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Elezioni Regionali: istruzioni per l’uso (perchè nulla è come sembra)

Elezioni Regionali: istruzioni per l’uso (perchè nulla è come sembra)

Oggi si vota in Emilia Romagna ed in Calabria. Due appuntamenti che – sopratutto quello emiliano – sono dei test a livello nazionale. Per merito sopratutto di Salvini, che però non è detto che raccolga quel che ha seminato, a prescindere dai risultati.

di Alessio Ramaccioni

Finalmente si vota: il cammino verso queste elezioni regionali si era fatto pesante, quasi insopportabile. Un continuo spingere in alto l’asticella di quel che è ammissibile in politica, e non siamo gente che si stupisce per metodi aggressivi e linguaggi espliciti. Eppure qualche limite si è superato: giusto qualcuno, eh. Il maestro indiscusso dell’arte di abbattere paletti di decenza è Matteo Salvini, ovviamente. Il suo modo di comunicare, di fare politica, di ottenere consenso non è solo “informale” rispetto a quel che si era visto prima. Anche il Movimento 5 Stelle aveva sdoganato modalità nuove di comunicazione politica, e prima di loro Silvio Berlusconi, ricordate? Il problema è un altro, ed è oggettivo: non è una questione di esser di parte, a favore, contro. Matteo Salvini pur di guadagnare terreno non ha paura di spingersi ai limiti: comunicativamente e non solo.

La citofonata alla famiglia tunisina, accusata a favor di telecamera di spacciare, citando nome, cognome e mostrando l’indirizzo, beh, è un reato.  Tenere segregati 131 migranti sulla nave Gregoretti in condizioni inumane, donne, uomini, bambini, è un reato. Come quello, identico, commesso verso i migranti della nave Diciotti: allora non andò a processo perchè gli allora alleati del M5S votarono contro l’autorizzazione del processo. Ma, a parte l’opportunismo politico degli ex alleati, a prescindere da tutto quello era reato. E a Salvini non frega niente, lui va avanti. Forte del sostegno di sempre più italiani che se lo vogliono togliere, questo sfizio: farlo governare. Perchè anche questa cosa bisogna dirla, e poi parliamo delle elezioni. Promesso. Insomma, c’è questa tendenza della maggioranza di questo paese a volere (tantissimo!) farsi governare da qualcuno di cui si innamora: a volte anche a prescindere dai dati di realtà. Esempio: a Roma la sindaca Raggi sta attraversando da anni enormi difficoltà, dovute in parte all’inesperienza che rende l’amministrazione di Roma un tantino complessa. Il che era assolutamente prevedibile: eppure in quella tarda primavera del 2016 sembrava che l’unica possibilità di salvare Roma fosse quella di farla governare dalla Raggi. Che poi, attenzione, non stiamo dicendo che sia stato sbagliato votarla: c’era necessità di rottura, il PD stava mostrando il peggio di sè, e via dicendo. Quello che vogliamo sottolineare è la “voglia di Raggi ” che c’era, e che ha spinto in tanti a votarla, al netto di riflessioni più approfondite.

Ecco, adesso stiamo vivendo la stessa cosa, moltiplicata per mille. Perchè si parla di tutto il paese, non di una città: tantissimi italiani sono pervasi dalla “voglia di Salvini”. A prescindere da tutto: quale è esattamente il progetto politico della Lega riguardo l’economia? La lotta all’evasione? Le politiche ambientali? Il welfare? Il lavoro? Le conoscete? Beh, forse siamo presuntuosi, ma secondo noi no. Non le conoscete. Ma sarebbe normale se così fosse, perchè Salvini non ne parla: lui parla solo di immigrazione e di spacciatori. Parla di cose semplici e buone, della mamma coraggio, dei bimbi di Bibbiano per cui è pronto a dar la vita. E mangia. E mette felpe. E spende l’ira di dio in comunicazione, con uno staff che si scatena ogni giorno come una bolgia demoni infuriati sui social. Eppure non è nemmeno una novità: la Lega è già stata al governo, per anni.  Facendo anche bei danni, a partire dai famosi 49 milioni di euro di  cui si parla molto poco. Lo stesso Matteo Salvini è in politica dagli anni ’90: è stato consigliere comunale, deputato, senatore, europarlamentare (beccandosi pure del “fannullone” per la sua tendenza a non partecipare ai lavori). Da ministro dell’Interno ha proseguito a fare campagna elettorale, si è presentato in boxer al Papeete ingollando cocktail, ha sfasciato un governo in cui la stava facendo da padrone. Insomma, a parte le chiacchiere non sembra uno statista. Eppure la gente ne ha voglia.

E arriviamo alle elezioni, dunque: due elezioni regionali, in cui il ragionamento dovrebbe limitarsi alla politica locale, regionale, appunto. Che poi è tanta roba: le regioni gestisce la sanità, per dire. Eppure, dal risultato delle elezioni in Emilia Romagna e Calabria pare possa dipendere addirittura la tenuta del governo. Come era successo per l’Umbria qualche mese fa. L’Emilia sopratutto sembra essere uno “swing state” di una sanguinosa elezione presidenziale Usa: da come andrà, tutto potrebbe cambiare. Questa lettura l’ha voluta dare Matteo Salvini: la “rossa Emilia” ha da esser conquistata. Ed infatti la campagna elettorale l’ha fatta lui: di Lucia Borgonzoni, la candidata della Lega, si ricorda a malapena il volto. Ha spinto il piede fino in fondo all’acceleratore, ci ha messo la faccia, ha perfino – come detto – infranto la legge. Per cui ecco, le elezioni in Emilia e (un pò di meno) in Calabria, vanno lette così. Sono territorio di battaglia dove la Lega – con a rimorchio Fratelli d’Italia e Forza Italia – attacca, e PD e 5 Stelle si difendono. Con i grillini ridotti ai minimi termini e il Partito Democratico che continua ad essere un partito ferocemente neoliberista che – quando serve – fa finta di esser di sinistra. Invocando la chiamata alle armi della democrazia quando si annuncia la mala parata, per poi proporre, di fatto, più o meno le stesse politiche del centro destra. Magari con una faccia più buona.

Ecco: questo è il modo con cui, se volete, potete analizzare quello che succederà oggi dopo le 23 (chiusura dei seggi) e nei prossimi giorni. E’ un modo, ce ne sono tanti. Comunque vada, buona fortuna (sopratutto a chi vive in Calabria ed Emilia Romagna)!

Pubblicato il: 26/01/2020 da Alessio Ramaccioni