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“Automatic for the People”, l’album più introverso e funereo dei R.E.M.

“Automatic for the People”, l’album più introverso e funereo dei R.E.M.

🎵 Hey kids, rock and roll

Nobody tells you where to go, baby 🎵

di Skatèna

Il 5 ottobre 1992 usciva  Automatic for the People, l’ottavo album in studio dei R.E.M., il cui titolo si ispira allo slogan di un ristorantino  dove la band andava spesso a mangiare, il Weaver D’s Delicious Fine Food di Athens. La frase era stampata su un palazzo color verde lime, sotto si leggeva “il miglior ristorante soul del Sud!”. Lo staff rispondeva “Automatic!” dopo aver raccolto le ordinazioni. Era un titolo perfetto. «Sembrava volessimo dire: “Ecco un po’ di canzoni, speriamo che vi piacciano”», ricorda la band.

Automatic for the People è uno dei migliori dischi pubblicati negli anni ’90, ed all’epoca riscosse un enorme successo commerciale.

La copertina di Automatic for the people.

Uscito a solo un anno di distanza dall’altro loro bestseller Out of Time (l’album della mitica Losing My Religion) e introdotto dal singolo Drive, è considerato il lavoro più maturo, contemplativo e riflessivo dei R.E.M., tanto più che esso tratta principalmente di tematiche quali la mortalità (a quei tempi, si vociferava che Stipe fosse sieropositivo e gravemente malato), il passaggio del tempo, il suicidio… 

  • “Automatic For The People” è l’album più pensoso e funereo dei Rem. Il ripiegamento verso il formato-ballata si compie definitivamente, in una sorta di proseguimento ideale del disco precedente. Ma stavolta non ci sono shiny happy people a snebbiare la mente. Perché temi come il dolore, la memoria e la morte sono sparsi a piene mani tra i versi di canzoni mai così cupe e introverse. (ondarock.it)

Di seguito, il clip ufficiale di Drive, diretto da Peter Care e girato nell’agosto 1992 a Sepulveda Dam nella zona di Los Angeles, col memorabile stage-diving di Michael Stipe che si abbandona e fluttua tra le centinaia di mani del suo pubblico.

FORSE NON TUTTI SANNO CHE….

Di seguito, qualche curiosità sull’album (fonte: rollingstone.it).

1) Le demo sono state registrate senza Michael Stipe

Per lavorare al nuovo album, i R.E.M. si riunirono ad Athens, in Georgia, ma durante la prima fase di composizione non fu presente Michael Stipe. Per trovare l’ispirazione, i restanti membri della band si scambiarono gli strumenti, un espediente che aveva già funzionato per Out of Time.

2) Star Me Kitten è colpa di Meg Ryan

Il titolo fu modificato in Fuck Me Kitten durante il mix, ma fu l’attrice Meg Ryan a proporre la versione finale. «Meg è arrivata e si è subito innamorata del brano, poi ha spiegato che nel suo paese un brano con “Fuck” nel titolo non sarebbe mai arrivato nei negozi», ha raccontato Buck durante un’intervista a Rolling Stone. La band non voleva l’adesivo Parental Advisory sull’album, quindi cambiò il titolo in Star Me Kitten.

3) Monty Got a Raw Deal parla di Montgomery Clift

La canzone ha come protagonista Montgomery Clift, la star di From Here to Eternity, un attore talentuoso ma tormentato dalla sua omosessualità e dal desiderio di privacy, morto a soli 45 anni. Clift fu sfigurato dopo un incidente d’auto, nel 1956: le cicatrici gli guarirono lentamente, ma cadde nella tossicodipendenza… Stipe scrisse il testo dopo aver incontrato un fotografo che aveva scattato le foto sul set di The Misfits, uno degli ultimi film di Clift.

4) John Paul Jones ha arrangiato gli archi in quattro brani

Stipe non riuscì a registrare Everybody Hurts con Patti Smith, in compenso riuscì a convincere John Paul Jones, bassista e tastierista dei Led Zeppelin, a scrivere l’arrangiamento per archi di quattro brani. I R.E.M. e Jones si incontrarono, dunque, per le registrazioni, l’orchestra venne diretta da George Hanson. «Lavorare con John Paul Jones è stato fantastico», ha detto Buck. «Conosce ogni strumento, è un grande arrangiatore e una persona fantastica».

5) Il video di Everybody Hurts è stato girato dal figlio di Ridley Scott

Everybody Hurts uscì come singolo nel 1993. Il  clip, che fruttò ai R.E.M. l’MTV Video Award, fu girato da Jake Scott, il figlio di Ridley, il regista del cult Blade Runner. L’idea era una citazione a 8 ½ di Fellini, all’ingorgo che apre il film e ai monologhi del suo protagonista (cit.).

 

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Pubblicato il: 05/10/2019 da Skatèna