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LA BOTTEGA DEL FORNO con FABRIZIO FORNO

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LA BOTTEGA DEL FORNO con FABRIZIO FORNO

PALAZZO BONAPARTE OSPITA LA MOSTRA PIù ATTESA DELL’ANNO, QUELLA DEDICATA AD EDVARD MUNCH.

PALAZZO BONAPARTE OSPITA LA MOSTRA PIù ATTESA DELL’ANNO, QUELLA DEDICATA AD EDVARD MUNCH.

DA OGGI APRE AL PUBBLICO LA GRANDE MOSTRA “MUNCH. IL GRIDO INTERIORE”.

DALL’11 FEBBRAIO 2025 PALAZZO BONAPARTE OSPITA LA MOSTRA PIù ATTESA DELL’ANNO, QUELLA DEDICATA AD EDVARD MUNCH.

OLTRE CENTO CAPOLAVORI PRESTATI ECCEZIONALMENTE DAL MUNCH MUSEUM DI OSLO, PER UNA STRAORDINARIA RETROSPETTIVA CHE RACCONTA L’INTERO PERCORSO DI UNO DEGLI ARTISTI PIù AMATI DEL MONDO, E ANCHE PIù DIFFICILI DA VEDERE.

REDUCE DAI SUCCESSI MILANESI, DOVE HA REGISTRATO UN RECORD ASSOLUTO, LA MOSTRA GIUNGE A ROMA NELLA SPLENDIDA CORNICE DI PALAZZO BONAPARTE, SEMPRE PRODOTTA E ORGANIZZATA DA ARTHEMISIA, CHE APRE COSì I FESTEGGIAMENTI PER IL SUO VENTICINQUESIMO ANNIVERSARIO.

“MUNCH. IL GRIDO INTERIORE”
11 FEBBRAIO – 2 GIUGNO 2025
PALAZZO BONAPARTE
PIAZZA VENEZIA, 5 – ROMA

Sono passati decenni dall’ultima mostra dedicata a Munch a Roma; sebbene sia uno degli artisti più amati nel mondo – l’unico ad avere “generato” un emoticon con la sua opera più nota, /L’Urlo/ –, è anche uno degli artisti più difficili da vedere rappresentato nelle mostre perché la quasi totalità delle sue opere sono custodite al Munch Museum di Oslo che, eccezionalmente, ha acconsentito ad un prestito senza precedenti.

E così DALL’11 FEBBRAIO 2025, a PALAZZO BONAPARTE di ROMA sarà possibile ammirare CENTO CAPOLAVORI di Edvard Munch, tra cui le iconiche /La morte di Marat/ (1907), /Notte stellata/ (1922–1924), /Le ragazze sulponte/ (1927), /Malinconia/ (1900–1901), /Danza sulla spiaggia (1904),/ nonché una delle versioni litografiche de /L’Urlo/ (1895).

La mostra, che ha avuto una precedente tappa a Palazzo Reale di Milano dove ha registrato un record assoluto di visitatori, racconta l’intero percorso artistico di Munch, dai suoi esordi fino alle ultime opere attraversando i temi a lui più cari, collegati gli uni agli altri
dall’interpretazione della tormentata essenza della condizione umana.

La mostra /MUNCH. IL GRIDO INTERIORE/ è prodotta e organizzata da ARTHEMISIA.
/“Siamo onorati ed orgogliosi di aver potuto realizzare questo grandioso progetto/ – commenta IOLE SIENA, Presidente di Arthemisia – /in collaborazione col Munch Museum di Oslo. Munch mancava da molti decenni in Italia e il grande successo riscosso nella prima tappa a Milano ci ha confermato quanto grande sia l’amore del pubblico verso questo artista immenso, capace di darci emozioni fortissime.”/

La mostra, curata da PATRICIA G. BERMAN, una delle più grandi studiose al mondo dell’artista, con la collaborazione scientifica di COSTANTINO D’ORAZIO, è realizzata in collaborazione col MUSEO MUNCH DI OSLO.

/Main partner/ della mostra è FONDAZIONE TERZO PILASTRO – INTERNAZIONALE, con Poema.

La mostra gode del patrocinio del MINISTERO DELLA CULTURA, della REGIONE LAZIO, del COMUNE DI ROMA – ASSESSORATO ALLA CULTURA, della REALE AMBASCIATA DI NORVEGIA A ROMA e DEL GIUBILEO 2025 – DICASTERO PER L’EVANGELIZZAZIONE.

La mostra vede come /sponsor/ GENERALI VALORE CULTURA e STATKRAFT, /special partner/ RICOLA, /mobility partner/ ATAC e FRECCIAROSSA TRENO UFFICIALE, /media partner/ LA REPUBBLICA, /hospitality partner/ HOTEL DE RUSSIE e HOTEL DE LA VILLE, /sponsor tecnico/ FERRARI TRENTO e /radio partner/ DIMENSIONE SUONO SOFT.

Ad arricchire la mostra, è previsto un ricco palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell’artista e ad espandere i temi delle sue opere.

EDVARD MUNCH (NORVEGIA, 1863 – 1944)
Tra i principali artisti simbolisti del XIX secolo e anticipatore
dell’Espressionismo, artista dalla vita segnata da grandi e precoci dolori,
Munch fin da subito è stato in grado di instaurare col suo spettatore
un’immediata empatia, facendo percepire, oltre che vedere, la sofferenza
e l’angoscia raffigurate.
La perdita prematura della madre a soli 5 anni e della sorella, la morte
del padre e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen sono
stati il materiale emotivo primigenio sul quale l’artista ha cominciato a
tessere la sua poetica, la quale si è poi combinata in maniera
originalissima, grazie al suo straordinario talento artistico, con la sua
passione per le energie sprigionate dalla natura.
I suoi volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l’uso potente del
colore, la necessità di comunicare dolori indicibili e umanissime angosce
sono riusciti a trasformare le sue opere in messaggi universali e Munch uno
degli artisti più iconici dell’Ottocento.
Sgomento, visioni, violenza emotiva si tradussero in immagini potenti,
dall’emotività a volte diretta, altre soffocata, reiterate con
l’intento ossessivo di riprodurre il più fedelmente possibile
l’impressione delle scene incise nella memoria.
Munch è uno degli artisti che ha saputo meglio interpretare sentimenti,
passioni e inquietudini della sua anima, comunicandoli in maniera potente e
diretta.
Plasmato inizialmente dal naturalista norvegese Christian Krohg, che ne
incoraggiò la carriera pittorica, negli anni Ottanta del Novecento si
recò a Parigi dove assorbì le influenze impressioniste e
postimpressioniste che gli suggerirono un uso del colore più intimo,
drammatico ma soprattutto un approccio psicologico.
A Berlino contribuì alla formazione della Secessione Berlinese e nel 1892
si tenne la sua prima personale in Germania, che fu reputata scandalosa: da
quel momento in poi Munch viene percepito come l’artista eversivo e
maledetto, alienato dalla società, un’identità in parte promossa dai suoi
amici letterati. A metà degli anni Novanta del XIX secolo si dedicò alla
produzione di stampe e, grazie alla sua sperimentazione, divenne uno degli
artisti più influenti in questo campo.
La sua produttività e il ritmo serrato delle esposizioni lo porteranno a
ricoverarsi volontariamente nei sanatori a partire dalla fine degli anni
Novanta del XIX secolo.
Relazioni amorose dolorose, un traumatico incidente e l’alcolismo – vivendo
la vita “sull’orlo di un precipizio” – lo portarono a un crollo
psicologico per il quale cercò di recuperare in una clinica privata tra il
1908 e il 1909.
Dopo aver vissuto gran parte della sua vita all’estero, l’artista
quarantacinquenne tornò in Norvegia, stabilendosi al mare, dipingendo
paesaggi e dove iniziò a lavorare ai giganteschi dipinti murali che oggi
decorano la Sala dei Festival dell’Università di Oslo. Queste tele, le
più grandi dell’Espressionismo in Europa, riflettono il suo sempre vivo
interesse per le forze invisibili e la natura dell’universo.
Nel 1914 acquistò una proprietà a Ekely, Oslo, dove, da celebre artista
internazionale, continuò il suo lavoro sperimentale fino alla morte,
avvenuta nel 1944, appena un mese dopo il suo ottantesimo compleanno.

LA MOSTRA
Nel corso della sua lunga vita Edvard Munch realizzò migliaia di stampe e
dipinti. Essendo tanto un uomo d’immagini quanto di parole, riempì fogli
su fogli di annotazioni, aneddoti, lettere e persino una sceneggiatura per
il teatro. L’esigenza di comunicare le proprie percezioni, il proprio
‘grido interiore, lo accompagnò per tutta la vita, e proprio questa
attitudine è stato il motore della sua pratica come artista, che ha
toccato tanto temi universali – come la nascita, la morte, l’amore e il
mistero della vita – quanto i disagi psichici necessariamente connessi
all’esistenza umana – le instabilità dell’amore erotico, il disagio
prodotto dalle malattie fisiche e mentali e il vuoto lasciato dalla morte.

Questa mostra ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper
costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti,
lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un
processo creativo che sintetizza ciò che l’artista ha osservato, quello
che ricorda e quanto ha caricato di emozioni.

Altre opere, invece, cercano di immortalare le forze invisibili che animano
e tengono insieme l’universo. L’inizio della sua carriera coincide
infatti con cambiamenti radicali nello studio della percezione: alla fine
dell’Ottocento è in corso un dibattito tra scienziati, psicologi,
filosofi e artisti sulla relazione tra quello che l’occhio vede
direttamente e come i contenuti della mente influiscono sulla nostra vista.
Il suo interesse per le forze invisibili che danno forma all’esperienza,
condizionerà le opere che lo rendono uno degli artisti più significativi
della sua epoca. Precursore dell’Espressionismo e persino del Futurismo
del XX secolo nella sua esplorazione delle forze impercettibili, oggi
continua a “parlare” alle visioni interiori e alle preoccupazioni anche
di noi, uomini e donne dell’età moderna. Nelle sue creazioni Munch punta
a rendere visibile l’invisibile.

Pubblicato il: 11/02/2025 da Skatèna