David Bowie: “The Man Who Sold The World”, il primo vero pezzo goth
di Skatèna
Durante questa settimana di novembre, nel 1970, David Bowie pubblicò il suo terzo album in studio The Man Who Sold The World.
La title track dell’album fu poi pubblicata come B-side del singolo Life on Mars? a giugno 1973 e narra la storia di un uomo in stato confusionale ( che ha perso il controllo) non più capace di riconoscere se stesso.
Alcune delle lyrics della canzone si basano su ANTIGONISH, un poema del 1899 scritto dall’educatore e poeta americano William Hughes Mearns:
As I was going up the stair
I met a man who was not there
He wasn’t there again today
I wish that man would go away
La canzone, coverizzata da numerosi artisti, primi fra tutti Nirvana e Lulu, fu definita da Peter Murphy dei Bauhaus “the first true goth record.”
Da auralcrave.com ho estrapolato quanto segue:
Il protagonista della storia ha perso il controllo verso la realtà. Questo individuo può essere chiunque di noi; noi che travolti dal frenetico andare dei tempi moderni celiamo, nascondiamo e trasformiamo il nostro essere, il nostro apparire e il nostro pensare. Chiunque abbia mentito a sé, chiunque abbia tratto vantaggio dall’essere scambiato per qualcun altro, chiunque si sia creato un personaggio, un mondo a parte per ottenere successo, può essere considerato “the man who sold the world”.
A perdere il controllo con la realtà si rischia seriamente di dimenticare chi siamo, di adattarci al costume che indossiamo solo perché la società ci conosce così e crediamo che solo vendendo il nostro mondo, il nostro modo di essere, potremmo essere accettati. Pensiamo sia questo l’unico modo per far parte della società che ci circonda.
Ecco di chi parla Bowie: di tutte le persone che, con lo scopo di ottenere qualcosa trasformano la propria verità e la propria vita nel teatrino di maschere che giornalmente vivono, minimizzando il proprio “io”, come una flebile fiamma da spegnere, un fastidio da eliminare. Ma è come nascondere la polvere sotto il tappeto: non esiste una via per cancellare quello che siamo, chi siamo, senza che prima o poi quello stesso tappeto cominci a gonfiarsi.
Molti, però, preferiscono non vedere e continuano a vendere il mondo per conquistare l’amore, per avere successo nel lavoro, per essere sempre al top in una comunità che ci spinge ad essere e a fare sempre di più.
Forse la canzone fu scritta per sé, anche se Bowie cerca in tutti i modi di prendere le distanze da questa tipologia di individui (It’s not me, I never lost control) … cerca di sottolineare che lui non è come tutti gli altri. Percepisce dentro di sé un Bowie diverso dalla maschera che tutti conoscono, diverso dalla rock star. Sotto la maschera che si è creato c’è il suo “io”, il suo mondo, quello vero. Nella canzone ci racconta proprio l’incontro con la parte di sé stesso che pensava essere morta da anni ma che fortunatamente non si è mai sopita del tutto.
Nel 1997, in un’intervista rilasciata a BBC, ha rivelato: “Penso di averla scritta perché c’era una parte di me che stavo ancora cercando… Per me quella canzone ha sempre esemplificato lo stato d’animo che si prova quando si è giovani, quando ci si rende conto che c’è una parte di noi che non siamo ancora riusciti a mettere insieme, c’è questa grande ricerca, un gran bisogno di comprendere realmente chi siamo”.