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Onda Rossa Posse: compie 32 anni “Batti il tuo tempo”

Onda Rossa Posse: compie 32 anni “Batti il tuo tempo”

 

Dalla pagina Facebook di Assalti Frontali (nel 2020 ricorrevano i 30 anni)

15.06.90 – 15.06.2020 ✌️✊✊🏿
Trent’anni fa usciva il vinile di “Batti il tuo tempo” e iniziava la storia discografica del rap in italiano. L’EP conteneva due canzoni da un lato: “Batti il tuo tempo”, “Categorie a rischio” e tre dall’altro: “Quello che siamo”, “Omaggio a Sante”, “A tempo di rap”. Appena uscito dalla fabbrica me lo rigiravo tra le mani e pensavo: “mille copie sono poche, duemila troppe” . Avevamo puntato su duemila. Andarono esaurite subito. Quando lo mettevi su avevi voglia di andare in macchina e sparlarlo a palla coi finestrini abbassati per farlo sentire a tutti. “Batti il tuo tempo” è nato dal basso, nella strada, cantato per la prima volta al Forte Prenestino, imbevuto delle lotte dei centri sociali, tutto il disco è prodotto con una batteria elettronica R8, alcune strumentali americane, linee di basso e chitarra suonate, cercando qualcuno che sapesse registrare e mixare, cosa che allora non sapeva fare praticamente nessuno. Autoprodotto. L’etichetta discografica eravamo sempre noi e portava il nome di Assalti Frontali. Quando uscì, la canzone era già famosa come colonna sonora del movimento studentesco della Pantera. L’avevamo cantata nelle facoltà occupate e alle manifestazioni e come se fosse scoccata all’improvviso l’ora X, il rap aveva fatto irruzione in Italia. Tutti si erano voltati da questa parte. Quelle tre strofe e quel ritornello rappresentano la fine degli anni ‘80 e l’inizio di una nuova era. In Tv dicevano: “E’ il tempo dell’individualismo, del liberismo, della Borsa, la fine di ogni idea di rivoluzione”. Noi rispondevamo: “Questo è il nostro tempo! Batti il tuo tempo! Ripigliati la vita!”. Con un linguaggio e un ritmo irresistibile. Qualcuno ci accusò di essere troppo politici e non in linea con i pionieri. Ma nei fatti, proprio l’interpretazione politica e radicale servì ad accettare la sfida di portare il Rap in Italia. A dare un senso “nel nostro paese” a quel linguaggio, di prossimità, di empatia, di carica, riscatto e vicinanza. A dargli una base sociale e farlo uscire dalla banalizzazione in cui si trascinava. Che poi il sogno di quest’arte è rivoluzionario: opporsi alla violenza della società con la poesia e con il ritmo. E come scrive Valerio Mattioli nel suo “Remoria – la città invertita”: “L’Onda Rossa Posse arrivò “come un ufo”. Dopo è stato diverso. La musica trovò il contenuto. In tutte le città partì il contagio. Fu un’esplosione di creatività. Si poteva fare politica, musica, comunicazione, in un modo nuovo. Dopo l’estate l’Onda Rossa Posse si sciolse. Troppa pressione per un nome importante che veniva da Radio Onda Rossa. Il disco fu lasciato come patrimonio della radio. Noi continuammo come Assalti Frontali.

#assaltifrontali
#rapitaliano

 

Pubblicato il: 15/06/2022 da Skatèna