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Modugno canta Pasolini: la straziante bellezza di “Che cosa sono le nuvole?”

Modugno canta Pasolini: la straziante bellezza di “Che cosa sono le nuvole?”
Che io possa esser dannato
Se non ti amo
E se così non fosse
Non capirei più niente
Tutto il mio folle amore
Lo soffia il cielo
Lo soffia il cielo
Così
Ah ma l’erba soavemente delicata
Di un profumo che da gli spasimi
Ah tu non fossi mai nata
Tutto il mio folle amore
Lo soffia il cielo
Lo soffia il cielo
Così
Il derubato che sorride
Ruba qualcosa al ladro
Ma il derubato che piange
Ruba qualcosa a se stesso
Perciò io vi dico
Finché sorriderò
Tu non sarai perduta
Ma queste son parole
E non ho mai sentito
Che un cuore, un cuore affranto
Si cura
L’unico e tutto il mio folle amore
Lo soffia il cielo
Lo soffia il cielo
Così

 

di Karol Lapadula

Il 9 gennaio 1928 nasceva a Polignano a Mare Domenico Modugno in arte Mr. Volare, considerato uno dei padri della canzone italiana, “l’incantatore, l’anima del popolo […] il primo grande lavoratore della canzone, il primo cantautore inteso come la modernità della canzone italiana intenderà questa figura: figura del fare canzone, cioè artigiana, ma pure ancora in grado di conservare l’afflato lirico, quell’indicibile che deve aleggiare sulla poesia… “. (Rolling Stone)

 

Per rendergli omaggio vi propongo l’ascolto di Che cosa sono le nuvole?, suo singolo pubblicato nel 1968, ultimo 45 giri inciso per l’etichetta discografica Curci. Il brano, che sono sicura vi emozionerà, era stato già pubblicato l’anno precedente nell’album Modugno. 

Scritto da Pier Paolo Pasolini ed incluso nel film a episodi Capriccio all’italiana del 1968 (nell’omonimo episodio diretto appunto da Pasolini e recitato anche da Modugno), Che cosa sono le nuvole? tratta poeticamente e metaforicamente dell’amore e del significato della vita, ed il testo, straordinario e meraviglioso nella sua semplicità, è accompagnato dal suono struggente di un mandolino:

  • l’essenza della vita non sarà perduta se l’umanità sarà ancora capace di sorridere, affascinarsi, commuoversi, rubando qualcosa agli innumerevoli burattinai ladri di identità, diabolici dissimulatori della realtà. (Giorgia Bruni@centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it)

Di seguito, uno spezzone del film Capriccio all’italiana, nel caso specifico esso è tratto dal 4º dei sei episodi in esso contenuti:

La storia è una rivisitazione dell’Otello di Shakespeare, recitato da un gruppo di marionette (Totò, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Ninetto Davoli, Laura Betti, Adriana Asti), che sulla scena interpretano i ruoli shakespeariani ma che dietro le quinte si pongono delle domande sul perché fanno ciò che fanno. La rappresentazione è interrotta dal pubblico che, nel momento più drammatico, l’omicidio di Desdemona (Laura Betti) da parte di Otello (Ninetto Davoli), irrompe sulla scena e, disapprovando i comportamenti di lui e di Jago (Totò), li fa a pezzi. Il monnezzaro (Domenico Modugno) getta cantando le due marionette in una discarica, dove i due fantocci rimangono incantati a guardare le nuvole e nel finale Jago dice rivolto ad Otello parlando delle nuvole: “Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato!“.

Il cortometraggio prende il titolo proprio da questa scena finale. Questo episodio è l’ultima pellicola cinematografica in cui appare Totò ed è l’ultimo film girato dall’artista: Capriccio all’italiana uscì nel 1968 mentre le riprese dell’episodio pasoliniano erano state effettuate tra il marzo e l’aprile dell’anno precedente. Totò, morto il 15 aprile 1967, non ebbe mai modo di vedere la pellicola.

Pubblicato il: 08/01/2020 da Skatèna