“Avevamo ragione noi – verso Genova 2001” – Perché realizzare questa serie

di Valentino De Luca

“Con quella faccia un po’così / Quell’espressione un po’così
Che abbiamo noi / Che abbiamo visto Genova”

Come nei versi scritti 40 anni fa da Paolo Conte, anche la mia generazione quando ripensa a Genova rimane sbigottita, come se ci avessero tolto d’improvviso il fiato.

Com’è possibile infatti che delle normali istanze di una società più giusta, di una distribuzione equa delle ricchezze, di un libero accesso a beni primari come la sanità o l’acqua potabile, abbiano richiesto un’opera così forte, crudele, metodica di repressione e spavento messa in campo da una delle maggiori democrazie occidentali in quei caldi giorni di luglio del 2001?
Anzi, “la più grande sospensione dei diritti democratici in Europa dalla seconda guerra mondiale” , secondo  la tristemente famosa sentenza di Amnesty International.

E così, nell’anno in cui il Mondo è cambiato in maniera radicale nella rappresentazione di se stesso, nei rapporti con i propri abitanti, nella sua visione di futuro (quasi nulla) e nelle sue paure verso ogni aspetto della realtà con l’illusione che un controllo maniacale e pervasivo di ogni aspetto della nostra vita servisse a metterci al riparo da chissà quali pericoli, rivivere quei giorni del 2001 è un esercizio non solo di memoria, ma di resistenza attiva.

Grazie a questo piccolo speciale, “Avevamo ragione noi – verso Genova 2001”che ho realizzato intervistando alcuni dei principali protagonisti di allora siamo stati con il giornalista Giovanni Mari tra le strade della città ligure a respirare la paura di quei giorni, con Vittorio Agnoletto del Genoa Social Forum abbiamo risentito le parole d’ordine, le richieste avanzate a quegli 8 Grandi nascosti nella zona rossa, con Lorenzo Guadagnucci abbiamo rivissuto la paura di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, in quella  scuola Diaz teatro di una vendetta che ha macellato decine di innocenti sull’altare della Ragion di Stato.
E con Elena Giuliani, sorella di Carlo, siamo giunti alla conclusione che davvero ognuno di noi deve dare qualcosa di sé affinché pochi non siano costretti a dare tutto ciò che hanno per ottenere un po’ di giustizia.

“Verso Genova 2001”, questo il sottotitolo di questo speciale: ma non bisognerebbe guardare sempre al futuro? “Verso Genova 2031” – avrei forse dovuto chiamarlo.
Eppure credo che a distanza di 20 anni se c’è una lezione che abbiamo imparato è che l’ipercapitalismo liberista non ha una logica, un senso, una misura, una visione: vuole tutto e subito, qualunque sia il prezzo da pagare.
Cambiamenti climatici, desertificazione, impoverimento delle risorse primarie, popoli costretti a migrazioni forzate, devastazione di interi territori, enormi ricchezze concentrate nelle mani di pochissimi mentre una moltitudine disperata vaga tra le onde del destino.
La globalizzazione che i ragazzi del 2001 combattevano al grido di “un altro mondo è possibile” si è realizzata in tutta la sua crudeltà urlandoci in faccia “There Is No Alternative”.

E allora, seppur con altre gambe, con altri volti, con altre forze, con altri nomi, con altre esperienze, torniamo a quei giorni del 2001, recuperiamo uno spirito di gruppo, una volontà di essere massa critica che ha il potere di incidere sul destino dei popoli.
Andiamo verso Genova 2001, riscoprendone la preziosa lezione, mettendo in moto le energie dei movimenti, felici di una nuova consapevolezza che in fondo è sempre stata nostra: “avevamo ragione noi”, la vostra società è un orrore.

L’altenativa? L’unica possibile sarà quella di guardare, precocemente invecchiati, la città portuale e ripensare a quei giorni di 20 anni fa con una specie di smorfia in volto…si, insomma, con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che in fondo abbiamo noi che abbiamo vissuto Genova.