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“Aladdin Sane”, ovvero di come Bowie esplorò la ‘dark side’ delle sue fantasie glam uccidendo Ziggy

“Aladdin Sane”, ovvero di come Bowie esplorò la ‘dark side’ delle sue fantasie glam uccidendo Ziggy

Aladdin Sane era la mia idea dell’America rock ‘n’ roll. Ero coinvolto in quel grande circuito di concerti e non mi piaceva molto. Perciò inevitabilmente la mia scrittura rifletteva il tipo di schizofrenia che attraversavo. Volevo essere sul palco a cantare le mie canzoni, ma nello stesso tempo non volevo stare su quegli autobus con tutta quella gente strana. Dal momento che sono fondamentalmente una persona tranquilla era difficile venirne a capo. Così Aladdin Sane era diviso a metà. 

David Bowie all’Hammersmith Odeon di Londra nel 1973. Sotto l’influenza dell’America, Bowie esplorò la “dark side” delle sue fantasie glam con ‘Aladdin Sane,’ pubblicato quello stesso anno.

Aladdin Sane, uno dei più grandi successi commerciali di David Bowie, compie oggi 47 anni. Prodotto da Bowie assieme a Ken Scott e pubblicato dalla RCA Records il 13 aprile 1973, contiene 10 brani che potete ascoltare qui, nella versione “remastered” del 2013:

La copertina di Aladdin Sane di David Bowie vede il Duca Bianco con gli occhi chiusi, a torso nudo, i capelli rosso fuoco e il volto diviso in due dalla leggendaria saetta blu e rossa, mentre in una sua clavicola gli si sono raccolte le lacrime (la fotografia è di Brian Duffy, il trucco opera di Pierre La Roche).

Bowie, da sempre attratto dagli Stati Uniti, in quest’album parla del suo viaggio per quelle terre e delle impressioni che ne aveva ricavato, ed infatti le canzoni in esso contenute vennero scritte durante la parte americana dello Ziggy Stardust Tour del 1972. L’idea del diario di uno straniero in America fu enfatizzata dalla scelta di associare una città ad ogni traccia, per esempio New York in Watch That Man, Seattle-Phoenix in Drive-In Saturday, Detroit in Panic in Detroit, Los Angeles in Cracked Actor, New Orleans in Time e ancora Detroit e New York in The Jean Genie.

  • Riposa in pace Ziggy Stardust – lunga vita Aladdin Sane. Solo un anno dopo aver sedotto il mondo con la saga di Ziggy, Bowie lo uccise per inventare un nuovo personaggio glam – più oscuro, con un nuovo look e un fulmine luccicante dipinto sul viso. «C’è stato un momento nel ’73 in cui sapevo che tutto era finito», disse Bowie. «Non volevo che la mia vita restasse intrappolata nel personaggio di Ziggy e ciò che feci con Aladdin Sane fu provare a muovermi in qualcosa di nuovo in una pallida imitazione di Ziggy. Immaginai Ziggy che andava a Washington, Ziggy sotto l’influenza USA». Un’influenza sinistra. (Rolling Stone Italia)

Le sonorità, spesso caratterizzate da un rock’n’roll molto  ruvido, riprendono solo in parte lo stile del glam rock che aveva caratterizzato The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, in quanto attingono a generi diversi e tipicamente americani, dal doo-wop degli anni 50 al jazz alla musica latina. “David voleva che certi pezzi suonassero come i Rolling Stones ed il rock ‘n’ roll più rozzo“, ha affermato il produttore Ken Scott. Ed infatti l’impronta dei Rolling Stones sull’album si sente, oltre che con la cover di Let’s Spend the Night Together, con i riferimenti a Mick Jagger (Drive-In Saturday) e Brown Sugar (Watch That Man).

  • La grandezza di “Aladdin Sane” sta nella sua eterogeneità, dato che nessun disco glam-rock fino a quel momento aveva esplorato una simile quantità di territori: di certo non “The Rise and Fall of Ziggy Stardust“, che conteneva in sostanza due blocchi di canzoni (gli inni proto-punk e le ballate). Qui invece fra suoni saturi sino al parossismo (“Watch That Man”, “Cracked Actor”) e stravolgimenti stonesiani a tripla velocità (“Let’s Spend the Night Together”), musica-teatro (“Time”) e struggenti torch song (“Lady Grinning Soul”), balli sincopati (“Panic in Detroit”) e blues d’assalto (“The Jean Genie”), divertissement nostalgici (“The Prettiest Star”, “Drive-In Saturday”) e canzoni d’atmosfera che deragliano in code rumoristiche (“Aladdin Sane”), non si sa davvero da quale parte voltarsi. Crogiuolo ribollente e schizofrenico, con la chitarra di Mick Ronson mai più così pungente e una produzione miracolosa (Bowie + Ken Scott) capace di mimetizzare spunti fra loro antitetici, “Aladdin Sane” rimane uno dei dischi cardine per concepire l’atteggiamento curioso e contaminatore che avrebbe portato qualcuno a coniare il termine art-rock (sperando che nessuno l’abbia mai inteso come corrente a sé, ovviamente). (Storia della Musica)
  • Senza dubbio questo lavoro contiene alcuni dei pezzi più significativi dell’intera carriera delThin White Duke e non si può non elogiare la quantità di episodi davvero sublimi. Pur non essendo un vero e proprio concept, risulta una completa immersione nella musica, dove vengono coinvolti tutti i sensi, un’arte totale che solo pochissimi hanno saputo richiamare. (Metallized) 

Le tematiche principali affrontate da Bowie in questo disco riguardano il concetto di sanità mentale e il modo di risolvere le difficoltà dovute allo stato psicologico di una star che aveva già ampiamente raggiunto il successo. Lo stesso Bowie a tal proposito affermò:

era Ziggy che incontrava la celebrità… un soggettivo Ziggy che parlava dell’America, la mia interpretazione di quello che l’America significa per me.

Voglio celebrare Aladdin Sanecon questo video/filmato per la London Weekend Television del 17 gennaio 1973 su Drive-in Saturday, secondo singolo estratto dall’album, che contiene tra l’altro numerose citazioni, da Mick JaggerCarl Gustav Jung alla modella della Swinging London Twiggy,

 

 

Pubblicato il: 13/04/2020 da Skatèna