Morto il rapper DMX: era in coma per overdose. La famiglia: “Era un guerriero”
Ho imparato che dovevo affrontare le cose che mi ferivano. Non avevo qualcuno con cui parlare. Nei quartieri nessuno vuole ascoltare. Parlare dei tuoi problemi è considerato un segno di debolezza. Invece è la cosa più coraggiosa che puoi fare.
di Karol Lapadula
La star dell’hip hop Dmx, al secolo Earl Simmons, candidato ai Grammy e disco di platino 4 volte col suo album di debutto “It’s Dark and Hell is hot” (1998), è morto ieri 9 aprile: aveva 50 anni.
Era stato ricoverato il 2 aprile in un’ospedale a New York per un attacco di cuore provocato da un’overdose e per questo era entrato in coma.
Da anni era tossicodipendente e diverse volte era stato costretto a cancellare date di concerti in seguito a ricoveri in centri di disintossicazione.
A dare la notizia della sua morte è stata la sua famiglia, che di lui ha detto:
“Earl era un guerriero che ha combattuto fino alla fine. Amava la sua famiglia con tutto il cuore e apprezziamo il tempo che abbiamo trascorso con lui. La sua musica ha ispirato innumerevoli fan in tutto il mondo e la sua eredità iconica vivrà per sempre“.
DMX era cresciuto nella periferia di New York, negli Yonkers, e la sua infanzia non era stata affatto facile, tra abusi fisici e abbandono da parte dei genitori. Finì anche in galera. Ma la musica e l’hip hop furono la sua salvezza. Iniziò come dj, infatti il suo nome d’arte deriva dalla drum machine digitale Dmx, ma è anche l’acronimo di “Dark man X”.
Pubblicato il: 10/04/2021 da Skatèna