The Jam: compie 44 anni “In The City”, il loro primo singolo in salsa punk
In the city there’s a thousand men in uniforms
And I’ve heard they now have the right to kill a man
We wanna say, we gonna tell ya
About the young idea
And if it don’t work, at least we said we’ve tried
di Skatèna
Il 22 aprile 1977 la band punk rock /mod revival The Jam di Paul Weller pubblicava per la Polydor il suo primo singolo, In the City, un travolgente tributo al punk che denunciava le brutalità della polizia, il cui prepotente riff di basso e chitarra fu ripreso dai Sex Pistols nella loro Holiday in the Sun.
In the City sfiorò la Top 40 inglese ed anticipò l’uscita dell’album di debutto, portante lo stesso nome, il 20 maggio 1977.
Il disco, dal sound molto simile a quello di gruppi quali Clash, Kinks, Beatles e Who, deve molto ai classici del rock’n’roll americano, per cui ne risulta un approccio meno aggressivo rispetto agli standard punk delle altre band dell’epoca. Infatti, specie agli inizi, Weller e compagni suonavano cover di classici del rock’n’roll e dell’r’n’b, da Chuck Berry a Little Richard.
- Finché “ My Generation” degli Who non folgorò il giovane Weller facendo divampare in lui la fiamma del Modernismo; eleganti ed impeccabili come i dettami mod esigevano ma con i capelli corti, i ritmi veloci e i volumi assordanti del punk, i seminali Jam si stagliarono nettamente e immediatamente nel panorama musicale della Londra d’epoca proprio per la portata innovativa del loro approccio estetico e musicale. La frenesia delle metriche del neonato movimento punk (i Sex Pistols giocarono un ruolo essenziale nel percorso stilistico di Paul Weller), vennero brillantemente combinate con la ruvidezza (seppur raffinata) di Who, Kinks, Small Faces e quel ricercato sound Tamla/Motown che funse da collante a questa combinazione vincente. (Storia della Musica)
I Jam erano dei mods con l’anima punk, tant’è vero che gli unici elementi che l’esordio discografico di Paul Weller, Rick Buckler e Bruce Foxton ha in comune con il debutto dei Clash, con Never Mind The Bollocks, con i Buzzcocks e tutti gli altri coevi, sono la velocità – 12 brani compressi in 32 minuti – e l’essenzialità dei mezzi e degli arrangiamenti.