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Ritorna la Rome Future Week, 16 al 22 settembre 2024

Ritorna la Rome Future Week, 16 al 22 settembre 2024

Roma e il futuro sempre più vicini. Dopo il successo della prima edizione lo scorso settembre, si prepara a tornare Rome Future Week ®, il festival ideato da SCAI Comunicazione e abbracciato dall’amministrazione capitolina fin dalla prima ora, nato con l’ambizione di scrivere il futuro della Capitale mettendo in rete le community tematiche che ogni giorno lavorano con spirito protettivo per sviluppare il contemporaneo nella Capitale con lo sguardo rivolto al domani.

Durante l’appuntamento del 12 marzo al Macro di via Nizza, l’ideatore di RFW Michele Franzese e l’Assessora alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità, Monica Lucarelli, hanno annunciato i contenuti della seconda edizione e la visione che li ispira.

L’anno scorso 380 eventi, 30mila partecipanti in presenza, 70mila interazioni digitali e oltre 7 milioni di visualizzazioni social sono stati i numeri di una rassegna che contribuisce a costruire il tessuto connettivo della città insieme alle realtà ospiti. Rome Future Week è il playground partecipato e condiviso in cui scompaiono strade, palazzi e mura e la Capitale diventa un pullulare di cellule destinate ad avvicinarsi, perché no a scontrarsi, ma mai a ignorarsi.

Dal 16 al 22 settembre 2024, un’intera settimana durante la quale il cartellone di eventi, talk e show in una serie di location diffuse scelte nella Roma antica e in quella contemporanea, saranno l’occasione per sviscerare i contenuti di otto grandi cluster (Tecnologia, comunicazione e new media, Cultura, creatività e innovazione sociale, Energia e sostenibilità, Smart cities e infrastrutture, Mobilità e trasporti, Ricerca e formazione, Innovazione finanziaria e economia, Salute, benessere e biotech) che diventano la chiave per decifrare e costruire il rapporto tra futuro, sviluppo, tecnologia ed esseri umani.

Il calendario in corso dei Rome Future Days ha svolto da ottobre il ruolo di cerniera tra le due edizioni del festival, anticipandone la vocazione cosmopolita. Anche quest’anno, infatti, sarà forte la presenza internazionale nel programma, ricco di eventi in lingua inglese.

Dichiara Michele Franzese: “L’idea da cui nasce Rome Future Week è quella di attivare persone, organizzazioni ed ecosistemi a far succedere le cose. La settimana dell’evento è la miccia, il percorso dei mesi che la precedono e la seguono è il lavoro artigiano e umano che mira a creare un impatto reale. Roma Future Week è un evento che vuole lasciare il segno. Questa ambizione si traduce in sette giorni ricchi di iniziative pratiche come per esempio Open Connections, l’idea che agli eventi ciascun partecipante lasci il proprio contatto a disposizione degli altri, a testimonianza che le relazioni che nascono in un happening devono continuare quando le luci si spengono“.

Tra le iniziative protagoniste della seconda edizione, la presentazione di una raccolta di scrittori romani di fantascienza, le serate nei locali di Roma scelti seguendo un filo particolare che non è solo quello dell’offerta enogastronomica e di entertainment, una rassegna a cura delle librerie che faranno una selezione di titoli sul futuro. Tornano i Future Explorers, la selezione di 300 giovani dai 18 ai 30 anni, già professionisti o in cerca di occupazione, che si sono formati nell’open stage, partecipando agli eventi e acquisendo così il primo badge digitale di certificazione delle competenze. Il badge rilasciato con la partecipazione alla prima edizione di RFW che può essere utilizzato sul profilo Linkedin personale, ed è diventato di fatto un moltiplicatore di opportunità.

“Stiamo lavorando innanzitutto da connettori” spiega ancora Franzese, “tessendo un filo tra persone e organizzazioni a volte con obiettivi profondamente differenti, ma che possono convergere nell’avere un impatto concreto sulla città e sui suoi abitanti. L’obiettivo è quello di costruire una nuova mappa di Roma fatta di connessioni che avvicinano cittadini, enti, realtà, visionari. Spesso tra loro i vari player non hanno un campo condiviso in cui ritrovarsi e giocare: noi creiamo quel campo, neutrale, chiaro, trasparente, che li aiuta poi a connettersi come ancora non avevano fatto. Siamo un frullatore, mettiamo assieme cose che normalmente vivrebbero su piani differenti con il rischio di non incontrarsi mai”. 

 

 

Pubblicato il: 15/03/2024 da Miro Barsa