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ROCKTROTTER | Speciale Punkadeka Fest|Intervista The Chisel | 6-8-2024

The Chisel

ASCOLTA L'INTERVISTA

Eleonora Tagliafico ha intervistato Callum Graham dei Chisel in previsione del loro live al Punkadeka Festival che si terrà il 1 settembre al Circolo Magnolia a Segrate (MI) per i 25 anni del web magazine.

Per tutte le info sul festival: https://www.punkadeka.it

 

Quindi eccoci qui con Callum Graham dei Chisel. Ciao Callum, come stai?

Sto molto bene, grazie. Grazie per ospitarmi nel tuo programma.

Con i Chisel suonerete qui in Italia, a Milano, il primo settembre per il Punkadeka Festival, insieme agli UK Subs e a tante altre band punk italiane. Ma questa non è la prima volta che venite in Italia, vero?

No, no, abbiamo suonato a Bologna qualche tempo fa, qualche anno fa, non ricordo come si chiamava il festival, ma era con  i Giuda Da Roma. E recentemente abbiamo anche suonato con Dropkick Murphys a Milano. Ed è stata un’esperienza un po’ surreale. Era un luogo all’aperto enorme, e non ce lo aspettavamo per niente.

Punkadeka è un noto web magazine punk italiano. Cosa pensi del ruolo delle parole e della promozione nella musica e di questo genere musicale?

Penso che sia incredibilmente importante, ricordo specialmente quando mi stavo avvicinando al punk, all’hardcore e all’oi! e la gente faceva le proprie zine e le proprie interviste e metteva insieme webzine o fanzine e cose simili e si spargeva la voce; ed è incredibilmente importante anche come parte della comunità punk, per far andare avanti il tutto, perché dà quel senso di comunità. Quando le persone producono webzine e fanno recensioni lì dove forse i grandi giornali o le riviste non si avvicinerebbero. È bello che la comunità punk si faccia avanti con la propria versione.

Allora come sono nati i Chisel come band?

Charlie e Nick suonavano in una band chiamata Arms Race, band caduta nel dimenticatoio; io e Nick parlavamo sempre di fare una band insieme, io non avevo mai cantato in una band prima, non avevo mai fatto niente del genere, ho semplicemente detto “ok” ma non ci aspettavamo di fare nulla.
Io, Charlie e Nick siamo andati in una sala prove, abbiamo fatto due prove e poi abbiamo registrato subito il nostro primo EP. Quindi non avrebbe mai dovuto essere qualcosa di più grande di un 7 pollici, ma è iniziato tutto lì e poi non abbiamo suonato nessuno spettacolo per 18 mesi a causa del COVID.
Quindi abbiamo registrato solo tre EP e poi il primo LP. Quindi è cresciuto a dismisura. Abbiamo usato il COVID come momento per poter scrivere e registrare musica perché nel Regno Unito non si tenevano spettacoli.

Quale pensi che sia la differenza tra l’Oi delle origini e la cosiddetta nuova ondata di Oi!?

Penso che la nuova ondata di Oi, venga maggiormente da diverse influenze, ma allo stesso tempo ascolti le vecchie band Oi, ascolti gli Sham 69, non suonano come i 4- Skins, non suonano come i Cock Sparrer, erano tutti molto separati e molto diversi.
La vera differenza è che ora le persone sanno e hanno un’ immagine prestabilita di cosa è Oi! o cos’è punk e non c’è davvero, nella peggiore delle ipotesi,  quella forma di espressione perché tutti vogliono solo suonare all’interno di quella musica specifica.
Penso che non ci sia molta differenza.
Non lo so, a dire il vero, è qualcosa che accolgo con favore, sai, la nuova ondata di Oi!, ma non penso che ci sia qualcosa di troppo diverso.

Quindi quali sono le influenze dei Chisel?
A livello politico i Chisel sono una band molto di sinistra, quindi direi band come gli Angelic Upstarts e band del genere. Ma musicalmente prendiamo influenze da musica diversa, non solo dall’Oi!. C’è un sacco di roba come i 4 – Skins o i Business, ma anche più anarchica, come i Conflict,  The Exploited e anche gli UK Subs che hanno avuto un’enorme influenza su di me.
Quindi direi che proviamo a fare le nostre cose e proviamo a prendere le influenze per creare le nostre cose. Non vogliamo copiare le vecchie band, ma direi che sono influenze fondamentali per la band.

In che modo il luogo da cui provieni ha plasmato la tua musica? Parliamo dell’Inghilterra, ovviamente.

Ovviamente, è da dove viene l’Oi!, ma non direi che modella la mia comprensione della musica. Penso che il mio background proveniente dalla classe operaia sia ciò che modella il mio modo di essere, i miei testi, il modo in cui canto e cose del genere, che è lo stesso per le vecchie band Oi!.
Nel caso della Gran Bretagna, anche se possono esserci stili diversi, si può dire quando una band Oi! è britannica per via del dialetto, i testi e cose del genere.

Si, perchè i vostri testi affrontano questioni politiche e sociali. Quindi penso che l’Inghilterra sia una grande fonte per questo genere di cose.

Perché il Paese è fottuto. Ecco perché. Scusami per aver imprecato.

Puoi parlarci un po’ di più dell’ultimo album “What a fucking nightmare” ?

Una volta finito “Retaliation”, il primo album, non abbiamo più smesso di scrivere. Quindi per il nuovo album, ci è voluto forse un anno e mezzo per uscire, ma era solo una continuazione di “Retaliation”.
Ci sono 16 tracce; dopo “Retaliation”, non sapevo nemmeno cosa avrei scritto, ma ho finito per scrivere altre 16 canzoni, ed è abbastanza pazzesco.
C’è voluto molto lavoro e molto tempo, ma sono molto orgoglioso di quello che abbiamo fatto. Voglio dire, nell’album proviamo a toccare ciò che pensiamo sarebbe un incubo in diversi scenari. Quindi ci sono molti incubi politici lì dentro, ci sono molti incubi sociali, personali. “Bloodsucker” parla semplicemente di qualcuno che ti fa incazzare, “No Gimmicks” parla dell’incubo su un governo.
Quindi cerca di seguire una sorta di tema.

Sono curiosa, scrivi le canzoni pensando di eseguirle poi dal vivo? Quindi, quanto è coinvolto il vostro pubblico nel processo di scrittura?

Sarò onesto, per niente. Prima scrivo e poi mi preoccupo di quello. Mi piace rendere una canzone orecchiabile, quindi pensare che se la suono dal vivo, a qualcosa che mi piacerebbe vedere o ascoltare, è quello che provo a farlo, ma generalmente vado e basta.

Ora siete in tour e suonerete al Rebellion Fesival questo venerdì (3/8/24)

Ora sono ancora a casa ma venerdì suoneremo al Rebellion; vengo da Blackpool dove si trova il festival. Suoniamo sul palco principale del Rebellion, il che per me è una grandissima cosa perché vado a quel festival dalla fine degli anni ’90, da quando si chiamava Holidays in the Sun.

Cosa pensi dell’attuale scena punk, sia nel Regno Unito, ma anche a livello globale?

Penso, specialmente in Europa, che la scena punk e hardcore e Oi! sia fiorente. Ci sono così tante grandi band dall’Italia, come gli Spirito di Lupo da Milano e dai Paesi Baschi e anche a Barcellona e ci sono molte grandi band in giro per l’Europa.
Nel Regno Unito sta succedendo qualcosa, sempre più band stanno iniziando a farsi avanti. Ci vuole un po’ di tempo, ma stanno iniziando a riconquistare la scena che avevano prima. Ed è ed è bello da vedere. Ne sono molto orgoglioso. Ma è in generale l’Europa, come ho detto, l’Italia, i Paesi Baschi, la Francia e come la Spagna. Per quanto mi riguarda, questo è il picco dove è stato da molto tempo. È ottimo.

Penso che una della parti migliori  di questa scena, sia il il fatto che vai ai concerti delle altre band in modo da supportare la scena.
Ovviamente è la cosa migliore, voglio dire, devi sempre essere in grado di supportare la tua scena; possiamo andare in tournée per esempio in America, ma quando torniamo in Inghilterra andiamo sempre ai concerti locali o mettiamo su spettacoli e cose del genere, quindi è sempre bello ricambiare, sai che fa parte della scena, è il DIY.

Allora, quali sono alcuni dei tuoi momenti preferiti come band finora?

Direi che fare un tour con i GBH in America è stato grandioso.
Perché  i GBH sono una delle mie band preferite e poter suonare con loro lungo tutta la costa occidentale dell’America e poi in Texas e uscire con loro ogni giorno è stato una grossa cosa per me ed è stata una delle mie migliori esperienze.
Abbiamo anche fatto un tour nel Regno Unito con i Chats dall’Australia ed erano posti grandi, cose a cui non siamo abituati, tipo 5.000 persone a spettacolo ed è stato fantastico, semplicemente fantastico.
La cosa migliore di The Chisel è che ci sono un sacco di nuove esperienze, quindi possiamo suonare in spettacoli più piccoli ma a volte possiamo fare cose piuttosto pazze, di cui sono molto grato.

Qual è il futuro dei Chisel?

Rebellion tra due settimane, poi suoneremo a Badalona per il Beach Beer Chaos Fest. Poi torniamo per il festival a Milano, starò dal venerdì a lunedì, perché amo Milano, è come se facessi una piccola vacanza quando sono lì.
E poi andiamo in America, quindi faremo un intero tour negli Stati Uniti. Poi sarà Natale, quindi torniamo dalle nostre famiglie. E poi inizieremo il nuovo anno, magari scrivendo della nuova musica, non lo so ancora.

SCALETTA

The Chisel – Cry Your Eyes Out
Intervista a The Chisel
The Chisel – Nice to Meet You
Intervista a The Chisel
The Chisel – Retaliation

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