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Francesco Mascio e Pejman Tadayon a Valori in Corso del 1.4.2022

Francesco Mascio e Pejman Tadayon a Valori in Corso del 1.4.2022

Musica senza frontiere nella puntata di venerdì 1 aprile in diretta dalle 12 con Ludovica Valori. Partiamo con il nuovo album del chitarrista Francesco Mascio, My standards (Birdbox Records, 2022), e a seguire il musicista e pittore iraniano Pejman Tadayon con Non siamo sufi (Squilibri, 2022).

mystandards

Uscito il 21 marzo, l’album My Standards vede il chitarrista Francesco Mascio accompagnato da un quintetto di tutto rispetto ed è pubblicato dalla Birdbox Records, nuova etichetta discografica che si è già distinta per il particolare dinamismo nei lunghi e difficili mesi della pandemia, riuscendo con la rassegna Jazz Just Like This a portare 22 nomi della musica jazz internazionale su piattaforme digitali. Nonostante il titolo, l’album non contiene Standards nel consueto senso del termine: tutti i dieci brani infatti sono stati scritti da Mascio, un artista che ha da sempre abituato il suo pubblico a una certa poliedricità tipica del suo “jazz crossover”, che anche in questo album si manifesta attraverso il sapiente utilizzo di numerose influenze di stile quali latin, world, soul, free, classica.

Con disinvoltura si passa dal bellissimo tema in guitar solo di “Notes from the Heart” molto vicino alla tradizione folk americana, a prepotentemente etnico di “Esharef’s Moment”, al soul di “Black Mama”, mentre il brano “Soul of New York” porta il jazz contenuto in questo progetto verso una libertà armonica e sonora post free. Se è vero che le nuove frontiere del jazz contemporaneo sono legate all’esplorazione di nuovi elementi legati al ritmo, quello di Mascio è un album necessario per comprendere come la  commistione dei generi renda la pluripotenzialità di una musica che può fare tutto: dall’accompagnare un film di Clint Eastwood – come ha detto Umberto Fiorentino- a solleticare il concept dell’improvvisazione radicale, sempre portando in viaggio l’anima e cullandola con una chitarra intonata a 432 Herz.

pejman

Pejman Tadayon

Artista poliedrico, diviso tra musica e pittura, Pejman Tadayon come compositore e musicista si presenta con un nuovo progetto in cui risuona la sua stessa condizione esistenziale, sospesa come un ponte tra culture diverse. Nativo di Esfahan, città d’arte iraniana, e arrivato in Italia ancora giovane, si è formato infatti nella ricchezza della tradizione persiana che ha avuto poi modo di confrontare con le molteplici suggestioni raccolte lungo la sua permanenza in Occidente. Non siamo sufi, pubblicato da Squilibri, si prospetta pertanto come l’omaggio che un artista rivolge alla sua stessa formazione, con la trasposizione in musica di alcune poesie di quattro grandi mistici persiani come Rumi, Omar Khayyam, Hafez e Saadì: musiche originali ma eseguite con gli strumenti classici della tradizione persiana in modo da rievocare le sonorità più pertinenti a quei versi, peraltro cantati in farsi ma tradotti in italiano nei testi per facilitarne la comprensione.

Registrato “in solitaria” durante i mesi del primo lockdown, il disco è impostato sulla musica tradizionale persiana che abbraccia una pluralità di paesi, dall’Iran all’Armenia, e risente, dunque, delle declinazioni locali che i singoli popoli hanno dato a questa musica, con influenze che arrivano anche dal mondo greco e bizantino. Non siamo sufi è animato anche dalla stretta connessione tra musica, poesia e pittura, secondo suggestioni radicate nella cultura persiana ma ravvivate dalla lettura di Kandinsky, Lo spirituale nell’arte, in un autore come Pejman Tadayon convinto che “Oriente e Occidente possano incontrarsi e conoscersi profondamente” anche se non ha che la musica e la pittura per dimostrarlo. I suoi quadri, del resto, sono quadri sonori che hanno la peculiarità di poter essere suonati alla stregua di qualsiasi altro strumento a corde.

Stringendo in un solo abbraccio sensoriale il lettore/ascoltatore, nella successione di quadri e brani musicali si va così delineando un percorso lungo il quale si svela progressivamente una verità più profonda, affidata alle pagine forse più significative della tradizione sufi: un sentimento di estraneità, ad ogni appartenenza rigidamente intesa, è indispensabile per vivere in piena libertà.

 

VALORI IN CORSO con Ludovica Valori
Ogni venerdì dalle 12 alle 14 e in replica il giovedì alle 12
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Pubblicato il: 30/03/2022 da Ludovica Valori