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A Torpignattara un murale di Carlos Atoche celebra la diversità culturale

A Torpignattara un murale di Carlos Atoche celebra la diversità culturale
Il pittore comunica quello che scopre ogni giorno. La mia è una ricerca intimistica. Una terapia. Un foglio di un diario su cui scrivo ciò che penso. (Carlos Atoche)
Questo è per me uno dei murales più belli che siano mai stati realizzati a Roma: si intitola Canzone per una Sirena, ricopre integralmente un piccolo palazzo a due piani sito all’incrocio tra via Pietro Rovetti e via di Tor Pignattara, ed è stato creato nel 2016 dallo street artist di origini peruviane Carlos Atoche.
  • Carlos Atoche vive e lavora a Roma, città a cui ha donato, negli ultimi dieci anni, numerose opere disseminate sui muri e le serrande, lungo le strade della periferia o all’interno di centri sociali e fabbriche abbandonate. Con lo zaino pieno di colori sulle spalle, portando avanti la filosofia dell’artista-mochilero, Atoche ha sparso per l’Italia, l’Europa e Paesi come Marocco, Cina, Perù e Vietnam, capolavori inconfondibili per i loro richiami al mondo classico e rinascimentale, fusi alla sua doppia origine, andina e mediterranea, e alle influenze culturali acquisite durante il viaggio. L’impegno sociale e l’importanza dell’arte pubblica sono, per l’artista, due aspetti fondanti del suo lavoro insieme alla libertà espressiva. (www.carlosatoche.com)
Il processo di costruzione di Canzone per una Sirena è stato particolarmente complesso in quanto ha coinvolto a diversi livelli il quartiere di Torpignattara, dal concept fino alla produzione.
L’idea è nata da un’inquilina del palazzo ove insiste il murale, Maura Crudeli, che voleva fosse realizzato sulle sue facciate e per questo si era rivolta al Comitato di Quartiere Torpignattara per la parte logistico-amministrativa.
Dopo alcune proposte andate a vuoto, ci si convinse per l’attuazione di un’opera che rappresentasse “la diversità” che tuttora vive non solo all’interno del condominio di via Rovetti, ma caratterizza tutta la zona, che è una versa e propria piccola enclave interculturale.
Così Atoche ha dato vita a
  • una sorta di antiquarium di opere dell’arte e dell’ingegno umano provenienti da diverse parti del mondo e da diverse epoche. Carlos ha deciso di immergere queste opere nel mare, come fossero la testimonianza ritrovata di un’antica civiltà, di un luogo metafisico in cui spazio e tempo si annullano. L’acqua diventa allora quella materia sottile che annulla le distanze, e ogni cosa, in questo mosaico, trova il suo posto ed è vicina all’altra in quanto espressione dell’umanità, nonostante sia lontana geograficamente, culturalmente e cronologicamente. Una piccola grande metafora del quartiere di Torpignattara, che proprio nella complessità e diversità della sua composizione sociale e culturale fonda una parte importante della sua storia e della sua identità. (Eco Museo Casilino)

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Dalla pagina Facebook di Carlos Atoche.”Why couldn’t the sea, in its unknown depths, preserve the enormous specimens of life from another age: the sea that never changes, while the earth’s crust changes continuously?” (Jules Verne).

Di seguito, un video con un’intervista a Carlos Atoche sulla sua ultima opera The Temple of Migrant Cultures realizzata sempre a Torpignattara (di fronte al palazzo decorato di cui ho parlato supra):


[Fonte immagine in evidenza: Eco Museo Casilino]


 

Pubblicato il: 18/06/2023 da Skatèna