5 Stelle di nuovo al voto: a rischio il riavvicinamento alla politica
L’esempio del Movimento 5 Stelle di far votare gli iscritti sull’organizzazione e sugli indirizzi politici del movimento stesso può essere visto come un modo per far riavvicinare gli elettori sì alle elezioni, ma anche alla politica stessa, prendendone parte. Un’esempio che rischia di essere fermato dallo stesso fondatore.
di Eugenio Fofi
Astensionismo e disaffezione sono i due principali problemi che i partiti politici devono affrontare. Se i partiti che si trovano in maggioranza possono provare con le azioni di governo, la promulgazione delle leggi e la propaganda, sono i partiti di minoranza a dover cercare “nuove” vie. Il Partito Democratico ha provato ed è in parte riuscito con l’elezione della nuova segretaria, Elly Schlein (passato dal 19% delle politiche al 24% delle europee). L’Alleanza Verdi Sinistra, ha puntato sulla candidatura di nomi, come Ilaria Salis e Mimmo Lucano, che smuovessero l’anima di nuovi possibili elettori viste le vicende giudiziarie che li coinvolgevano (dal 3.5% al 6.8%). Il Movimento 5 Stelle (dal 15.6% al 10%), ultimo a rispondere a questa
sfida, ha deciso di mettere in dubbio sé stesso e agli elettori, con una costituente.
Agli iscritti è stato chiesto di ridiscutere la linea politica, l’organizzazione territoriale, il limite dei mandati, i requisiti dei candidati, e il collocamento (destra-sinistra) così come le possibili alleanze politiche. Ma anche i tanto discussi temi del garante, della figura e del ruolo del Presidente, così come dei Comitati di Garanzia e dei Probiviri.
Le elezioni tenute il 23 e il 24 novembre sulla piattaforma SkyVote, hanno visto oltre il 50% degli iscritti votare, con un esito abbastanza scontato. La maggioranza dei votanti ha accettato le nuove proposte seguendo più o meno fedelmente le parole del Presidente Giuseppe Conte. Ad esempio il definirsi progressisti indipendenti o che le alleanze politiche si possano fare solo a patto della stesura di un contratto. Condizioni che erano state poste da Conte per rimanere, altrimenti avrebbe rassegnato le
dimissioni.
Ma i risultati non devono essere piaciuti a Beppe Grillo. Il fondatore, e attuale garante, si è visto rimuovere l’incarico dalla base del Movimento e ha dichiarato che ci sarebbe stato un nuovo voto. Potere che gli spetta ancora, proprio in quanto garante.
Non si voterà nuovamente l’intera costituente, ma dal 5 all’8 dicembre saranno quattro i punti da ridiscutere:
-Ruolo del Presidente e organi che lo affiancano, cioè la possibilità di ricoprire incarichi nazionali come Presidente del Consiglio o Ministro, aumento del numero di Consiglieri e delega ai Consiglieri per le alleanze politiche locali;
-Ruolo del Garante, l’abolizione del garante e chi ricoprirà il ruolo del garante in futuro;
-Ripetizioni dei voti e modifica del simbolo, la possibilità di modifica solo con il voto degli iscritti e abrogazione/annullamento della facoltà di ripetere le elezioni sulle modifiche dello Statuto)
-Comitato di Garanzia e Probiviri, i candidati vengono proposti dal Consiglio, non più dal Garante e con criterio di rappresentanza territoriale e aumento del numero dei Probiviri (che vigilano sul rispetto dei doveri degli iscritti).
Con l’avvicinarsi del voto non sono mancati gli attacchi da una parte e dall’altra. Con Grillo che sostiene come il suo Movimento, l’originale, sia morto. Con Toninelli, uno dei tre Probiviri, invita gli iscritti a non votare. Mentre Conte ribatte che il Movimento non è di una persona sola, ma degli iscritti. Il rischio è che quella che poteva essere una messa in discussione dal basso, rischia di essere affossato o fermato dall’alto,portando forse ad un ulteriore allontanamento degli elettori che non possano trovare altro che il voto, come unico modo per sostenere un partito. Distinguendo in maniera netta gli elettori dai politici.
Pubblicato il: 04/12/2024 da Alessio Ramaccioni