L’anniversario della battaglia di Canne, Annibale e gli Almamegretta
di Karol Lapadula
Oggi ricorre l’anniversario della battaglia di Canne: il 2 agosto del 216 a.C. Annibale sconfisse i Romani distruggendone quasi completamente l’esercito. Roma poi ebbe modo di ribaltare l’esito della guerra, ma resta il ricordo dell’impresa compiuta dal mitico condottiero africano, definito da Theodor Mommsen “il più grande generale dell’antichità“, che giunse in Italia passando dalle Alpi con qualche decina di migliaia di soldati e 37 elefanti.
La battaglia di Canne del 2 agosto del 216 a.C. è stata una delle principali della seconda guerra punica, ed ebbe luogo in prossimità della città di Canne nell’attuale Puglia. L’esercito di Cartagine, comandato con estrema abilità da Annibale, accerchiò e distrusse quasi per intero un esercito numericamente superiore della Repubblica romana guidato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone. È considerata come una delle più grandi manovre tattiche della storia militare e, in termini di caduti in combattimento, una delle più pesanti sconfitte di Roma, seconda solo alla battaglia di Arausio.
Riorganizzatisi dopo le precedenti sconfitte della battaglia della Trebbia (218 a.C.) e del Lago Trasimeno (217 a.C.), i Romani decisero di affrontare Annibale a Canne, con circa 86 000 tra Romani e truppe alleate. I Romani ammassarono la loro fanteria pesante in una formazione più serrata del solito, mentre Annibale utilizzò la tattica militare dell’aggiramento, che funziona piu’ o meno in questo modo: mentre una parte delle forze impegna frontalmente il nemico, un’altra aliquota opera sui fianchi (sulle ali) per prendere il nemico sul rovescio. L’aggiramento può avvenire su entrambe le ali, in quest’ultimo caso la manovra è indicata come manovra a tenaglia.
Questa manovra risultò così efficace che l’esercito romano fu annientato come forza di combattimento. A seguito della battaglia di Canne, la città di Capua, un tempo alleata di Roma, e altre città stato, cambiarono alleanza schierandosi con Cartagine.
Annibale è il protagonista indiscusso della seconda guerra punica. Un comandante geniale, uno stratega in grado di tenere testa alle forze romane per diciassette anni. Nel 221 a.C., a soli venticinque anni, è al comando dell’esercito cartaginese. Il suo successo è senz’altro legato alla forza della cavalleria, agile e veloce, sempre pronta ad attaccare e ad accerchiare il nemico. Di Annibale, il nemico più temibile di Roma, Tito Livio delinea, nel XXI libro dell’Ab Urbe Condita, un ritratto eccezionale. D’altra parte, come lo stesso Livio specifica, nel comandante cartaginese si annidano tutti i tratti di una personalità davvero eccezionale, straordinaria: intelligente e scaltro, audace, impavido di fronte ai pericoli, abile tessitore di agguati, esperto nell’arte dell’inganno, eccellente sia nella virtù sia nel vizio, infaticabile e onnipresente stratega, comandante e soldato in mezzo ai suoi soldati.
La tragica impresa del generale cartaginese che portò con sé gli elefanti sulle Alpi e sconfisse i romani sul fiume Trebbia.
Il grande generale cartaginese Annibale raggiunse le Alpi nel 218 a. C. provenendo dalla Spagna. Le sue truppe (circa 26 mila uomini, dei 100 mila partiti), impiegarono due settimane per valicare le montagne, durante il mese di ottobre, prima di invadere l’Italia con 37 elefanti da battaglia al seguito. La traversata fu terribile e il generale perse sui passi alpini quasi la metà del suo già decimato esercito. Gli elefanti erano stati domati per la prima volta e usati a scopo bellico dai Numidi . Quelli di Annibale erano i Loxodonta africana cyclotis , che raggiungono i 2,3 metri di altezza, ossia un po’ meno alti degli elefanti africani che vivono nella savana.
L’arma segreta
Ai tempi di Annibale la specie degli elefanti Loxodonta africana cyclotis viveva anche sulle alture dell’Atlante (Africa settentrionale) e fu un’arma segreta tremenda e decisiva, che però venne usata in battaglia contro i Romani una sola volta, sul fiume Trebbia nel dicembre del 218 a. C.. I primi a usare gli elefanti in battaglia erano state le popolazioni dell’India seguite, nel IV secolo a. C., dall’esercito di Alessandro Magno . Tutti questi, però, avevano impiegato elefanti asiatici, più piccoli e facili da domare rispetto alla specie africana.
Elefanti in montagna
Nella lunga marcia verso l’Italia dopo aver attraversato, terrorizzati, il fiume Rodano su zattere di fortuna e avere affrontato gli impervi passi alpini, gli elefanti morirono uno dopo l’altro dopo aver raggiunta la pianura Padana . Infatti, solo uno dei poveri elefanti di Annibale sopravvisse alla battaglia vinta dai cartaginesi sul fiume Trebbia , nel dicembre del 218 a. C. e, soprattutto, al rigido inverno dell’Italia settentrionale.
Figli di Annibale degli Almamegretta
La canzone è presente in Animamigrante, primo album in studio degli Almamegretta, pubblicato nel 1993, etichetta Anagrumba / Compagnia Nuove Indye – CNI Music / BMG.
Lo stile del disco è arabeggiante e ipnotico, un misto di elettronica e afro/dub/reggae impregnati dell’aria che si respira nei vicoli di Napoli.
I testi delle canzoni, in dialetto napoletano, manifestano attenzione verso varie tematiche, in primis l’aspetto multiculturale della società, la guerra, il sociale e i problemi del Sud.
Ecco la traccia Figli di Annibale caricata su YouTube:
Testo di Figli di Annibale
Annibale, grande generale nero
Con una schiera di elefanti attraversasti le Alpi e ne uscisti tutto intero
A quei tempi gli europei non riuscivano a passarle neanche a piedi
Ma tu Annibale, grande generale nero, tu le passasti con un mare di elefanti
Lo sapete quanto sono grandi, grossi e lenti gli elefanti?
Eppure Annibale gli fece passare le Alpi con novantamila uomini africani
Annibale sconfisse i romani, restò in Italia da padrone per quindici o vent’anni
Ecco perchè molti italiani hanno la pelle scura
Ecco perchè molti italiani hanno i capelli scuri
Un po’ del sangue di Annibale è rimasto a tutti quanti nelle vene
Sì, è rimasto a tutti quanti nelle vene
Nessuno può dirmi “Stai dicendo una menzogna”, no
Se conosci la tua storia sai da dove viene
il colore del sangue che ti scorre nelle vene
Durante la guerra pochi afroamericani riempirono l’Europa di bambini neri
Cosa credete potessero mai fare in venti anni di dominio militare
un’armata di africani in Italia meridionale !?!
un’armata di africani in Italia meridionale !?!
Ecco perchè, ecco perchè
Noi siamo figli di Annibale
Meridionali
Figli di Annibale
Sangue mediterraneo
- “Non so se Annibale avesse davvero la pelle nera o se, più probabilmente, di un colore risultato del crogiolo di razze che c’era nella Tunisia del terzo secolo avanti Cristo… Di certo le sue truppe erano di molto assortite ed effettivamente rimasero in Italia meridionale per 15 anni…
Comunque sia, questa canzone, oltre ad essere un inarrivabile pezzo dub, secondo me è uno dei brani anti-razzisti più belli della storia della musica italiana. Ne esiste pure una versione – come posso dire? – “ultra-dub” che diventa un inno all’Africa: “Africa, Africa, Africa, Africa, Africa, Africa… Figli di Annibale, sangue di Africa…”. (Antiwarsongs)