Paolo Conte e “i ragazzi scimmia del jazz”
Pochi capivano il jazz
Troppe cravatte sbagliate
Ragazzi-scimmia del jazz
Così eravamo noi, così eravamo noi
di Karol Lapadula
Oggi compie 84 anni l’ex avvocato di Asti Paolo Conte, uno degli ultimi cantautori italiani della vecchia generazione che sin da giovane s’innamorò della musica e in particolare del jazz di musicisti come Duke Ellington e Lester Young.
- Nell’arte di Conte si susseguono melodie lente ad altre frenetiche, poesie narrate nel tono cupo e sentimentale da gangster dal cuore puro che non ha lasciato indifferente il pubblico d’Oltralpe. (MAMe Estetica Metropolitana)
Il mio omaggio a un autore unico nella tradizione musicale e cantautoriale italiana glielo faccio con Sotto le stelle del jazz, brano di punta del suo album Paolo Conte del 1984.
Nella canzone, gli amanti del jazz sono definiti “ragazzi scimmia del jazz“.
- L’espressione “monkey man”, che ha tra l’altro dato il titolo a canzoni incise da Leadbelly, Big Bill Broonzy, Rolling Stones, Specials, David Byrne e persino Clint Eastwood, è tipica della cultura jazz e blues. In origine indicava afroamericani di pelle particolarmente scura, non di rado guardati con una certa sfumatura di razzismo all’interno delle stesse comunità nere. Già all’inizio del secolo, in un brano del leggendario bluesman Robert Johnson, “Steady rollin’ man”, col termine “monkey man” si indica un insidioso rivale in amore del cantante. Quando i bianchi si accostano alla musica dei neri, si fanno l’idea che i “ragazzi scimmia” siano i ballerini jazz dalle movenze più agili e, per l’appunto, scimmiesche. (Galleria della Canzone)
La mia scoperta del jazz è stata progressiva. Prima c’è stato l’apporto dei miei genitori, giovani e patiti di sonorità nuove, poi una scelta personale, istintiva. Compravo dischi senza quasi sapere di che si trattasse. Ascoltandoli, mi veniva voglia di sapere di più, conoscerne altri e così colmare le mie lacune. Ancor oggi vado alla ricerca di dischi che non conosco. Nel 1960 sono andato in Norvegia per partecipare a un concorso sul jazz. Mi sono piazzato al terzo posto. Ancor oggi potrei benissimo scrivere come critico specializzato di jazz e storia del jazz. Specie quella degli anni Venti. La mia passione per gli anni Venti deriva dalla convinzione che quelli sono stati gli anni di una rivoluzione culturale totale, cioè estesa a tutte le discipline artistiche. Per buona parte, l’espressione musicale di quegli anni fu il jazz. Purtroppo la letteratura jazz se ne dimentica, per volgersi quasi esclusivamente intorno al be bop. Peccato.
Pubblicato il: 06/01/2021 da Skatèna