Mozart – “Lacrimosa” (Requiem 1791): dirige Herbert von Karajan
di Skatèna
Nella sua opera del 1815 Vite di Haydn, Mozart e Metastasio, Stendhal parla di un anonimo e misterioso committente che si presentò alla porta di Mozart nel cuore della notte con una maschera di carnevale e un mantello scuro, incaricandolo di comporre in quattro settimane una messa di requiem, dietro compenso di cinquanta ducati. Mozart, che purtroppo era ammalato ed era caduto in disgrazia, accettò, ma quando le forze cominciarono a mancargli e si rese conto, nello stesso tempo, di non riuscire a capire chi fosse quell’uomo, si convinse che fosse un emissario dell’aldilà che lo avesse incaricato di scrivere la messa di requiem per se stesso. Inoltre, allo scadere delle quattro settimane, quell’uomo si presentò per ritirare la composizione, che però Mozart non aveva ancora completato. Così, nonostante i sospetti del musicista, gli offrì altri cinquanta ducati e altre quattro settimane di tempo: inutili, poiché Mozart morirà lasciando l’opera incompiuta.
- In questo momento di miracolosa genialità Mozart, usando le parole della liturgia, racconta il dramma della vita. Descrive l’esistenza com’è: errori (reus), che determinano lacrime ora e perciò in eterno (lacrimosa). A rompere questo destino, che produce solo macerie (favilla) e ci trasforma in condannati, può essere solo un immeritato perdono (parce). Implorato. E dato. Solo se Dio mi risparmia, mi salva, solo se è possibile chiedere a qualcuno il perdono, essendo certi che può darlo, nonostante i nostri errori, la colpa non schiaccia più. Resta, ma non è l’ultima parola. Allora la cupezza, realisticamente giustificata, dell’uomo, si apre a una luce che fa nuovo tutto. La paura lascia il posto alla serenità di chi si sente abbracciato. Le lacrime, se c’è qualcuno che mi perdona, non sono più terribili. (Fonte: cinquepassi.org)