È morto Massimo Mattioli, genio del fumetto italiano
a cura di Skatèna
Massimo Mattioli lo avevo amato sin da bambina, quando leggevo le storie di Pinky su Il Giornalino, per poi ritrovarmelo con altri personaggi fumettistici tra le pagine di Frigidaire qualche anno dopo…
Per omaggiare la sua memoria, riporto in versione integrale l’articolo a lui dedicato uscito su fumettologica.it poche ore fa.
Venerdì 23 agosto, dopo una breve malattia, è morto all’età di 75 anni Massimo Mattioli. Tra i più importanti e influenti fumettisti italiani al mondo, le sue opere hanno saputo spaziare con eclettismo dagli eccessi dell’underground alla leggerezza dei racconti per i più piccoli.
Dallo splatter all’umorismo, dal porno al nonsense, dalla sperimentazione alla fantascienza, i fumetti di Mattioli erano cartooneschi e pop e hanno segnato una stagione irripetibile del fumetto italiano, quella a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, alla costante ricerca di una narrazione piena di idee senza compromessi e dal risultato esagerato. E di idee con il botto Mattioli ne ebbe molte. Basti pensare alle oltre mille storie pubblicate in carriera di Pinky, il coniglio rosa del Giornalino, fotoreporter protagonista di avventure inventive e trasognanti nonché il suo personaggio più famoso.
Massimo Mattioli era nato a Roma il 25 settembre del 1943 ed era noto in particolare per aver fondato nel 1977 assieme a Stefano Tamburini Cannibale, rivista a cui collaborano Andrea Pazienza, Filippo Scòzzari e Tanino Liberatore, per le sue storie pubblicate su Frigidaire, per le avventure di Pinky e per Squeak the Mouse, farsa splatter che la leggenda narra abbia ispirato a Matt Groening la creazione di Grattachecca e Fichetto.
Ma la carriera di Massimo Mattioli è stata lunga e variegata. Iniziò nel 1965 con delle strisce per il settimanale La Tribuna Illustrata e la serie a fumetti Il gatto califfo per Il Vittorioso. Nel 1966 realizzò vignette per la rivista satirica Il nuovo travaso, per la quale inventò anche il personaggio di Brividik, e per la rivista Hobby creò la striscia Il ragnetto Gigi firmandosi con lo pseudonimo “Max”.
Dopo aver realizzato diversi fumetti per Il Vittorioso, tra cui ricordiamo Il vermetto Sigh, Cucù, Segnaletica ed Elefanti, a fine anni Settanta si trasferì a Londra, dove collaborò con la rivista Mayfair, e poi a Parigi, dove per Pif Gadget creò la surreale serie a fumetti M le magicien, che aveva per protagonista un minuscolo mago abitante di un altrettanto minuto castello. Assieme a Mario Gomboli, oggi autore di Diabolik e direttore di Astorina, realizzò le storie de Lo zoo pazzo, incentrate sugli animali e pensate per i più piccoli.
Tornato in Italia, per il quotidiano Paese Sera disegnò la striscia dai temi ambientalistici Pasquino, incentrata su uno spensierato netturbino. Per il Giornalino delle Edizioni San Paolo, nel 1973 diede vita a Pinky, il suo fumetto più longevo, le cui storie furono pubblicate senza interruzioni fino al 2014.
Nel 1977, assieme a Stefano Tamburini, fondò la fanzine underground Cannibale dove pubblica la prima storia fantascientifica e pulp dell’irriverente falco spaziale Joe Galaxy, uno dei suoi altri personaggi più famosi, le cui bizzarre avventure intergalattiche continuarono con periodicità irregolare sino al 1992, sparse sulle riviste Il Male, Frigidaire, Comic Art e Lupo Alberto Magazine.
Su Cannibile e Frigidaire propose una moltitudine di fumetti brevi, tra cui ricordiamo Gatto Gattivo, Microcefalus, Bastardi, Il caso Joy Division, Guerra, Frisk the Frog, e Tales of fear, tutti recentemente raccolti nel volume Bazooly Gazooly (Comicon Edizioni, 2019)
Nel 1981, su Frigidaire, diede vite alle storie di Superwest, topo protagonista di avventure strampalate e al fulmicotone che si trasforma in supereroe ingoiando una strana pastiglia.
Nell’agosto del 1982, sempre su Frigidaire, pubblicò il fumetto porno-splatter Squeak the Mouse, in cui un gatto e un topo si ammazzavano nei modi più violenti e truculenti possibili. L’opera arrivò anche negli Stati Uniti, dove finì sotto processo prima ancora di essere distribuita per il suo contenuto ritenuto osceno e pornografico. In aula fu difeso dallo storico del fumetto Maurice Horn e da Françoise Mouly, all’epoca editrice di Raw, la rivista di Art Spiegelman, e oggi art director del New Yorker, che vinsero la causa.
Nel 1989 realizzò il videoclip musicale del brano Change His Ways del cantante britannico Robert Palmer. Contemporaneamente ampliò le sue collaborazioni pubblicando fumetti su diverse riviste italiane (Comic Art, Alteralter, Corto Maltese, Blue), francesi (Artefact, L’Écho des Savanes, Lapin) e spagnole (El vibora), illustrazioni per magazine come Vouge e Vanity Fair.
Espose le sue opere nella Galleria d’Arte Moderna di Bologna (1982), nello Studio Marconi Gallery (1984), nello Spazio Memphis (1985), allo Swatch Street Painting di Basilea (1987), al Salão Lisboa (1999) e al Musée des Arts Décoratifs/La Galerie des Jouets a Parigi (2007). Parallelamente all’attività di autore di fumetti e di illustratore, si dedicò alla scrittura di racconti e di sceneggiature per il cinema e la televisione.
Tra i riconoscimenti ricevuti in carriera ricordiamo il premio francese Phénix nel 1971, lo Yellow Kid a Lucca Comics 1975, il Romics d’Oro nel 2009 e i Premi Micheluzzi del Napoli Comicon per Pinky nel 2010 e 2012.
Pubblicato il: 26/08/2019 da Skatèna