Stamattina, poco dopo le 7, due clochard sono stati trovati morti nel territorio di Roma: il primo, non ancora identificato, in piazza di Porta Maggiore; l’altro, di 41 anni, è stato rinvenuto sulla panchina di un parco a Spinaceto. Non si esclude che per entrambi la morte sia stata causata dal freddo che sta flagellando in questi giorni la Capitale.
“La morte di due clochard a Roma per l’abbassamento drastico delle temperature ripropone uno storico problema per la città, che è quello della gestione dei senza fissa dimora. Un problema che deve essere affrontato con un piano di emergenza annuale e non legato alla sola stagione invernale: spesso ci si dimentica che si muore anche in estate per il troppo caldo. […] I piani emergenziali legati al freddo non sono sufficienti, perché le strutture in grado di accogliere chi non ha un tetto non possono funzionare da dicembre a marzo e basta. Devono poter essere attive tutto l’anno perché sono l’unico modo per togliere per sempre dalla strada chi non ha una casa o una sistemazione adeguata“.
Per Campailla, l’attuale amministrazione capitolina “ha aumentato il numero dei posti e di strutture che ora sono distribuite meglio su tutto il territorio cittadino, ma siamo ancora lontani dall’obiettivo:si calcola che su 16mila clochard che vivono in strada, i posti a disposizione in grado di fornire un’accoglienza siano poco più di un migliaio. Troppo pochi. […] E’ necessario fare molto di più con azioni concrete come una maggiore presenza di unità di strada, un aumento dei posti e dei centri e di un lavoro di accoglienza ed integrazione sociosanitaria affinché chi viene ospitato non sia costretto a tornare per strada. Le linee di indirizzo proposte dall’assessora Funari e concordate con un vasto arco di realtà sociali, che si occupano del fenomeno a Roma, vanno in questa direzione ma occorre rendere questi propositi una pratica amministrativa concreta se vogliamo veramente evitare tragedie, come quella di stanotte, e provare a risolvere il dramma di coloro che vivono per strada“.
Stando ai dati forniti dalla fio.PSD – Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, una associazione che dal 1985 persegue finalità di solidarietà sociale nell’ambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora, il fenomeno dei decessi dei barboni è in costante aumento, e al 17 gennaio di questo 2023 si contano già 18 vittime.
La strage invisibile
Ecco cosa è riportato sul sito della fio.PSD – Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora.
Ogni anno, all’arrivo delle prime giornate di freddo invernale, siamo chiamati a commentare la cronaca di alcune morti in strada.
Il dato è invece molto diverso e ben più pesante, i senza dimora muoiono tutti i mesi, nelle ultime quattro stagioni 79 sono deceduti d’inverno, 53 in primavera, altri 53 in estate e 60 in autunno
I Senza Dimora muoiono tutti i mesi, non solo d’inverno.
Le persone decedute portavano con sé tutti i tratti di una grave emarginazione adulta fatta di grande sofferenza e di uno stato di degrado personale (volti o corpi affaticati, salute psico-fisica compromessa, stato di abbandono, isolamento relazionale); al 92% erano uomini, per due terzi stranieri e, dai dati raccolti, con una età media di 49 anni
Il luogo di ritrovamento racconta che la causa principale non è il freddo. Non è stato sempre facile infatti risalire alle ragioni primarie ma sempre grazie alla ricostruzione di chi conosceva le persone è stato possibile riscontrare come il 60% dei decessi è per incidente/violenza/suicidio e il 40% per motivi di salute
La salute delle persone senza dimora è uno degli aspetti più importanti su cui da anni i servizi del lavoro sociale provano a lavorare. Eppure l’accesso ai servizi di cura o l’avvio di percorsi di prevenzione sono ad oggi difficilissimi da realizzare.
Decessi nel 2022 – 387
Decessi nel 2021 – 251
Decessi nel 2020 – 212
Nel 2022 , solo a Roma, sono morte 31 persone senza casa.
La Comunità di Sant’Egidio, nata nel 1968 all’indomani del Concilio Vaticano II, che con gli anni è divenuta una rete che, in più di 70 Paesi del mondo, con una particolare attenzione alle periferie e ai periferici, raccoglie uomini e donne di ogni età e condizione nell’impegno volontario e gratuito per i poveri e per la pace, ha aperto a Roma diversi luoghi di accoglienza, tra cui la chiesa di San Callisto e la chiesa del Buon Pastore.
Tali centri di accoglienza sono gestiti da volontari che a titolo gratuito offrono il loro tempo libero per aiutare, anche nelle altre iniziative, le persone in difficoltà. Presso di essi viene assicurato sostegno e accompagnamento per orientarsi nella rete dei servizi pubblici e privati, e vengono distribuiti gratuitamente generi alimentari e beni di prima necessità, tenuto conto che il problema della carenza alimentare non riguarda solo i senza tetto. In una città grande come Roma, sono numerosissime le persone che, a causa di redditi scarsi o inesistenti, vivono in condizioni di deprivazione e di vera e propria malnutrizione. Per questo nei centri si distribuiscono generi alimentari e di prima necessità oltre ai senza tetto, anche a famiglie con bambini, anziani, malati. Le persone senza tetto, in particolare, hanno bisogno di interventi di vario tipo che aiutino a vivere meglio. Alcuni gesti quotidiani diventano molto difficili: per esempio la cura della persona costituisce un grande problema. In considerazione di questo, presso i centri vengono distribuiti indumenti, biancheria pulita, scarpe.
Augusto D’Angelo, uno dei responsabili del servizio ai senza fissa dimora di Sant’Egidio, ha dichiarato che sono a disposizione almeno una decina di luoghi per far dormire al caldo i senza fissa dimora, e che “c’è anche la ‘rete delle case’ per portare via dalla strada i senza tetto: quasi 300 persone che sono entrate nelle dimore temporanee e oggi hanno luogo fisso dove vivere“.