia, rock e vari generi, alcuni periodi della classica, classica contemporanea come Arvo Part e anche Ennio Morricone, lounge, jazz, punk, hip hop, R’n’b degli anni ’60, musica classica indiana… Forse è più facile chiedermi cosa non ascolto! La musica manipolata di adesso, con quelle voci maschili o femminili super pulite ma sporche (sì!) di autotune, quella mi sembra proprio noiosa… ma comunque ognuno ha i suoi gusti.
Sei un lettore accanito? Cosa stai leggendo in questo periodo?
Sì, leggo moltissimo. In genere molte cose nello stesso tempo, di tanti generi diversi.
In questo momento sto leggendo i saggi di Aldous Huxley e la raccolta delle opere di Dylan Thomas. Mi piace immergermi nella poesia e nei libri sulle vite di personaggi che ho ammirato in un certo periodo.
Mi piacciono anche gli audiolibri, che ascolto quando cerco di dormire, in genere intorno alle 3 o alle 4 del mattino. Cose come Il Capitale di Marx, o le opere di Jung: teorie e temi complessi a notte fonda mi aiutano a rilassarmi. I miei sogni sono sempre molto vividi e mi danno moltissima ispirazione.
Intervista di Ludovica Valori