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Dopo cinque giorni di trattative, il Consiglio Europeo ha raggiunto un accordo per l’approvazione del cosiddetto recovery fund, il pacchetto di prestiti e aiuti a fondo perduto di 750 miliardi di euro per rilanciare l’economia dei Paesi più colpiti dalla crisi scaturitasi con il COVID-19. Dopo mesi in cui il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si era battuto – insieme ai Capi di Governo di altre nazioni europee che hanno costituito una sorta di “fronte mediterraneo” – per l’approvazione di un pacchetto di aiuti dall’Europa, le opinioni si dividono sul risultato ottenuto.
22/07/2020 – di Thais Palermo Buti e Alessio Ramaccioni
Da qualunque parte la si guardi, alla giornata di ieri non si resta indifferenti. Sulla stampa italiana si legge di tutto; Repubblica parla addirittura di “rivoluzione copernicana”, e sostiene che la austerità a tutti i costi sia finita. Il Corriere della Sera, molto più sensato, offre una guida ragionata all’accordo, con tanto di clausole, punti oscuri e trappole.
Appunto, le trappole. Mentre gli europeisti festeggiano, segnalando la portata storica dell’inedita decisione dell’Unione di indebitarsi per finanziare dei trasferimenti tra gli stati membri, gli scettici (non necessariamente euroscettici) guardano con orrore quella che sarebbe stata l’ennesima decisione comunitaria che finirà di smantellare il sistema pubblico – italiano e non solo – a favore della continuità di una politica di privatizzazione e, alla fine, di austerità.
Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? Dipende sicuramente da come lo si guarda. I nodi che restano a seguito dell’approvazione dell’accordo, e la piega che aveva preso l’Unione soprattutto dalla gestione della crisi del debito del 2007/2008 non fanno certo ben sperare. Ma il progetto europeo senz’altro ha retto, e forse la crisi attuale, nata non da una bolla finanziaria ma da un virus tanto più letale quanto più è debole un sistema sanitario, potrebbe rivelarsi un antidoto utile nelle future decisioni sul ruolo dello Stato nel rilancio di un Paese.
Il tema è complesso e pieno di sfumature, e non si esaurisce in un articolo o una trasmissione. Ma a Blocknotes di ieri lo abbiamo iniziato ad affrontare, con quattro ospiti che rispecchiano l’ottimismo e il pessimismo che l’approvazione del recovery fund ha generato.
Il podcast è scaricabile in questo link.
Letture consigliate:
C’è un accordo per il Fondo per la ripresa (Il Post)
Recovery fund, la guida ragionata all’accordo: clausole, punti oscuri (e trappole) (Corriere)
Prendersela con gli olandesi (Il Post)
Un accordo storico e una sfida per l’Europa (Internazionale)
Da oggi in poi ci governa Berlino (Contropiano)
Quel buco nero fiscale che vorrebbe decidere dell’Europa (Left)
Pubblicato il: 22/07/2020 da Thais Palermo