18 anni sono pochi per promettersi il futuro. Cosa rimane di Piazza Alimonda?
A 18 anni dagli eventi del G8 di Genova e l’omicidio di Carlo Giuliani si è avverato tutto quello che, chi scese in piazza in quei giorni, voleva che non accadesse mai.
Sono state realizzate tutte le dinamiche di devastazione dei territori, saccheggio delle risorse, messa a profitto delle esistenze da parte della finanza neoliberista e ultracapitalista.
Disoccupazione, povertà diffusa, precarietà esistenziale, costante paura dell’ignoto e del diverso, continuo senso di minaccia con conseguente politica di controllo invasivo per “tutelare la nostra sicurezza“, un divario sociale ormai incolmabile basato sulla sistematica divisione delle persone per non fare avere loro una base comune di lotta verso i propri diritti, sono l’eredità di quei giorni di luglio e di quel sangue lasciato sull’asfalto.
Una società senza diritti, senza cultura, senza rappresentanza politica, disinformata, sempre più egoista, spaventata e manipolabile. Questo era il progetto politico a cui si opponeva il movimento globale che, tra la fine degli anni novanta e l’inizio del duemila, provo’ ad indicare una direzione diversa al mondo.
A Genova, e poi dopo l’11 settembre, quel movimento fu represso, ucciso ed infine seppellito.
Avevamo ragione, abbiamo perso.
Un’altra generazione continuerà la nostra lotta.