Riflessioni sulla democrazia e il caso Paragon
Lo spyware Paragon, prodotto dall’azienda israeliana Paragon Solution, è stato utilizzato per spiare almeno cinque persone in Italia: quattro attivisti ed un giornalista. Un utilizzo assolutamente improprio, al punto da convincere la Paragon ad interrompere l’accordo con l’Italia.
di Eugenio Fofi
Graphite è il software spia (spyware) venduto ai governi e ai servizi di intelligence USA e di paesi alleati. Sviluppato dalla israeliana Paragon Solution, il software sarebbe in grado di entrare in un dispositivo senza che il proprietario possa saperlo, senza clickare qualche link o tramite tecniche simili. In Italia sarebbero almeno 5 le persone spiate. Si tratta di Luca Casarini, attivista no-global e fondatore della ong italiana Mediterranea Savings Humans, che attualmente opera nel soccorso dei migranti in mare. Oltre a lui altri tre suoi collaboratori alla ong e Francesco Cancellato, il direttore di Fanpage.it. Queste persone sono state contattate da WhatsApp Support (l’assistenza ufficiale della chat di Meta), che li ha avvertiti che il loro dispositivo era stato “violato da un’operazione di spyware ad alto livello, attraverso l’uso di un software tra i più sofisticati al mondo”.
Come ha raccontato lo stesso Cancellato in un video (sul canale YouTube di Fanpage.it), il software sarebbe stato introdotto attraverso l’invio di un pdf, previo inserimento in un gruppo. Il software non deve aspettare l’apertura del file per iniziare a lavorare, basta il ricevimento: la doppia spunta grigia. È interessante, e a tratti inquietante, scoprire come siano state spiate persone che attivamente abbiano lavorato in ottica opposta a quella del governo. Chi sostenendo che le persone vadano prima salvate e poi valutate e chi rivelando le connessioni fasciste dei principali partiti al governo. E come tutto questo sia
contrario non solo ai principi democratici, e nel particolare giuridici italiani, ma anche dell’azienda stessa Paragon Solution, che dichiara come il software può essere venduto solo a governi e servizi di intelligence di 37 paesi, solo alcune tra le democrazie, e che possa essere utilizzato solo per contrastare fenomeni come “terrorismo” e “gravi minacce alle sicurezza interna di un paese”.
Sembra essere questo il motivo per cui Paragon Solution ha terminato l’accordo con l’Italia. A riportarlo è stato Il Guardian il 6 febbraio. La cosa peggiore è che il 5 di febbraio il governo aveva dichiarato che nessun giornalista e attivista era stato spiato
dai servizi di intelligence. È evidente come qualcosa non torni e qualsiasi sia la verità continuiamo a vedere giorno dopo giorno, come gli stati democratici che dovremmo prendere ad esempio di virtù, si comportino esattamente come gli altri.
Utilizzando la giustizia a proprio piacere, scegliendo quali siano i “veri” migranti e quali no, inviando armi e munizioni a sostegno di operazioni militari che dovrebbero interrompere, imprigionando persone per anni in carceri ad hoc senza neanche dirgli il perché, cercando di silenziare in ogni modo chi racconta i fatti e, oggi, spiando giornalisti e attivisti. E con tutto questo ci continuiamo a chiedere, quali siano le differenze tra i nostri stati democratici e gli altri non-democratici.