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Recensione Gogol Bordello ORION ARENA @ VILLA ADA 19/07/2018

Recensione Gogol Bordello ORION ARENA @ VILLA ADA 19/07/2018

Gogol Bordello

ORION ARENA @ VILLA ADA

Giovedì 19 luglio |2018

Villa Ada in festa.
Attraversando il lungo viale si è subito rapiti da un panorama mozzafiato con le luci che dipingono i contorni di un lago incantato dal quale sembrano emergere racconti fiabeschi e magici di Draghi, principesse e cavalieri.
Nella zona del D’ADA Park per la rassegna “Concerti al tramonto” ci accolgono I CUT, una rock band bolognese, nata nel 1996. Creatori di una delle piú importanti etichette indipendenti italiane, la “Gamma Pop”, si sesibiscono in un postpunk piuttosto energico.

Spostandosi nella zona concerti occorre attendere qualche minuto e I membri dei Gogol Bordello entrano sul palco uno ad uno.
Per ultimo Eugene Hütz.

Un tripudio di applausi lo saluta. Immediatamente si scatena e ci scatena.
Dai draghi e le principesse agli zingari.
Formatosi in un quartiere di New York nel 1993, la band è conosciuota per i loro spettacoli frenetici e teatrali. I brani traggono ispirazione dalla musica tzigana, visto che la maggior parte dei componenti è immigrata dall’Europa orientale. Lo stesso leader Eugene Hütz, proviene dall’Ucraina, che ha abbandonato nel 1986 a causa del disastro di Chernobyl, per trasferisi nella città statunintense. Ispirati al drammaturgo russo Nikolai Gogol, l’ideologia dietro al progetto Gogol Bordello è chiramanete surrelista, come dimostrano gli spettacoli, fatti di irrazionalità e di sogno.

Una decina di elementi tra tastiere, percussioni, fiati, corde, archi e voci.

Un’orchestra che fonde teste e generi diversi. Un’esplosione di suoni tra il rock, il punk, lo ska, la balcan Music. Gipsy rock sembra la definizione migliore ma non serve a rendere completamente l’ubriacatura di note che i Gogol Bordello diffondono sul palco romano. Il violino gitano racconta di storie di notte, attorno a un fuoco, fatte di amore, di vino, di guai e di vita.
Eugene Hütz grandissimo performer. Noto soprattutto per il suo estro, la creatività e ovviamente l’energia che gli derivano dal fuoco sacro della musica.

Bacco, tabacco e Venere.
La scritta “Seekers And Finders” sovrasta sullo schermo con due mani che si intrecciano.

Perché la musica è integrazione e unisce tutte le razze. Un messaggio quanto mai attuale.
Sconvolgimento e delirio, il pubblico balla dall’inizio alla fine.

Un rituale dissacrante, irriverente, quasi orgiastico. Senza dubbio catartico, dall’apollineo al dionisiaco.

La furia si interrompe e una bella “Redemption song” riporta la pace e la speranza.

Liliana Montereale

Pubblicato il: 20/07/2018 da Redazione Radio Città Aperta