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RIFUGIO ATOMICO con FABRIZIO FALCIONI

DEADLETTER - Mere mortal

RIFUGIO ATOMICO con FABRIZIO FALCIONI

Auguri Gerard Casale! “Uncontrollable Urge” e una sua intervista del 2006

Auguri Gerard Casale! “Uncontrollable Urge” e una sua intervista del 2006

Got an urge, got a surge and it’s outta control
Got an urge I want to purge ‘cause I’m losing control

di Skatèna

28 luglio 1948 – Nasce a Ravenna Gerald Casale, bassista e cantante dei Devo, di cui è uno dei fondatori assieme al tastierista  Mark Mothersbaugh. È co-autore di molti dei pezzi della band; inoltre ha diretto numerosi video musicali, sia per i Devo che per altri artisti. A proposito di videoclip, una volta Gerald ha affermato: “i registi di video vengono pagati per rovesciare sopra il gruppo la loro estetica, di modo che il rivestimento video sorregga il gruppo, invece del contrario, come dovrebbe invece essere. Alcuni […] sono eccellenti nella produzione e nello standard professionale, ma dal punto di vista del contenuto sono completamente vuoti” (per Shore, 1984, pag. 109).

Per festeggiare il compleanno di “Jerry” Casale, vi propongo una live performance dei Devo che hanno eseguito l’adrenalinica traccia post-punk Uncontrollable Urge estratta dal loro album Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!  quando furono ospiti musicali del “cult classic comedy show” Fridays:

I Devo sono, senza ombra di dubbio, un gruppo seminale, vista l’infinita schiera di cloni e brutte copie che l’ascolto dei loro album riesce ancora a generare. La band fu fondata nel 1972 da Gerald Casale e Mark Mothersbaugh (tastiera), compagni di studi presso l’indirizzo artistico sperimentale della Kent State University accomunati dalla noia respirabilead Akron, città industriale dell’Ohio. Quasi subito fu estromesso il cantante Fred Weber, mentre furono confermati i fratelli di Mark, Jim e Bob, rispettivamente alla batteria e alla chitarra solista, e il fratello di Gerald, Bob, alla chitarra ritmica.

Nel loro manifesto, emerge la convinzione che l’uomo, dopo un periodo evolutivo durato milioni di anni, sia destinato, causa una stupidità acquisita via civilizzazione e mutazioni genetiche, a d-evolversi in una razza capace soltanto di regredire fino alla completa estinzione. 

Terminato il periodo di formazione, all’indomani della pubblicazione di Be Stiff, Jim venne sostituito da Alan Myers. Brian Eno, innamoratosi del loro sound durante una data al Max’s Kansas City, li invitò in Germania per registrare un Lp col guru degli studi di registrazione Konrad ‘Conny’ Plank (già attivo per KraftwerkAsh Ra TempelNeu! e nella trilogia berlinese del “Duca bianco”). Fu così che fu portato a termine in sole quattro settimane l’album capolavoro della new wave  Q: Are We Not Men? A: We Are Devo! uscito per la label Warner Bros nel 1978

Riporto un estratto di un’interessantissima intervista a Gerald Casale del 2006 che potete trovare per intero su sentireascoltare.com 

Gerald, quale fu l’apporto effettivo di Eno al vostro 33 giri d’esordio?

Inizialmente lo mettemmo a dura prova poiché tentava di influenzare il sound dei Devo. Anche se era uno dei nostri eroi ci eravamo forgiati una brutale estetica industrial per niente incline al sentimento: lui invece voleva imbellettare le canzoni, aggiungere armonizzazioni vocali e melodie suonate al synth. Nel mix finale di Conny Plank non utilizzammo molto di quanto ci propose. C’è da dire però che le sue incredibili storie e le carte di Strategie Oblique stimolarono al meglio la nostra vena creativa e questo fece andare a buon fine le registrazioni.

Ci sarà pure una formula per invertire il processo di d-evoluzione della razza umana.

La d-evoluzione deve compiere per intero il suo corso. Oggi più che mai è un concetto d’attualità, come puoi vedere dai comportamenti irrazionali e dal fondamentalismo anti-democratico generati dagli astuti fautori del controllo globale attraverso i conflitti e strategie politiche. Stiamo mostrando la parte peggiore della natura umana. Ogni giorno permettiamo che manipolino i nostri cervelli fino a quando non ci saremo sterminati tutti. Il pianeta tornerebbe a essere meraviglioso solo se si estinguesse la razza umana.

Chi era la mente visiva nei Devo?

Mark e io eravamo i visual artists della situazione. Condividevamo una simile visione estetica della faccenda e si collaborava in totale libertà. Fui io a recuperare i completi industriali gialli e personalizzarli con il logo dei Devo. Poi disegnai il classico cappello rosso simil-ziggurat che chiamammo Energy Dome. Dunque io e Mark disegnammo il completo argentato da abbinarci. Abbiamo elaborato inoltre la grafica di tutte le nostre copertine, dei poster, gli storyboard e le trovate visive per i videoclip.

Oggi che la tecnologia ha raggiunto vette insperate la formula del videoclip pare aver smarrito l’appeal dei suoi esordi.

Come ben sai una delle cinque regole della d-evoluzione è: “Dobbiamo ripeterci”. Purtroppo è una condizione sostanziale degli esseri umani. La coscienza/conoscenza si acquisisce tempestivamente ma non in forma continuativa: la realtà è che spesso si scordano gli insegnamenti impartiti. Nei tardi Anni ’70 il videoclip fornì agli artisti un nuovo mondo entro il quale esprimere se stessi. Devo, David Bowie, Talking Heads, Peter Gabriel e altri abbracciarono questo veicolo espressivo scevri da ogni cinismo dando vita a opere che avevano qualcosa d’importante da dire. Oggi la gente non ha una propria visione da condividere e i videoclip sono un prodotto studiato in funzione alle esigenze commerciali dell’artista.

I tuoi idoli musicali?

James Brown, gli Yardbirds, Spike Jones, Edgar Varèse, Morton Subotnick, il Nairobi Trio ed Elvis Presley. Ma ci piacevano pure quelle sigle terribili di certi programmi televisivi e i jingle delle pubblicità. Proprio questi ultimi influenzarono molto la nostra propensione creativa per il gioco, lo scherzo, l’ironia.

Qual è la canzone che avresti voluto scrivere?

Ce ne sono anche troppe di canzoni: 1984 di Bowie, Cars di Gary Numan, The Tears Of A Clown di Smokey Robinson, Let’s All Make A Bomb degli Heaven 17 e tanti altri pezzi apri-pista.

Il miglior verso di una canzone pop che ti viene in mente?

“Per essere un fuorilegge/devi essere onesto”, da Absolutely Sweet Marie di Bob Dylan.

Il manifesto dei Devo contiene un preciso messaggio politico?

Va detto che nell’universo Devo la politica è presente. Una volta al mondo siamo destinati a soffrire e morire; ogni leader, ogni detentore del cosiddetto “potere” dovrebbe adoperarsi con ogni mezzo per alleviare a quante più persone questa brutta situazione. Questa dovrebbe essere la linea ideologica per eccellenza di ogni fazione politica. Distogliere l’attenzione da questa priorità dovrebbe essere considerata una grave inadempienza nei confronti della gente. Tutti gli attuali leader occidentali andrebbero immediatamente sollevati dal loro incarico. In questi tempi bui non c’è più posto per autorità illegittime che si scontrano con lo spirito comune del popolo.

Come lo vedi il mondo dell’Arte con le sue gallerie e i vernissage?

Non è poi tanto diverso da quello della moda, dell’arredamento ecc.. Il 99% di ciò che viene definita “arte” è stantio, “leccato” e francamente assai brutto.

Ormai dare a un musicista dell’intellettuale è diventata un’offesa, come lo spieghi?

Sono i responsabili delle etichette discografiche che usano questo termine in senso dispregiativo. I musicisti che ho sempre amato, di per contro, erano tutti degli intellettuali: esistono ovviamente diversi approcci, si va da Captain Beefheart a Prince, passando attraverso tutti coloro che stanno tra questi due opposti.

Il riferimento a Chuck Berry in Come Back Jonee va letto come un tributo o uno sberleffo?

Come nella migliore tradizione Devo c’è un po’ di entrambi. La vedo come una sorta di tributo obliquo ed, essendo il chiaro esempio di un approccio post-moderno, esprime una sensibilità assai contorta.

Nei Devo ci sono ruoli ben definiti o vige una certa libertà compositiva?

Salvo qualche eccezione, io e Mark scriviamo musiche e testi. Ma non esistono regole fisse e ognuno è libero di contribuire come crede. Finora è funzionato così. Comunque è il contributo di ogni singolo membro della band a trasformare una successione di idee e abbozzi in una canzone vera e propria.

Un traguardo artistico che ti secca aver mancato?

M’infastidisce pensare che non siamo ancora stati inseriti nella Rock’n’Roll Hall Of Fame.

Quali sono i film che prediligi?

Mi piacciono i classici noir come Piombo Rovente di Alexander Mackendrick con Tony Curtis e Burt Lancaster, Un volto nella follaFronte del porto di Kazan e Criss Cross di Siodmak. E pure la scena neo-noir del Martin Scorsese di Toro ScatenatoRe Per Una Notte, Quei Bravi RagazziCasinò. Ma il mio film preferito è Lungo La Valle Delle Bambole di Russ Meyer.

C’è un’evidente continuità tra il vostro primo e secondo album.

Le canzoni dei primi due album le avevamo già scritte ed eseguite dal vivo più volte prima dell’incontro con Eno. Decidemmo che solo una parte sarebbe finita nell’esordio. Nel ’79, col produttore Ken Scott, ri-registrammo a Los Angeles alcuni dei brani rimanenti che finirono così per costituire Duty Now For The Future.

Simeon Coxe dei Silver Apples sostiene che stiamo vivendo una nuova rivoluzione della musica elettronica. Confermi?

Da un certo punto di vista ha ragione. Se ci pensi scrivere e mixare musica in maniera efficiente dal pc è una realtà effettiva degli ultimi 7-8 anni. Realtà che, tra l’altro, continua a progredire e affinarsi di giorno in giorno. Considero i Chemical Brothers i pionieri di questa nuova forma di elettronica.

Dal vivo attribuite una significativa importanza alla libertà interpretativa.

Il nostro processo creativo si fondava sugli insegnamenti derivati dall’arte delle performance e sull’improvvisazione musicale. Fin dall’inizio impiegavamo questi approcci elaborando canovacci ben definiti ma duttili. Poi eseguivamo il brano dal vivo asciugandolo di ogni sovrappiù in funzione di altre bizzarrie.

Manuel Göttsching trova più semplice sperimentare attraverso l’elettronica. Ma il fulcro della vostra grandezza sta in una formula ibrida tra strumentazione tradizionale rock ed elettronica. Esiste una differenza a livello compositivo tra queste modalità operative?

Una strumentazione di basso, chitarra e batteria consente di porsi rispetto alla sperimentazione in modo più diretto e interattivo. I computer e gli effetti digitali sono per loro natura maggiormente “autocratici”, se vuoi, ma suonano tediosi quando cerchi di esprimere un’idea musicale.

Ai tempi delle vostre prime dissacranti esibizioni dal vivo quali erano le reazioni della gente?

Come puoi immaginare il pubblico era compatto nel deriderci e in alcuni casi si mostrò duramente ostile. Ma ci facevamo forza poiché quelle reazioni sottolineavano la nostra capacità di saper evocare emozioni forti nella gente. Ricordo una volta, durante un concerto a Cleveland, in cui un pubblico prettamente composto da hippy ci gridò di tutto durante il call & response di Jocko Homo. Dovettero intervenire i roadies per tenerli a bada e alla fine dovemmo abbandonare il palco.

Sei ottimista quando si tratta di analizzare l’attuale scena pop degli States?

In generale non sono affatto ottimista se si tratta di pop. Anche le migliori band in circolazione ripropongono attitudini pescate dai ’70, ’80 e ’90. In questi tempi reazionari vorrei tanto sentire qualcosa di rivoluzionario!

Per un musicista è importante “farsi le ossa” con le cover?

In una parola, no.

Dei Devo come persone non si sa praticamente nulla…

Gli artisti non conducono necessariamente una vita privata più interessante delle persone normali. A me piace viaggiare, consumare ottime pietanze, bere vino di qualità e fare un bel po’ di sesso. Cerco di portare avanti i miei affari standomene quanto più lontano possibile dalle teste di cazzo. Sono uno chef navigato e un esperto conoscitore di vini con una vasta collezione di etichette toscane e dell’Oregon. Mi piace mettere a dura prova il motore della mia Audi S4 e farmi qualche bella partita di tennis.

Quale è l’opinione di un musicista di “sintesi” come te in merito alle complessità strutturali di band prog tipo i primi King Crimson e Genesis?

Presi a piccole dosi sono ottimi… se ti vuoi fumare una canna.

Cosa ti fa arrossire?

I complimenti.

Qual è l’aspetto più straordinario dell’essere un artista?

Come artista devi relazionarti e vivere con intensità il tuo presente, senza aspettarti nessuna risposta e senza chiedere a nessuno il permesso per agire.

 

 

Pubblicato il: 28/07/2019 da Skatèna