Le donne ci hanno salvato da Donald Trump?
Le elezioni USA sono finite. Ora si iniziano ad analizzare i dati e a confrontare le previsioni con la realtà. E se i giovani appaiono come i grandi araldi del anti-trumpismo, alle donne è toccato l’arduo e costante lavoro di costruire e sorreggere l’impalcatura che ha portato il partito Democratico alla vittoria.
09/11/2020 – di Thais Palermo Buti
Ora che ci siamo liberati di Donald Trump almeno per i prossimi quattro anni, possiamo iniziare ad analizzare più tranquillamente le previsioni fatte per le elezioni statunitensi e confrontarle con la realtà. Non tutte le proiezioni si sono verificate, a cominciare dallo stacco – dato al minimo di 8% – di Biden rispetto a Trump. E finché il conteggio totale arriva a termine, il che darà agli analisti politici ed esperti qualche elemento in più per capire come si è comportato l’elettorato, dobbiamo affidarci alle opinioni degli studiosi.
Quello che si sa è che più di 150 milioni di elettori si sono presentati alle urne, e hanno segnato la più alta affluenza in oltre un secolo. Circa 74 milioni di statunitensi hanno votato per Joe Biden, mentre il presidente uscente (che lui voglia o no) è comunque arrivato a 70 milioni di voti. Ma chi sono queste persone? Che gruppi rappresentano, in termini demografici?
Per ora, alcuni esperti sostengono che certe tendenze di massima tra coloro che hanno votato per i due candidati sono evidenti. Ma sembra che una delle grandi aspettative, quella di un “gender gap” mai visto prima d’ora – con le donne che avrebbero votato in massa per il democratico – non si sia verificato. Ad ogni modo, se fossero soltanto le donne a votare, Trump avrebbe perso con ancora più margine. Charles H. Stewart, professore di scienze politiche e fondatore dell’Election Data and Science Lab del MIT, in un intervista al Guardian, sostiene che c’è stato un “leggero ampliamento” del voto femminile, con il 56% delle donne che hanno votato per Biden contro il 43% per Trump. Le proiezioni davano questo gap al 23% addirittura. Tra gli uomini i due candidati sarebbero quasi in pareggio.
Neanche l’elettorato più anziano si sarebbe spostato di molto rispetto al 2016. “Contrariamente a quanto previsto da alcuni sondaggi, gli exit poll non mostrano un ‘drammatico esodo da Trump’ tra le persone anziane”, ha detto Stewart. Il 51% degli over 65 avrebbe votato Trump nelle ultime elezioni, mentre nel 2016 i numeri erano poco più alti (52%). Stando alle analisi dello studioso del MIT, la grande evidenza che sorge da una prima analisi è il ruolo dei giovani, che sono stati i veri araldi dell’anti-trumpismo di queste elezioni.
Poi ci sono le analisi che evidenziano le differenze basate sull’aspetto razziale. A livello nazionale, Trump avrebbe preso circa il 57% dei voti dei bianchi – anche se con enormi variazioni a seconda dello stato, legate a fattori come l’istruzione ed età. Invece afroamericani, latinoamericani e asiatici avrebbero votato con forza per Joe Biden, sostiene il professore di scienze politiche presso l’Università della California, Louis DeSipio. Stando a questa analisi, il comportamento dei cubani e venezuelani della Florida – che hanno contribuito a dare la vittoria a Trump nello stato – non rappresenterebbe la tendenza degli elettori latinoamericani, e resterebbe isolato. Per DeSipio, comunque, la scelta di questa parte dell’elettorato ‘latino’ segna un “ritorno al campo repubblicano”, dopo un crescente spostamento verso i democratici, dal 1996. Un comportamento, sostiene il professore, “interessante e che richiederà un po’ di attenzione”.
Un altro ritaglio che emerge nelle analisi dell’elettorato è quello del livello di istruzione. Per la direttrice del Center for Information and Research on Civic Learning & Engagement (Circle) presso la Tufts University, Kei Kawashima-Ginsberg, i giovani più istruiti hanno votato Biden. Secondo i dati analizzati da Kawashima, tra i giovani elettori, soltanto quelli della zona rurale o residenti in piccole città, e che per lo più non erano andati al college hanno preferito il repubblicano: 51% contro il 46% che ha votato Biden. Invece tra i laureati delle stesse zone, Biden ha vinto con 52% rispetto al 44% ottenuto da Trump.
Il repubblicano avrebbe ottenuto più voti anche tra gli elettori con reddito familiari superiore a 100.000 dollari all’anno. “Il più grande cambiamento demografico” per alcuni analisti, dovuto ai tagli fiscali e alle misure di deregolamentazione approvati da Trump, di cui beneficano prevalentemente i ricchi. Come a dire che, per queste persone, al netto delle guerre ideologiche, del futuro de Paese nella scacchiera mondiale, o delle misure di contenimento contro la pandemia da Covid-19, quello che conta sono i soldi in tasca che sono riusciti ad accumulare.
Il ruolo delle donne nella vittoria di Joe Biden
Come raccontato dal giornale brasiliano Folha de São Paulo, durante la sua campagna elettorale, Trump si è rivolto alle donne in due modi esagerati. In alcuni casi ha adottato un tono da fidanzato che chiede una chance. “Per favore, donne di periferia, dovreste amarmi“, ha detto in una manifestazione in Florida. In altri, si è mosso con fare aggressivo contro le avversarie. In un evento nel Michigan il 17 ottobre, ha criticato la governatrice dello stato, la democratica Gretchen Whitmer. Poi i suoi sostenitori hanno gridato “arrestatela”, e lui ha indossato con un “arrestateli tutti”. Giorni prima, l’FBI aveva arrestato due gruppi di uomini accusati di escogitare un piano per rapire la governatrice.
Non sappiamo ancora se e in quale misura le tattiche di Trump lo hanno aiutato ad attirarsi le elettrici. I sondaggi mostravano un rifiuto sempre maggiore delle donne nei confronti del presidente uscente, in una tendenza che potrebbe essergli costata la rielezione. Secondo alcuni sondaggi pre-elettorali, il vantaggio di Joe Biden andava da un 14% (Economist / YouGov) a un 23% (New York Times / Siena College), passando per un 19% informato dalla, pur storicamente repubblicana e allineata a Trump, Fox News. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, la differenza tra le latinoamericane e le afrodiscendenti era ancora più schiacciante: rispettivamente 44 e 85 punti percentuali di vantaggio per il democratico.
Anche se bisognerà aspettare per capire dove Trump è riuscito comunque a fare leva sull’elettorato femminile, fatto sta che la preferenza femminile per i Democratici è via via cresciuta, soprattutto dopo alcuni cambiamenti nella piattaforma repubblicana a partire dagli anni 80. Da allora, il partito ha difeso sempre di più il divieto di interrompere la gravidanza, e ha ritirato il sostegno a molte misure di promozione dell’uguaglianza di genere, specie durante l’amministrazione di Ronald Reagan (1981-1989).
Tatiana Teixeira, ricercatrice presso l’ente brasiliano di ricerca INCT-INEU (Instituto Nacional de Ciência e Tecnologia para os Estudos sobre os EUA), afferma che il tentativo reiterato di revocare l’Affordable Care Act (noto come Obamacare) e di limitare l’accesso ai servizi sanitari – come l’assistenza prenatale e il controllo delle nascite – è stato indicato dai movimenti sociali e dalle organizzazioni come una “minaccia alle conquiste ottenute“, e avrebbe fatto la differenza nella scelta del candidato da parte delle donne.
Trump ha concentrato la sua campagna sulle donne bianche di classe media, alle quali si rivolgeva come le “casalinghe”. È pur vero che le donne bianche lo hanno aiutato a vincere nel 2016, ma le elezioni di medio termine del 2018 hanno iniziato mostrare un cambio di tendenza. Allora, tra le laureate, il 59% aveva votato per i Democratici (contro il 49% nel 2016). Non per caso quindi Trump ha cercato di aumentare i consensi tra le donne evangeliche e meno istruite, che si trovano soprattutto nell’interno del Paese. La campagna del repubblicano contro l’aborto, e la nomina del giudice conservatore Amy Coney Barrett alla Corte Suprema rientrerebbe in questa strategia.
Ma anche l’evoluzione dell’universo di elettori sarà costata a Trump la rielezione, come si è già visto con i voti dei giovani. La partecipazione di donne nere e latine è in aumento. Secondo i dati del Pew Research Center, se nel 2010 il 72% delle elettrici erano bianche, il numero è calato al 67% nel 2018. E così, tra le donne afrodiscendenti e ispaniche, si è passati da un 22% a un 26% del totale – che rappresentano ben 22 milioni di voti in più. Come tra l’altro si è visto dall’affluenza delle ultime elezioni e dalle prime analisi realizzate, l’aumento dell’elettorato è costituito da giovani elettori, ma anche da donne single e da minoranze razziali ed etniche. E le donne di questi gruppi tendono a votare in numero maggiore rispetto agli uomini neri e latini. Inoltre le giovani donne sono tendenzialmente più impegnate nella ricerca della parità di genere e nella lotta al razzismo rispetto agli uomini.
Al di là dei dati demografici che emergeranno dalle ultime elezioni statunitensi, e della possibilità che Trump sia riuscito ancora a calamitare parte dell’elettorato femminile, la verità è che, come sostiene la giornalista palestinese Rula Jebreal, Joe Biden deve molto della sua vittoria alle donne. La road map è infatti iniziata nelle piazze, con le donne che nel 2017, all’indomani dell’insediamento di Donald Trump, hanno organizzato la Women’s march on Washington. La manifestazione, estesasi poi a diverse città nei Paesi più lontani, ha visto milioni di donne scese per strade contro la tracotanza del neo presidente eletto e le politiche anti diritti che prometteva di portare avanti. A quella sono seguite molte altre mobilitazioni e movimenti, e dal MeeToo al Black Lives Matter, le donne sono state sempre al centro della resistenza e delle richieste di un Paese più inclusivo e paritario. Che vincano i democratici o i repubblicani, quello delle donne è un eterno ‘work in progress’. E questa volta non sarà diverso.
Pubblicato il: 09/11/2020 da Thais Palermo