Fellini, il cineasta visionario che “non sopportava” la musica (o quasi)
Davanti a un innocente mi arrendo subito e mi giudico pesantemente. I bambini, gli animali, gli sguardi con cui ti fissano certi cani, l’estrema modestia, che certe volte ravviso nei desideri di gente umile, hanno il potere di turbarmi.
di Skatèna
Il 20 gennaio 1920 nasceva a Rimini Federico Fellini, sceneggiatore, fumettista e scrittore, ma soprattutto uno dei maggiori registi della storia del cinema, genio artistico dall’inconfondibile stile onirico e visionario. Candidato 12 volte al Premio Oscar, per la sua attività da cineasta gli venne conferito nel 1993 l’Oscar alla carriera.
Per rendere omaggio alla sua memoria, vorrei soffermarmi sul rapporto che egli aveva con la musica (pare che a volte “non la sopportasse” – nel senso che la sentiva talmente forte da sconvolgerlo e turbarlo – e che avesse dunque con le sette note un rapporto alquanto controverso e particolare), e anche sul sodalizio che lo legò al maestro Nino Rota, che dal 1952 al 1979, anno della morte di quest’ultimo, musicò tutti i film del regista, da “Lo sceicco bianco” al profetico, amarissimo “Prova d’orchestra“, dando così vita a una simbiosi creativa – così come a fraterna amicizia – senza precedenti né successori nella storia del cinema.
La mattina del 10 gennaio 1979, Fellini fece un’incredibile affermazione via radio, ospite di “Voi ed io“, fortunata trasmissione affidata da Radio Due a Nino Rota:
Quando scrivi musica sei capace di ascoltare la radio e sentire un suonatore ambulante che fa il suo concerto. Io non voglio essere imbrigliato dalla perfezione in nessun modo. Per questo la musica mi incupisce, perché rappresenta la perfezione
La musica, dunque, toccava così profondamente Fellini da sconvolgerlo: gli bastava “che qualcuno battesse un tempo con le dita su un oggetto per esserne turbato“. Sola eccezione: quando serviva a fare il cinema.
Quanto al suo rapporto con Rota, ecco cosa disse il cineasta riminese nel 1958:
La predilezione per il maestro Rota deriva dal fatto che egli mi sembra abbastanza congeniale ai miei tipi di storie e che lavoriamo insieme in maniera (non parlo dei risultati, ma del modo con cui si svolge il lavoro) molto lieta. Non è che io suggerisca i temi musicali, perché non mi intendo di musica. Comunque, siccome ho idee abbastanza chiare del film che faccio in ogni dettaglio, il lavoro con Rota si svolge proprio come la collaborazione alla sceneggiatura. Io sto vicino al pianoforte e Nino sta al piano e gli dico esattamente quello che voglio. Posso dire che è forse tra i musicisti cinematografici il più umile di tutti, perché veramente fa una musica, secondo me, estremamente funzionale. Non ha la presunzione e l’orgoglio del musicista che vuol far sentire la sua musica. Si rende conto che la musica da film è un elemento marginale, secondario, che può solo in certi momenti essere protagonista, ma in genere deve solamente spalleggiare.
Nel cinema di Fellini la musica ricopre sicuramente un ruolo indispensabile, anche se il rapporto tra i due non è propriamente idilliaco, è un po’ irrazionale, quasi un rapporto d’amore e d’odio.
Questo invece disse una volta Nino Rota su Fellini:
Non è mai andato né a un’opera, né a un concerto e non gli piace sentire la musica – anzi gli dà fastidio poiché la sente fortemente e non vuole essere obbligato a seguirla, perché vuole seguire soltanto le sue immagini… Ha una sensibilità musicale relativa al suo mondo
Ricordate quando il giovanissimo Adriano Celentano, negli anni Sessanta, con le sue movenze alla Elvis Presley e le canzoni ispirate al rock and roll americano, contribuì a svecchiare la canzone nostrana?
Fellini, che aveva visto in Celentano un rappresentante del cambiamento sociale e culturale italiano, fu seriamente colpito da lui tanto che decise di scrivere una scena nel film La Dolce Vita in cui, nel locale dove Marcello Mastroianni accompagnava Anita Ekberg, al grido di “Rock and Roll. Vogliamo il Rock and Roll”, Celentano ad un certo punto irrompeva ed iniziava a cantare Ready Teddy, brano inciso da Little Richard nel 1956 e portato al successo da Elvis grazie all’apparizione all’Ed Sullivan Show.
- Ennesima riprova dello sguardo anticipatore di Fellini. Non è un caso, dunque, se sottobraccio a Mastroianni, tra i locali di Via Veneto, poco prima appariva anche Nico, al secolo Christa Päffgen. Molti anni prima di Andy Warhol e dei Velvet Underground.(Fonte: hotcorn.com)
Da ultimo, posto alcune “chicche” in ambito musicale che contengono riferimenti all’opera di Fellini:
- L’ album Fellini Days (2001) di Fish
- L’album Funplex (2008) dei B-52s con la canzone Juliet of the Spirits
- Il video musicale Everybody Hurts dei R.E.M.