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Ricordando Enrico Berlinguer con i Modena City Ramblers: “Due magliette rosse”

Ricordando Enrico Berlinguer con i Modena City Ramblers: “Due magliette rosse”

Ma Enrico Berlinguer disse: “voi dovete andare,
giocate per le madri e il mondo vi starà a guardare,
non avete da temere, entrate a testa alta,
giocate la partita, non dategliela vinta!”.

L’11 giugno del 1984 muore a Padova Enrico Berlinguer, leader del Partito Comunista.

  • Ci sono uomini e donne che con le loro vite hanno rappresentato una speranza collettiva, disegnando sogni, convincendo gli altri a sognare e dirigendo quei sognatori verso un orizzonte comune. Ci sono storie che sono state alla base della formazione culturale del nostro Paese, diventando parte di un senso popolare sul qualche si basa il sentirsi italiani. Enrico Berlinguer è una di quelle storie perché non è stato solo il segretario del Partito Comunista Italiano, non ha rappresentato una speranza solo per la sinistra italiana, ma ha incarnato il sogno di un popolo, quello del PCI, capace di entrare nel presente rompendo con i dogmi e le catene sovietiche e ha incarnato il sogno di un popolo, quello italiano, che voleva rendere democratica e moderna l’Italia. (Claudio Mazzone, Ottopagine.it)

Il mio omaggio a Berlinguer glielo faccio con Due magliette rosse, brano estratto dal doppio album del 2013 Niente di nuovo sul fronte occidentale, il tredicesimo dei Modena City Ramblers.

 

Due magliette rosse, nello Stadio della Morte
Due magliette rosse come sangue nelle fosse
per le donne di Santiago e la loro libertà
sfidarono il potere con grande dignità.
“Pinochet sanguinario, Panatta milionario!”
gridavan nei cortei, nelle piazze e nelle strade,
chidevano a gran voce “non giocate la partita!”,
non colpite quella palla, non dategliela vinta.
Ma Enrico Berlinguer disse: “voi dovete andare,

giocate per le madri e il mondo vi starà a guardare,
non avete da temere, entrate a testa alta,
giocate la partita, non dategliela vinta!”.Nel caldo di dicembre dell’emisfero australe entrarono in quel campo accerchiati dai soldati,
il Generale li guardava in piedi sul gradino,
sprezzante coi baffetti e con gli occhi da assassino.Adriano disse a Paolo “hai portato quella maglia?
Quella rossa, quella bella, oggi noi giochiamo con quella!
Non hai nulla da temere, giochiamo a testa alta,
giochiamo la partita, non diamogliela vinta!”.Due magliette rosse nello Stadio della Morte,
due magliette rosse come il sangue nelle fosse,
per le donne di Santiago e la loro libertà, sfidarono il potere con grande dignità.

Ed alzarono la coppa nello Stadio della Morte,
due magliette rosse come il sangue nelle fosse,
per le donne di Santiago e la loro libertà,
sfidarono il potere con grande dignità.
Sfidarono il potere con grande dignità!

  • 17 Dicembre. Anno 1976. Quattro ragazzi, di allora, in maglietta, calzoncini corti e scarpe da Tennis appunto, permisero oltre che all’Italia di conquistare un Trofeo prestigioso, anche ad un Popolo intero di aver un momento di Speranza seppur nella sconfitta di una partita. Quei ragazzi, quattro, si chiamavano Panatta, Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli. La Partita, Finale di Coppa Davis, Stadio Nacional di Santiago del Cile.
    Chi allora c’era, nel senso di esistere e aver età sufficiente a comprendere, si ricorda benissimo le polemiche, i dilemmi anche politici oltre che di ordine morale, che precedettero ed accompagnarono quell’evento.
    Quella Finale si giocò in un clima terribile vista la situazione politica di quel Paese e le oppressioni al Popolo Cileno ad opera di quella Dittatura fascista che aveva come capo supremo il generale Pinochet. “Si va, non si va”, fu il terribile dilemma. Ma si andò, si decise di andare, anche su “spinta” dello stesso Segretario del PCI di allora Enrico Berlinguer. “Quella Coppa non deve andare a Pinochet” fu un po’ il sunto di quella decisione.
    Non deve aver motivo di gratificazione e sostegno per quella Dittatura.
    La Dittatura, aggiungiamo noi.
    La decisione fu presa dallo stesso Panatta: “Paolo (Bertolucci ndr) domani indosseremo una maglietta rossa”, come racconta lo stesso Panatta.
    Quel “rosso” in mezzo al campo di gioco e così sfrontato, ci piace pensare che divenne almeno in quell’occasione un simbolo di speranza se non di libertà, oltre che il colore del sangue.
    Sangue di tanta e tanta gente, giovani, donne e vecchi, trucidati e massacrati.
    Abbiamo sempre avuto enorme rispetto e stima verso quei Popoli che hanno sofferto ogni genere di atrocità, qualsiasi sia il ‘colore’ o idea che per mezzo del quale si sono effettuate. (AntiWarSongs)

Fonte immagine in evidenza: https://it.wikipedia.org/wiki/Scritti_e_discorsi_di_Enrico_Berlinguer#/media/File:Enrico_berlinguer_imm1.jpg


 

 

Pubblicato il: 11/06/2023 da Skatèna