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Pearl Jam: 30 anni di “Ten”

Pearl Jam: 30 anni di “Ten”

And the boy was something that mommy wouldn’t wear
King Jeremy the wicked
Ruled his world

27 agosto 1991: esce per la Epic Records Ten, il disco di esordio dei Pearl Jam.

La copertina di Ten ritrae i membri della band all’epoca delle registrazioni in una posa di gruppo e in piedi di fronte a un ritaglio di legno con il nome “Pearl Jam”. Lo sfondo è stato realizzato dal bassista Jeff Ament, che a tal proposito ha affermato: «L’idea originale era di stare insieme come gruppo ed entrare nel mondo della musica come una vera band… una sorta di patto tutti-per-uno.»

Il titolo dell’album si rifà al numero 10 della maglia del giocatore di basket Mookie Blaylock, dal quale il gruppo tra l’altro aveva inizialmente preso il nome.

Il primo nome della leggendaria band di Seattle era quello della point guard che ha giocato 889 partite tra il 1989 e il 2002 con Nets, Hawks e Warriors. Il bassista Jeff Ament: “Sono sempre stato un suo fan, un po’ per il nome un po’ per il modo di giocare”.

Era il 22 ottobre 1990 quando il giovane Eddie Vedder salì sul palco di un piccolo locale di Seattle per il suo primo concerto con una band che scriverà numerose pagine di storia del rock: i Mookie Blaylock. Prima che i Pearl Jam diventassero i Pearl Jam, c’era un gruppo di talentuosi ragazzi che si aggirava per la capitale mondiale del grunge facendosi chiamare con lo stesso nome dell’ex playmaker di Nets, Hawks e Warriors…

Quando le cose iniziarono a farsi serie per il gruppo, arrivò il momento di pensare a un nuovo nome, in quanto Mookie Blaylock avrebbe creato dei problemi, sia per quanto riguardava il deposito e la registrazione ufficiale del nome, sia a livello di merchandising. Nacquero, così, i Pearl Jam: per molti anni si è creduto che a ispirare il nuovo nome fu una serata a base di marmellate allucinogene (di peyote per la precisione) preparate dalla nonna (di nome Pearl) dello stesso Vedder. In realtà l’idea di chiamarsi Pearl Jam è balenata dopo aver assistito a un concerto di Neil Young e i Crazy Horse, che stupirono Eddie e soci per la lunghezza e la complessità delle improvvisazioni strumentali (proprio come in una jam session). Ma nemmeno il leggendario Neil riuscì a far dimenticare Mookie: infatti “Ten” è così intitolato in onore alla maglia numero 10 portata per tutti e 13 anni di carriera di Blaylock. Ancora oggi uno degli idoli Nba dei Pearl Jam… (fonte: gazzetta.it).

Chiusa la parentesi sulle origini del titolo dell’album, va detto che esso, assieme a Nevermind dei Nirvana, ha permesso l’affermarsi del movimento grunge e del rock alternativo durante i primi anni ’90, e la loro conseguente internazionalizzazione.

  • La forza dell’album è il suo essere (ancora oggi) così incredibilmente anacronistico. Niente contaminazioni tra punk e hard-rock come la band di Kurt Cobain. Nessuna incursione nel metal come gli Alice In Chains. 
    I Pearl Jam riportano in vita, anche nel modo di atteggiarsi sul palco, l’hard-rock degli anni 70. Ascoltando i loro pezzi tornano in mente gli Who (non a caso Pete Townshend è l’idolo di Vedder), i Led Zeppelin, gli Aerosmith, Neil Young, i Lynyrd Skynyrd. (Onda Rock)

Di seguito, i videoclip dei tre singoli di successo estratti da Ten: AliveEven Flow e Jeremy.

Il primo brano è incentrato sul racconto semi-autobiografico di un figlio che scopre che suo padre è in realtà il suo patrigno:

In Even Flow Vedder racconta le dure condizioni di vita di un senzatetto.

Il video di Jeremy, girato da Mark Pellington, fu premiato agli MTV Video Music Awards come video dell’anno nel 1993. Nel testo, Vedder si è ispirato a una storia di cronaca vera in cui un adolescente americano, armato di pistola, dopo aver fatto strage dei suoi compagni di classe, si era tolto la vita.


Articolo a cura di Skatèna.

 

 

 

 

Pubblicato il: 27/08/2021 da Skatèna