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ANUBI con ALESSIO RAMACCIONI e VALENTINO DE LUCA

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ANUBI con ALESSIO RAMACCIONI e VALENTINO DE LUCA

Duke Ellington: “Il jazz è sempre stato simile al tipo d’uomo con cui non vorreste far uscire vostra figlia”

Duke Ellington: “Il jazz è sempre stato simile al tipo d’uomo con cui non vorreste far uscire vostra figlia”

di Skatèna

Il 29 aprile 1899 nasceva a Washington Edward Kennedy “Duke” Ellington.

Tra gli artisti più influenti nel jazz del XX secolo, se non il più influente, venne soprannominato il Duca non solo per via del suo stile elegante e disinvolto, ma anche perché regnò per oltre mezzo secolo di creazione musicale.

Al suo nome sono collegati svariati successi: Satin Doll (1953), It do not Mean a Thing (1932), In a Sentimental Mood (1935), Caravan (1936) ), I Got it Bad e That Is Not Good “(1941) .
Da solo o con Billy Strayhorn, anch’egli pianista e compositore, Duke compose oltre 2000 brani, di cui molti sono diventati leggendari.
  • La sua musica si basava su una formula specifica: una miscela sapiente di suoni afroamericani e influenze più moderne, tra cui suoni latini, orientali ed espressionisti. Quando si trattava di registrare e fare adattamenti per la radio, egli sapeva esattamente come muoversi, ma perseguiva anche un altro obiettivo: allungare le canzoni jazz esistenti, dotando di nuove forme un genere che fino ad allora era stato spoglio e anche largamente ignorato.

Ellington è sempre rimasto fedele alle radici della musica jazz

Nei primi anni ’30, quando Duke e la sua orchestra cominciarono ad aver successo al Cotton Club di New York , le grandi band avevano un solo obiettivo: far ballare la gente. Il jazz diede vita e colore alle notti di Harlem, con le orchestre che si esibivano fino a tarda notte e spesso ad un ritmo vivace per far sì che le persone “muovessero i culetti” al suono degli ottoni e dei ritmi della batteria.

Ellington divenne ben presto il maestro dell’orchestral jazz, il re della big band, ma mai si adattò ai gusti popolari del suo tempo, al tipico “jazz da cabaret”, preferendo di gran lunga l’espressione. Inoltre si rivolgeva ai grandi bluesmen del passato e in loro trovò ispirazione nella creazione di un nuovo stile, il jungle jazz, caratterizzato da sonorità sporche e rauche e contornato di effetti wa wa sugli ottoni.

Ellington elevò il jazz ai ranghi della musica “seria”

Con “il Duca”, il jazz fu elevato a musica “seria”, e fu dunque posto sullo stesso piano della musica classica. Egli eseguiva quella che considerava una buona musica e raccontava la sua storia e quella del popolo afro-americano, sia che si trovasse di fronte ad un pubblico di neri che di fronte ad un pubblico di bianchi, sia che si trovasse in una prestigiosa sala da concerto sia in un cabaret.

Ellington conseguì anche un vasto successo commerciale: persino a metà degli anni Sessanta, quando il jazz orchestrale cominciò ad essere adombrato dal bop e dal rivoluzionario rock’n’roll, egli scalò comunque le classifiche con la registrazione di un suo concerto tenutosi nel luglio del 1965 al Newport Jazz Festival.

Un’altra caratteristica di Ellington è che egli ignorava i confini tra repertorio jazz e quello classico: compose infatti numerosi concerti e suite per orchestra, divenendo il primo jazzista a scrivere lavori “lunghi” ed andando oltre lo standard di 3 minuti imposto dalle radio e dalle industrie discografiche.

Nel 1960 Duke registrò Three Suites, con una allegra rielaborazione in chiave jazz dello Schiaccianoci di Ciajkovskij in cui la Sugar Plum Fairy viene ribattezzata Sugar Rum Cherry e la Dance of the Reed Flutes diventa Toot Toot Tootie .

Ma la più grande forza di Duke risiedeva nel suo essere al di sopra delle mode e del momento: egli rimase sempre fedele a se stesso difendendo la sua musica, ma viaggiando sempre verso il cambiamento ed andando costantemente alla ricerca di nuovi spunti.

Duke ha lasciato il segno anche nella storia della musica moderna grazie ad alcune sue memorabili collaborazioni: con Ella Fitzgerald nel 1957, con il pianista Count Basie e il trombettista Louis Armstrong nel 1961, col sassofonista John Coltrane nel 1962.

Se qualcuno fu “Mr. Jazz”, fu Louis Armstrong. (Duke Ellington)

Con la sua orchestra, Ellington girò mezzo mondo: fu a Parigi, a Mosca, in Sud America e perfino nelle isole dei Mari del Sud.

Morì il 24 maggio 1974 che aveva 75 anni. I suoi funerali si svolsero a New York e riunirono quasi 12.000 persone davanti alla cattedrale di Saint Jean.

Pubblicato il: 29/04/2020 da Skatèna