In ricordo di Bon Scott degli AC/DC: “It’s a fuckin’ highway to hell”
Living easy, living free
Season ticket on a one-way ride
Asking nothing, leave me be
Taking everything in my stride
Ronald Belford “Bon” Scott (Forfar, 9 luglio 1946 – Londra, 19 febbraio 1980) fu il cantante e paroliere degli AC/DC dal 1974 al 1980, anno della sua morte.
Fu poi sostituito da Brian Johnson.
Per ricordarlo, vi propongo il videoclip di Highway to Hell, brano pubblicato nell’omonimo album degli AC/DC del 1979 ed estratto successivamente come singolo.
Il pezzo è stato scritto da Scott e dai fratelli Angus e Malcolm Young.
Si narra che l’idea per la canzone vide la luce dopo un’intervista ad Angus Young durante il tour americano del 1977, quando ad una domanda sulla vita da palcoscenico egli rispose “It’s a fuckin’ highway to hell“.
Bon Scott venne trovato morto in un’auto parcheggiata davanti al numero 67 di Overhill Road, un anonimo angolo di East Dulwich, nella parte meridionale di Londra.
Dicono si fosse addormentato in macchina dopo un’intera notte di colossali bevute. Così recitava il referto del medico legale: morte per acuto avvelenamento da alcool. Al suo posto negli AC/DC subentrò Brian Johnson.
Nato a Forfar, in Scozia, Bon visse fino all’età di sei anni a Kirriemuir, dopo di che si trasferì con la famiglia a Perth, in Australia, dove imparò a suonare la batteria e la cornamusa (due strumenti importantissimi nella cultura musicale scozzese).
Il suo primo gruppo fu proprio una banda scozzese locale, dopo di che formò i Valentines, come co-cantante, insieme a Vince Lovegrove, attivi fra il 1966 e il 1970.
Il primo incontro con gli AC/DC avvenne in un periodo in cui Bon aveva quasi abbandonato il mondo della musica per dedicarsi a dei lavori saltuari. Grazie a George Young conobbe i suoi due fratelli minori: Angus e Malcolm Young che, dopo il licenziamento di Dave Evans, decisero di chiamarlo negli AC/DC.
Ci fu un momento, poco dopo il suo ingresso nella band, che Bon rischiò di esserne estromesso: era il 1975 ed egli aveva seri problemi con l’eroina.
La morte di Bon Scott, avvenuta nella notte tra il 18 e il 19 febbraio del 1980, rimane un mistero.
Si disse che avesse bevuto sette whisky doppi.
Ad ogni modo, nonostante alcuni testimoni avessero dichiarato che fosse completamente lucido, Bon Scott fu lasciato a dormire in un’auto dal suo amico Aleister Kinnear, dove fu poi ritrovato qualche ora dopo senza vita.
Dopo anni di ricerche, interviste e dubbi, l’autore di un libro del 2017 dedicato a Scott ha affermato che il cantante sarebbe morto a causa dell’eroina e non per abuso di alcool.
Il libro in questione è di Jesse Fink e si intitola Bon: The Last Highway: The Untold Story Of Bon Scott And AC/DC’s Back In Black.
Nel suo libro, Fink si sofferma sulle ultime ore di vita di Scott e tenta di scardinare la convinzione per cui il cantante sarebbe morto per abuso di alcool dopo una nottata di bagordi nel Club Music Machine in città: l’autore si è impegnato a lungo nelle ricerche, intervistando anche tutti coloro che gravitano intorno al mistero della sua morte, fra cui Paul Chapman e Pete Way degli UFO o l’ex fidanzata di Bon Scott, Margaret ‘Silver’ Smith.
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Pubblicato il: 19/02/2024 da Skatèna