Non andrà tutto bene. Il disagio mentale durante il lockdown in Italia. [Intervista alla Prof.ssa Laura Parolin, Vice-presidente Ordine degli Psicologi]
di Valentino De Luca
Da quando è iniziato il lockdown e siamo rimasti chiusi ognuno a casa propria, molti si sono interrogati sulle conseguenze psicologiche che tale contenzione avrebbe avuto sulla popolazione.
Come un corpo che si protegge dalla malattia infatti, sin da subito si sono attuati meccanismi di difesa più che comprensibili: alcuni motivazionali (gli hashtag #celafaremo, #andratuttobene) altri di coinvolgimento in eventi collettivi per superare l’intimo senso di isolamento (i flashmob delle ore 18 dai balconi).
Eppure, dopo due mesi e mezzo di provvedimenti per contrastare la diffusione del virus, gli effetti non hanno tardato a manifestarsi sulla nostra psiche.
Il mix di ore passate dentro le mura di case spesso anguste e senza balconi, i posti di blocco nelle strade e i droni nei parchi chiusi, il vicino delatore e terrorizzato che urlava a ogni runner o segnalava le eccessive minzioni canine ha creato nella mente di larga parte della popolazione la tempesta perfetta.
Ansia, paura, panico, senso di costrizione e soffocamento, crisi di pianto condite da abbondanti paranoie da controllo e funesti presagi hanno segnato le giornate di tanti cittadini che si sono sentiti non più parte di un contesto sociale, bensì delle monadi recluse.
I social come sempre hanno amplificato un certo tipo di malessere sponsorizzando l’esatto opposto, ovvero che a casa è bello, a casa ti diverti, a casa riscopri i veri valori della vita.
Il filtro “favola” usato dai vari influencer, veri o aspiranti tali, è servito per indorare la pillola da mandare giù a forza: il pane fatto in casa, le sessioni di ginnastica, le lezioni di yoga,la riscoperta intimità col partner, i compiti coi propri figli, le infinite serie tv…
Ma cosa è successo a chi è stato male, psicologicamente male?
Cosa hanno fatto per quasi 3 mesi i bambini a casa, senza poter uscire, senza un parco da frequentare o amichetti con cui giocare?
Il cibo e l’alcool che abbiamo instagrammato ci hanno dato davvero piacere o ne abbiamo abusato per anestetizzare le angosce?
Quando tutto sarà finito, torneremo alla normalità senza conseguenze per la nostra psiche?
Di tutti questi argomenti e di altro ancora abbiamo parlato con la Prof.ssa Laura Parolin, vice presidente dell’Ordine degli Psicologi.
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