#SondaggioRCA – Band italiane anni ’90: fai la tua scelta
di Matteo Giacchè
Quando si parla di musica italiana, se si cercano dei riferimenti qualitativi, si prende spesso in causa il cantautorato. A buon diritto, sia chiaro. D’altronde nessuno ci restituirà il primo Venditti, ma soprattutto De Andrè o Lucio Dalla. Eppure l’Italia è un’eccellenza musicale anche al di fuori della produzione dei nostri cantautori. Ci sono tante isole felici nello scenario delle band nostrane, ma forse oggi si è perso un po’ il senso della gavetta, con i talent che confezionano fenomeni, dal look ai testi (seppur con qualche risultato dignitoso, ogni tanto), privandoci di quell’esperienza che rende i live sporchi, grezzi e improvvisati. Non è difficile fare mente locale su quali siano le formazioni che più si sono distinte per creatività, sonorità, testi. Ciò che è davvero difficile è limitare il campo e sceglierne solo una.
LITFIBA
A proposito di gavetta, tra esordi in spazi angusti, piccoli palchi e realtà locali, i Litfiba ne hanno fatta eccome. Senza nascondere le influenze del punk e della new wave, la band di Ghigo Renzulli è riuscita a creare un sound dalle chiare derivazioni, ma di incontestabile freschezza. La voce di Piero Pelù è diventata il marchio di fabbrica con cui il gruppo fiorentino si è distinto partendo proprio dalla Toscana, insieme ai Diaframma.
Dischi d’oro, premi della critica e personalità da vendere già dagli esordi: con la Trilogia del Potere i Litfiba ci consegnano dischi impegnati, con temi importanti e di altissima qualità esecutiva. Uscito sul finire del 1986, 17 re, secondo capitolo della trilogia, palesa tutta la capacità espressiva della band, con lavori come Re del Silenzio, Apapaia e quel capolavoro di Pierrot e la Luna.
Poi una carriera lunghissima, costellata di alti e bassi, sia a livello musicale che di equilibrio tra i membri della band, senza però perdere il loro posto tra le migliori formazioni del nostro panorama.
Litfiba – Pierrot e la Luna (1986)
https://www.youtube.com/watch?v=PMhlKzt2rG8
AFTERHOURS
Gran parte di quello che c’è di buono in Italia attualmente, passa per i vari membri degli Afterhours sparsi qua e là, tra Calibro 35, colonne sonore e progetti solisti di grande sperimentazione. Ma l’anima di questi musicisti trova la sua massima forma espressiva nella band capitanata da Manuel Agnelli.
Esordiscono in lingua inglese nel 1988, pubblicando tre album nel giro di cinque anni, senza mancare l’appuntamento con le soddisfazioni. Poi, nel ’95, esce il primo lavoro cantato in italiano: Germi. Il disco contiene le traduzioni di alcuni brani del precedente Pop Kills Your Soul, ma soprattutto contiene l’anima degli Afterhours così come li conosciamo oggi: trasgressivi, potenti, ma anche molto profondi. Oggi Agnelli e compagni sono la vecchia guardia, ma non hanno mai abbassato l’asticella, pubblicando una serie di album di una bellezza indescrivibile.
Afterhours – Dentro Marylin (1995)
https://www.youtube.com/watch?v=0L-hQYv3IcA
MARLENE KUNTZ
Nati nel ’90, fanno il loro debutto discografico quattro anni dopo con Catartica, grazie a Gianni Maroccolo che nei vari passaggi tra Litfiba, CCCP e CSI, trova anche il tempo di scoprire la band di Cristiano Godano. Già dal primo album i musicisti di Cuneo sfornano brani che diventeranno le loro pietre miliari. Tra tutti Trasudamerica e Nuotando Nell’aria. Da qui in poi tanta, tanta qualità: il duetto con Skin ne La Canzone che Scrivo per Te, fino alla collaborazione con PJ Harvey e Warren Ellis per la realizzazione del quinto album: Senza Peso.
Riconosciuti sia in Italia che all’estero, i Marlene Kuntz hanno costellato i tre scorsi decenni di brani intimi e live indimenticabili, prendendosi anche il lusso di avventurarsi, con risultati eccezionali, in una cover di Impressioni di Settembre.
Marlene Kuntz – Nuotando Nell’aria (1994)
https://www.youtube.com/watch?v=zoJmGVS-FLs
C.S.I.
Fatta eccezione per gli Afterhours, un denominatore comune per le band presenti in questo sondaggio è Gianni Maroccolo. Insieme a Francesco Magnelli si unisce a Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni degli ormai ex CCCP, fondando il Consorzio Suonatori Indipendenti. La collaborazione tra i quattro risale già ai tempi di Epica Etica Etnica Pathos, e il feeling tra loro è chiaro già dal primo album: Ko de Mondo (1994).
Vantando tra le loro fila gente del calibro di Giorgio Canali, il Consorzio ci ha regalato dischi di grande bellezza, sempre toccando tematiche importanti e con la solita qualità esecutiva. Hanno grinta, esperienza, sono sfacciati e indiscutibilmente godibili.
Ci sarebbe molto altro da dire, sui C.S.I., e su molte altre band italiane. Ma come direbbe il buon Ferretti: “no, non ora, non qui”.
C.S.I. – Forma E Sostanza (1994)
https://www.youtube.com/watch?v=SBXzMncaHvI
A voi la scelta: quale tra queste band italiane degli anni ’90 preferite?
Pubblicato il: 09/05/2021 da Matteo Giacchè