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L’importanza di chiamarsi Gustavo

L’importanza di chiamarsi Gustavo

Ovvero Gustavo Tagliaferri raccontato da Gustavo Tagliaferri.

 

Personaggio mitico e mitologico dell’Underground romano metà uomo metà palco.

Instancabile ascoltatore scrittore recensore ma soprattutto spettatore attivo di concerti live e spettacoli in genere. E visto che lui ha tanto scritto di altri artisti e performer taggando con precisione certosina nei suoi report anche chi faceva solo parte del pubblico (se non sei mai stato taggato da Tagliaferri non sei nessuno; vedi il gruppo FB Scoprire chi c’era al concerto di ieri dalle tag di Gustavo Tagliaferri) oggi sono io che finalmente voglio scrivere di lui: Gustavo Tagliaferri

 

Decido quindi di contattarlo e di proporgli questa intervista; Lui con la sua inconfondibile gentilezza e disponibilità accetta e risponde alle mie domande. Ecco cosa ne è venuto fuori:

M: Allora, come nasce Gustavo Tagliaferri? Da dove ha origine la tua smisurata passione per la musica e l’arte in generale, qual è il tuo background, quali i tuoi punti di riferimento (dischi, film, libri etc..)..?

G: Fermo restando che, e qui lo dico una volta per tutte ai pochi che si sono posti l’interrogativo, io faccio davvero di nome e cognome Gustavo Tagliaferri e se usassi pseudonimi certamente propenderei, anche se in sporadiche situazioni, verso qualcosa di più astratto, magari pure criptico, direi che la mia è una passione che nasce in primis dal fatto di essere cresciuto in una famiglia di artisti. Mia nonna era cantante lirica, mio nonno violinista e trombettista, mio bisnonno materno prima tromba del Teatro San Carlo di Napoli, mia madre attrice e cantante e dulcis in fundo mio padre speaker radiofonico e musicista. Sarà il DNA, sarà un caso, ma tutti questi fattori hanno contribuito a sviluppare in me una certa curiosità in ambito musicale, ma anche cinematografico ed in generale artistico: per quel che riguarda soprattutto la prima parte sono passato dalle audiocassette ai vinili paterni, alcuni dei quali venivano riversati proprio su audiocassetta, penso a “Fujente” di Enzo Gragnaniello, a “Old Rottenhat” di Robert Wyatt od a buona parte della discografia di Ivano Fossati, e nel giro di poco sono passato ai CD.

Il resto, a suo modo, è storia, dal momento che ogni periodo della mia vita prima del raggiungimento dei 18 anni ha avuto a che fare con nuovi innamoramenti ed un graduale sviluppo di una mentalità libera da condizionamenti: sono nato ascoltando i Beatles, poi me la sono vista con Vasco Rossi, Luca Carboni e Stadio, per non dire la Bologna degli anni ‘80 in generale, passando per Gianna Nannini, Teresa De Sio e Loredana Berté nel loro periodo maggiormente ferreo, giusto perché parlavo di vinili paterni, e successivamente è stato un continuo zig-zag tra Bluvertigo, Subsonica, Franco Battiato, Pink Floyd, Elio e le Storie Tese, System Of A Down, Nine Inch Nails, Pantera, Megadeth, Frank Zappa, lo stesso Robert Wyatt ed in generale il movimento di Canterbury, Mercury Rev, Morphine, Slint, Everything But The Girl, Einsturzende Neubauten, Cocteau Twins e la dimensione della 4AD, fino ai giorni nostri in cui favello con XTC, My Bloody Valentine, Beastie Boys, Grace Jones, Eyehategod, persino Christina Aguilera, P!nk ed Adele, ma anche con Catherine Wheel, Adorable ed Associates, giusto per fare un esempio di un paio di nomi con i quali sono alle prese ultimamente, quando non mi occupo delle uscite più recenti. Non veniamo poi a parlare delle tante realtà emerse in Italia, tutt’altro che relegabili al solo concetto di “indie”, per quel che può significare adesso, perché farei certamente notte.

Cinematograficamente parlando mi ha segnato molto la comicità di Totò e con il tempo mi sono innamorato della fervidità da toscanacci tipica del primo Roberto Benigni, ma soprattutto di Francesco Nuti e di Alessandro Benvenuti (“Belle Al Bar” è uno dei miei film preferiti di sempre), ma non solo: posso tranquillamente dire che mi abbiano dato molto anche l’horror di John Carpenter, Wes Craven, Tobe Hooper e Brian Yuzna, se non pellicole più impegnate come “Talk Radio” di Oliver Stone, disturbanti come “Tetsuo – The Iron Man” di Shinya Tsukamoto e “Begotten” di E. Elias Merhige, o con evidenti tendenze erotiche di cui si fregiano “Basic Instinct” di Paul Verhoeven e “Bound – Torbido Inganno” delle sorelle Wachowski, per non parlare di quella che io considero una possibile ed ideale trilogia, “Le Streghe Di Eastwick”, “La Morte Ti Fa Bella” ed “Il Club Delle Prime Mogli”.

Tuttavia ritagliarsi il tempo per dedicarsi a tutte queste cose a tempo pieno non è facile ed anche per questo motivo a malincuore devo dirti che non ho eguale cultura per quel che riguarda i libri, eppure sono interessato lo stesso all’argomento avendo molti amici che operano nel settore e nutrendo molto interesse per le tante ramificazioni della lingua italiana. Questo è già un passo importante che potrebbe portarmi nel tempo a fare di più.

Ritratto di Matteo Casilli, per il progetto #musician

 

M: Cosa significa essere Gustavo Tagliaferri?

G: In primis essere consapevoli di come semplicemente basandosi su un approccio spontaneo, tutt’altro che artefatto, quindi risultando se stessi, nei pregi e nei difetti che si hanno, senza mai vantarsi troppo (qualcuno anni fa parlava dei cosiddetti “poser”…) di ciò che si ha o si fa e cercando di mantenere un giusto equilibrio inerente a condivisione e confronto, si possa ancora guadagnare più di qualcosa ed al contempo guadagnare qualcosa per sé. Una continua lezione da apprendere di concerto in concerto.
Ma in particolare la scelta di non cedere al desiderio di parlare solo ed esclusivamente di ciò che è mera immagine, tipo adesso che, a furia di parlare di trap, di Gazzelle e Signorini vari senza neanche focalizzarsi sul succo di tutto, ovvero la musica, ti viene da rimpiangere i tempi in cui dicevano, quando ad andare di più tra i giovani erano I Cani (oro puro a confronto e non lo dico solo perché ho sempre preferito loro ai suddetti), che l’indie italiano facesse pena…

Foto di Tamara Casula

 

M: Tu sei uno stakanovista dei live: come riesci a districarti nel tentacolare mondo delle serate romane e come fai a scegliere quando nella stessa serata c’è davvero l’imbarazzo della scelta?

 

Ah, beh! Per muovermi non ho altra via se non quella dei mezzi pubblici, nella maggior parte dei casi i tram, non disponendo di macchina, ma forse è meglio così viste le tante spese da effettuare. Scegliere è difficile, se non impossibile, specialmente quando due eventi di alta caratura si trovano in quartieri differenti, e l’unica cosa che posso fare è “passare di qui” sul presto, prima delle 21.00 magari, per comprare comunque una copia del CD della band o del cantante incriminato e lasciare a proprio modo un segno della propria presenza. Ne esistono di giornalisti che ogni tanto si muovono così, per fortuna e purtroppo. Ma se sono cinque o sei eventi a cui non puoi rinunciare la reazione può essere equiparabile a quando ti arrivano una valanga di coltellate dietro la schiena: comunque vada da una parte godi, dall’altra muori chiedendoti quando mai si ripeteranno certe occasioni.

 

M: Sei un personaggio popolare: tutti ti conoscono, su FB c’è persino il gruppo dedicato (Scoprire chi c’era al concerto di ieri dalle tag di Gustavo Tagliaferri NDR), vieni ospitato a serate, a fare presentazioni, a partecipare a videoclip: raccontaci un po’ questa vita da icona PoP😊

 

G: Tutti o quasi, visto che a volte quando voglio contattare qualcuno non ancora tra i miei contatti, guarda caso anche dei residenti a Roma, non ricevo risposta alcuna, per non dire che questa rischia di essere prevista quando tirerò le cuoia (spero molto tardi), oppure magari semplicemente c’è gente, che sottolineo peraltro non appartenere all’odierno giro “indie” in maggior parte, che non ha il coraggio di dire che prova disprezzo nei miei confronti, ma alla fine ci sono abituato!

A dare il La a tutto comunque è stata la mia scelta, nel maggio 2012, dopo anni di mera comunicazione tramite i social, di rompere definitivamente il silenzio e la vita sedentaria di cui sono stato schiavo perché intimorito dalla possibilità di perdermi troppo in giro, e così ho cominciato ad andare in giro per i vari locali, anche con l’intenzione di conoscere meglio quella che, nonostante tutto, nonostante l’imbarbarimento di diversi suoi abitanti e nonostante l’orribile faccia del potere ormai nota ai più, resta la mia città: allora erano ancora in corso a Le Mura, mia prima ubicazione, le serate della rassegna Heroes, che vedeva tra i principali organizzatori gli amici Luminal, che abbraccio calorosamente, e che per un po’ mi ha visto come intervistatore principale dei gruppi residenti, quando ancora scrivevo per Mag-Music (per la cronaca, il materiale venuto fuori non è andato affatto perduto, cercate su tivoo.it!). Passo dopo passo sono giunto al Circolo Degli Artisti, che ancora viveva di vita propria, ad indimenticabili rassegne come il SuperSanto’s di Piazzale del Verano ed il Pigneto Spazio Aperto del Parco del Torrione, quest’ultima l’occasione che mi ha portato man mano a stringere amicizia con la corrente di Roma Est, Fanfulla 5/a (fu Forte Fanfulla), Dal Verme, 30Formiche, insomma, quella che ha visto crescere l’amato / odiato Calcutta, fino ad Eutropia, a Città Dell’Altra Economia, occasione vissuta per due anni e che ancora oggi rimpiango non poco, tra le tante felici esperienze vissute (2015 in primis, con Einsturzende Neubauten e George Clinton and Parliament Funkadelic, ma anche le risate che mi sono fatto con “Inutilmente Figa” di una professionista ed amica come Elda Alvigini). Poi, vabbè, c’è il Contestaccio, attualmente tornato a vivere con il ritorno di Lello, c’è stata la parentesi con il Quirinetta trascorsa con molto piacere prima che venisse chiuso per lavori interni, ed ora stanno dando il meglio progetti come quelli inerenti a realtà quali ‘na cosetta, Sparwasser, EVOL Club e Largo Venue, anche se tutte inserite in contesti differenti, essendo un bistrot, un circolo ARCI e solo due locali a tutti gli effetti.
La pagina che citi a suo modo è un piccolo miracolo: in gennaio 2015 un amico ora residente nei Paesi Bassi, che in questo momento non ricordo se allora lavorasse ancora in ambito radiofonico o ne fosse uscito da qualche mese, il giorno dopo una serata svoltasi all’INIT comprendente il concerto dei Fine Before You Came in acustico, con ospite Matteo Bennici al violoncello, ha avuto la bella pensata dopo l’ennesimo mio post notturno dove narro ciò che ho visto di quel momento taggando attraverso Facebook le persone che ci sono state di aprire una pagina a me dedicata, una pagina che ho approfittato per trasformare nella seconda metà dell’anno in un vero e proprio vademecum degli eventi capitolini degni di rilievo, districandomi di locale in locale e non disdegnando neanche, come sopra, un po’ di cinema, quando capita, e soprattutto un’altra delle mie passioni sviluppatasi dal 2013, il burlesque: dapprima da quando ho fatto amicizia con un paio di performers entrate ormai tra le maggiormente rinomate dello stivale, Grace Hall e Candy Rose, poi grazie a Fiammetta Alexander, allora ancora Miss Vampfire, e Giuditta Sin, che con la loro splendida creatura chiamata Burlesque Riot, anche solo per poco tempo in quell’aprile del 2015 (ancora non usufruivo occasionalmente di taxi per tornare a casa e me ne dolgo), mi hanno immediatamente catturato e fatto loro, tanto da aver finalmente goduto di ogni secondo delle edizioni successive svoltesi fino ad oggi, e di lì a poco frequentando un paio di serate al Club Epoque, seconda casa del Micca Club successivamente alla chiusura della sede in Via Pietro Micca e prima del trasferimento in quel del Salone Margherita, ed immischiandomi ogni tanto in quel bugigattolo di splendore che è da meno di due anni La Conventicola Degli Ultramoderni, covo dietro cui si celano quel mattatore inimitabile che è il Sior Mirkaccio Dettori ed una delle costumiste per eccellenza della città, Madame de Freitas. Tutte peculiarità che hanno contribuito a sviluppare un altro amore ai più assai noto, quello per la femminilità, per le donne in quanto donne, le donne “di qualunque sesso esse siano” (cit.), dal momento che da buon sensibile romantico rigetto la tendenza, tipica soprattutto del maschio alfa odierno, a ghettizzare coloro che non seguono modelli univoci magari adoperando violenza verbale o comunque cercando di far ridere e non sempre riuscendoci, per non dire mai. Sì, sono un no gender e sono felice di esserlo, basterebbe un po’ di lettura di questioni anatomiche per capirlo e mandare a quel paese ogni minima traccia di timore, chi vive le serate di U-Kabarett al 30Formiche e ha partecipato all’Hacker Porn Film Festival tra KiNO, Sparwasser e, appunto, 30Formiche in questi ultimi due anni mi potrà capire non poco.

Per quanto riguarda le ospitate (ricordo le vecchie serate di La Solita Menata Indie al Pigneto e sopratutto Kermesse Bigazzi, rassegna del Fanfulla 5/a dedicata a Giancarlo Bigazzi ed alle tante realtà che lo hanno visto protagonista, lì mi sono esibito declamando, oltre che fischiettandone la melodia, “38 Luglio” degli Squallor e ancora rimpiango il fatto che nessuno abbia fatto alcun video della performance), le presentazioni ed i videoclip non c’è altro responsabile se non Filippo De Lisa, alias Filippo Dr. Panico, nella vita fonico di ‘na cosetta ed al contempo un personaggio un po’ fuori contesto intento a dar luogo a poesie ed a canzoni che in più casi ho apprezzato non poco, e sì che il nuovo disco, “Rovinare Tutto”, lo devo ancora sentire: le esperienze di “Ogni Volta Che Te Ne Vai” e “Se Bruciasse La Città” le porto ancora nel cuore con molto piacere, sia perché mi hanno visto alle prese con ruoli insoliti che perché mi hanno permesso di comprovare certi miei interessi contrapponendomi strenuamente ad una certa piattezza tipica anche di certi copioni odierni, e chi ha visto il video del primo brano e ha assistito alle selezioni musicali da me effettuate (avevo appresso “Marquee Moon” dei Television, “The Hurting” dei Tears For Fears, “Fire” degli Electric Six e “Non C’è Gusto In Italia Ad Essere Intelligenti”, rarissimo in CD – vedere le quotazioni soprattutto su Discogs per rendersene conto -, degli Skiantos, giusto per fare un paio di nomi) prima delle relative riprese del periodo lo sa più che bene.

Insomma, essere diventati, che lo si volesse o meno, un’icona pop di un pezzo di stivale è una constatazione con la quale convivere felicemente, della quale sorriderne ma senza comunque mai montarsi troppo la testa. Sono pur sempre, ricollegandomi alla seconda domanda, un ragazzo mosso dalla curiosità, prerogativa che dovrebbe essere tipica di un po’ tutti e che se non esistesse renderebbe questo paese completamente povero in tutti gli ambiti.

 

M: A proposito di Facebook, sulla tua descrizione profilo leggiamo: Noise gigoló, animo sonoro da coppia aperta,libertino scevro al sedicente contemporaneo..in poche parole?

G: Io la descrizione la cambio quando maggiormente me la sento, potrei tenerne una per un breve periodo ed un’altra un po’ più a lungo, ma attualmente direi che opto per quanto giustamente riporti. Per noise gigolò è evidente il richiamo sia alla mia passione per la musica noise che per tutte quelle sonorità che fanno del rumore ideale spunto di partenza per qualcosa di interessante, ma anche la citazione rivolta a Louis Prima e alla sua “Just A Gigolò” unita a “I Ain’t Got Nobody” e, come sopra, il mio essere molto passionale con le donne. Viene pertanto di conseguenza il concetto di animo sonoro da coppia aperta, visto che purtroppo non riesco ad amare una donna e basta, e dulcis in fundo si aggiunge la scelta di considerarsi un libertino scevro al sedicente contemporaneo, profilo in cui risulta più che evidente il tentativo di scrivere ancora qualcosa che possa realmente essere degno di essere considerato tale e di non cedere per forza a ciò che si sa per certo portare clicks a iosa ma al cobtenpo un contenuto tendente allo zero assoluto.

M: Ci consigli 3 dischi da ascoltare quest’estate e 3 eventi a cui partecipare?

G: Contano anche se usciti prima dell’estate? Posso tranquillamente dirti che l’ultimo disco degli Spiritual Front, “Amour Braque”, è straordinario, lo attendevo da tempo e Simone Salvatori, che considero uno dei maggiormente degni di nota in Italia da anni, non mi ha deluso affatto. Di altrettanto interesse sono anche “Fantasma” degli ARTO e “Panorama” di Anna Viganò, in arte Verano, ma anche l’ultimo di Motta, “Vivere O Morire”, non è affatto male, uno dei pochi nomi attualmente di spicco, e tra questi includo anche Cosmo, che mi convincono davvero, e vorrei ascoltarmi il prima possibile le ultime uscite di Autechre e Janelle Monae (cantante pop che fino ad un paio di mesi fa non conoscevo per niente e male ho fatto a rimanerne fuori) e magari pure approcciarmi a Ryley Walker, che mi incuriosisce altrettanto. Per gli eventi a naso direi il 28 giugno The Dream Syndicate al Monk, il cui ultimo lavoro in studio per quanto ho avuto modo di ascoltare merita davvero tanto, un ritorno in scena pienamente sentito ed animato dalla voglia di dire ancora qualcosa, che se la gioca con “American Dream” di LCD Soundsystem qualitativamente parlando. Ma anche i Ministry, imprescindibile pezzo storico dell’industrial metal sviluppatosi dagli anni ‘80 fino ad oggi, il 1 agosto all’interno della rassegna Villa Ada Incontra Il Mondo non sono da meno, ed analogamente l’accoppiata made in 42Records Colapesce-Andrea Laszlo De Simone il 30 luglio, sempre a Villa Ada. Tuttavia sono date che non credo mi vedranno facilmente in sede se non riesco a trovare i giusti passaggi, mi piacerebbe molto riuscire a presenziarci, altrimenti dovrò accontentarmi delle comunque belle cose che stanno venendo fuori sia con il giardino del Monk, vedesi il live di Machweo martedì 19, che con la rassegna estiva di ‘na cosetta al Largo, che verrà inaugurata da venerdì 15, fino ad un paio di eventi alla Rigatteria da luglio in poi, in collaborazione con lo Sparwasser, Eleonora Magnifico sabato 7 e Paolo Benvegnù e Nicholas Ciuferri con “I Racconti Delle Nebbie” il 20…potrei mai non farci un pensierino, soprattutto nel caso della prima, e sì che Paolo è e sarà sempre un amico caro?

 

M: Quali situazioni attualmente a Roma ti sembrano particolarmente valide e quali hanno le potenzialità per migliorare?

G: Di realtà ne frequento molte, almeno quelle che posso considerare raggiungibili visti i miei limiti a livello di mezzi pubblici, ed in linea di massima hanno tutte i loro pro ed i loro contro, essendoci sempre tanto ottimo materiale tra le proposte effettuate. Basandomi su ciò che ha resistito ad un passare del tempo fatto di chiusure forzate e chiusure imposte (leggi: sgomberi) posso tranquillamente dire che se ognuna di queste estendesse un po’ di più le proposte permettendo a determinati artisti non necessariamente al centro dell’attenzione, sia di massa o tendente ad essa, di farsi sentire anche fuori dai loro principali obiettivi, se ne trarrebbe beneficio. Capisco perfettamente che di proposte ne arrivino tonnellate nelle loro caselle virtuali e che ognuno abbia il proprio pubblico che non si può mai sapere che faccia possa fare dinanzi a certi artisti, ma va detto che ogni tanto sbilanciarsi non fa male, anzi, fa la differenza e nobilita l’odierna Roma sonora zittendo una volta certe voci. Detto ciò, ‘na cosetta ha proposto delle realtà molto valide tra un’ordinazione e l’altra, il Largo, a mesi dalla sua nascita, è a tutti gli effetti l’ideale alternativa al Circolo Degli Artisti e sta pian piano tirando fuori gli artigli, l’EVOL, nato dalle ceneri dell’INIT, continua alla grande il percorso degli originali ideatori anche mantenendo ottimi orari e vedo nello Sparwasser perenni miglioramenti a livello di organizzazione. Analoghi miglioramenti, da quando si è ripresentato Lello, li vedo di nuovo nel Contestaccio: tornare alle origini certe volte fa solo bene, mentre se dovessimo spostare i riflettori sulle rassegne estive, vedesi la precedente domanda, posso dire che sulla base del recente programma in quanto a proposte nostrane Rock In Roma non ne ha imbroccata quasi nessuna…a parte Caparezza, lui sì che fa la differenza rispetto ad altri.

 

M: Tu “Fai cose vedi gente” ..ci racconti un pò quello che stai facendo attualmente e i tuoi progetti per il futuro?

G: I dischi, come sarà intuibile ai più, non te li regalano e basta, né tantomeno ameresti tu in quanto spettatore, recensore, comunque parte del “giro”, chiamiamolo così, rimanere nella sola ottica del regalo per stima, è pur sempre il lavoro di artisti che sostieni con il cuore. Tuttavia è chiaro come per evitare che su di essi possa capeggiare la scritta “Sold Out” e ritrovarmi a cercare su eBay e Discogs, se non nei social, qualcuno che non è intenzionato a speculare sopra qualche copia che gli capita a tiro, perché purtroppo gente simile esiste, esce dalle fottute pareti, come si diceva in quel film, io debba trovare qualche ulteriore modalità di guadagno ed in questo da più di cinque anni il mercato di Porta Portese, unito alla partecipazione a vari appuntamenti di Roma Vinyl Village che solitamente hanno luogo a Città Dell’Altra Economia, mi ha dato una forte mano, specie se ad esso si sono uniti i video che ogni tanto faccio su YouTube con l’amico marchese Fulvio Abbate, ideatore di Teledurruti, che mi vedono alle prese con vari vinili di artisti che seguo o che sto cominciando a seguire con interesse. Vi dico subito a tal proposito che prima o poi torneremo con cotanta rubrica, eh!

Tuttavia chi non smetterò mai di ringraziare per avermi un po’ cambiato la vita, non a caso dopo averlo incontrato alla mia amata Conventicola Degli Ultramoderni, è nientemeno che Renzo Arbore, che nel novembre dell’anno passato è subito rimasto colpito dal mio modo di fare e di essere e mi ha scritturato tra i figuranti del trentennale del suo “Indietro Tutta”, andato in onda un mese dopo in prima serata in RAI, tanto da essere stato inquadrato nel corso di “Grazie Dei Fiori Bis”, assieme a quell’altro gran mattatore che è Nino Frassica. Da lì in poi è stato un continuo passare tra un programma e l’altro della RAI che mi ha fornito la giusta energia per affrontare gli eventi musicali e non passati, presenti e futuri, oltre ad avermi portato ad acquistare un botto di chicche, nell’epoca in cui i muri origlianti fanno a gara a chi prende prima questo o quel CD.
Tra i miei progetti futuri includo per certo quello di migliorarmi quotidianamente per quanto concerne il rapporto con i più, la ricerca di dischi e magari pure l’inserimento in qualche progetto all’interno di realtà radiofoniche se non televisive, ma soprattutto ho voglia di sviluppare con un andamento costante le serate di Dacce ‘n Taglio, format nato in quel del Pigneto di cui già si sono svolte tre serate, la prima con Cronaca e Preghiera e Psicosi Di Massa, la seconda con Your 33 Black Angels e We Melt Chocolate e l’ultima con i soli ElleBorN meno di un mese fa allo Sparwasser visto che purtroppo i La Polvere stavano male. Ho già molte idee proposte a chi di dovere e devo riuscire a renderle realtà.

Non ti nascondo che sarei disposto anche a partecipare a qualche progetto di natura hard…

Frammento del videoclip di “Ogni Volta Che Te Ne Vai”, di Filippo Dr.Panico De Lisa (regia di Leonardo Birindelli).

M:.. A proposito di HARD.. Dicci Gustavo, Valentina Nappi .. è simpatica?:)

 

G: Non sarà festosa come lo sono io dopo poco tempo che si comincia ad intavolare una discussione ma…assolutamente sì. Nel corso della serata trascorsa al Blue Moon lo scorso venerdì durante la presentazione di “ISVN – Io Sono Valentina Nappi” con Monica Stambrini e la stessa Nappi ho avuto a che fare, malgrado la mia timidezza, con una persona disponibile al confronto, conscia di non essere affatto il volto della verità assoluta ed a sua volta slegata da ogni assolutismo, insomma, una persona che fa il suo lavoro seriamente malgrado non sempre ci ritroviamo per quel che riguarda diverse disquisizioni di natura sociale. Di questi tempi preferisco avere lei come amica, o comunque esserne un più che buon conoscente, anziché ritrovarmi con qualcuno che improvvisamente, senza neanche sentirsi con me prima, decide di pugnalarmi alle spalle, o peggio ancora entrare nel giro della Lucarelli, di Cruciani e di tutti questi individui che a livello mediatico riflettono un solo volto, che quello del trash, del gossip fino alla morte, del voler sbattere in faccia qualcosa che al contrario costituisce uno specchio riflesso, qualcosa che si sublima a sua volta nella psiche di coloro che lamentandosi dell’assenza di cultura hanno passato anni a dare dell’”oca senza cervello” alla soubrette di turno in RAI o Mediaset ed ora sono diventati parte del “cambiamento” che cambiamento non è, e non parlo solo dell’attuale governo. Tutto ciò mi rimanda solo alla “Società Dell’Orrore” di cui non a caso, dietro una telecamera, parlava meticolosamente Brian Yuzna. Ad essa va solo il mio no, grazie.

Gustavo Tagliaferri&Valentina Nappi

 

Ringrazio Gustavo per questa interessantissima chiacchierata. Vi aspetto su questi schermi per nuove entusiasmanti conoscenze.

Maya A.

Pubblicato il: 11/06/2018 da Redazione Radio Città Aperta