White Light/White Heat: la carica grezza e anfetaminica del capolavoro dei Velvet Underground
White light, White light moved in me through my brain
White light, White light goin’ makin’ you go insane
White heat, Aww white heat it tickle me down to my toes
White light, Aww white light I said now goodness knows
di Skatèna
Il 30 gennaio 1968 i Velvet Underground di Lou Reed rilasciavano il loro secondo grande album White Light/White Heat che non solo segnò il termine della loro collaborazione con Andy Warhol e Nico, ma fu anche l’ultimo che vide la partecipazione dello sperimentatore John Cale.
Di seguito potete ascoltare la title track che inizia con un Lou Reed furioso che pesta il pianoforte “alla Jerry Lee Lewis” e con ritmo ossessivo parla delle sensazioni di luce bianca e calore, anch’esso bianco, date dall’anfetamina:
- Le immagini meno facili rispetto a quelle del predecessore, l’ambizione maggiore e le soluzioni più estreme lo rendono più alieno, la concisione evita che cada nei difetti più consueti per quelli della sua specie. Se l’esordio era una stanza aperta su agghiaccianti finestre, questo è uno sgabuzzino con una porta che dà su strade fredde e buie, ma allettanti. Se di “The Velvet Underground & Nico” si può essere appagati e soddisfatti, di “White Light/ White Heat” no, mai. Se ne vorrà sempre ancora. (ondarock)
Qui sotto, invece, ho postato un video in cui i VU eseguono White Light White Heat: l’audio è stato estratto dal loro live album del 1969, mentre le immagini sono state registrate alla Factory da Andy Warhol in veste di cameraman: