“Perché scrivi solo cose tristi?” – “Perché quando sono felice esco”.
La mia più grande ambizione è quella di fare in modo che la gente possa capire chi sono io attraverso le mie canzoni, cosa che non è ancora successa.
di Skatena
Il 27 gennaio 1967 si toglieva la vita Luigi Tenco, fantastico cantautore-innovatore, ma anche raffinato compositore, colui che -dicono!- acquisiva e si impossessava di uno strumento nell’arco di 15 giorni, attore e poeta, tra gli esponenti della scuola genovese assieme a De André, Lauzi, Paoli e tanti altri artisti che contribuirono non solo al rinnovamento della musica leggera nei sixties, ma anche alla nascita di un nuovo modo d’intendere la forma canzone in Italia.
Tragica fu dunque la sua morte: Tenco, infatti, si suicidò a soli 28 anni in un albergo di Sanremo durante l’edizione del 1967 del Festival della canzone italiana.
Nelle sue indimenticabili canzoni d’amore – più che in quelle cosiddette “impegnate” – le sue caratteristiche di innovatore risaltano se si tiene presente che la maggior parte delle canzonette di Sanremo trattavano di amori irreali e di sentimenti struggenti e “strappapplausi”. Tenco invece cantava in modo autentico mi sono innamorato di te/ perché/ non avevo niente da fare, con un linguaggio dai toni sicuramente più bassi, perché quella stessa autenticità non fosse offuscata da sofismi pseudo poetici.
La c.d. canzone d’autore nacque dunque nel momento in cui ci fu l’esclusione di Tenco dal Festival di Sanremo e poi si verificò il suo suicidio: è proprio da quel momento, come dice Marco Santoro nel suo libro Effetto Tenco. Genealogia della canzone d’autore, che fu matura in Italia la coscienza che la canzone italiana potesse essere intesa in modo più autenticamente popolare, più vicina allo stile, alla sensibilità e alla poetica di chi si scrive e canta le proprie opere.
Nel corso degli anni, diversi tributi sono stati fatti a Tenco da parte di colleghi cantautori, musicisti, amici ed estimatori. Per esempio Fabrizio De André gli ha dedicato nel 1967 Preghiera in gennaio, il cui testo è ispirato ad una poesia di Francis Jammes, un poeta francese dei primi del Novecento, Prière pour aller au paradis avec les ânes.
Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia,
soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte,
che all’odio e all’ignoranza preferirono la morte
Pubblicato il: 27/01/2020 da Skatèna