VIOLENT FEMMES: “Hallowed Ground”, viaggio spiritual-popolare alle radici del divino musicale
Hey sister, have you heard?
Some people stand like trees, without a word
And what that means is that some people don’t talk…
Sapevate che i Violent Femmes, una delle formazioni più importanti per l’alt-rock e il post-punk made in USA degli anni Ottanta, e il cui nome in slang allude ai trans che si prostituiscono, prima di diventar famosi suonavano pezzi country e folk per strada o nelle coffee-house della propria città, Milwaukee, con strumenti arrangiati e volutamente approssimativi?
Questo accadeva fino a quando un giorno, mentre stavano suonando nei pressi dell’Oriental Theatre (era il 24 agosto 1981), li notò il chitarrista dei Pretenders, James Honeyman-Scott, per cui furono invitati ad aprire una data del celebre gruppo inglese a New York.
Se non conoscete i Violent Femmes, direi che un buon modo per approcciare alla loro musica sia l’ascolto di Hallowed Ground, il loro secondo album del 1984, che traghettò la band
- “
- verso territori più vicini al country-folk in ammollo American gothic, ma sempre con una vena punk e ruvida di fondo“. (Rockol)
- Questo disco rappresenta l’epica del nuovo gotico del sud: perché che si creda o no ci sono fantasmi e spettri che, da sempre, nuotano nel Mississippi. (Zigghio)
- Se “Violent Femmes” aveva (re) introdotto la ballata folk acustica, ricontestualizzandolo in un ambiente punk cattivo e gretto, “Hallowed Ground” segna una svolta sostanziale: immerso in un contesto completamente diverso, il disco ha la forma di un viaggio in una terra ostile, difficile e piena di spiritualità terrena. (Synapsisblog)