Il caso SCUP ci fa capire come vogliono “riqualificare” le nostre città [PODCAST INTERVISTA]
di Valentino De Luca
Il caso Scup, Sport e Cultura Popolare, sotto sfratto da RFI nei locali in via della Stazione Tuscolana dopo che gli attivisti per anni hanno offerto servizi alla cittadinanza
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https://www.radiocittaperta.it/radio/interviste/2022/LottavoGiorno-Marco-Scup-24-01-2022.mp3
I 60 giorni di proroga dei termini dello sfratto danno sicuramente una boccata di ossigeno.
Eppure allo SCUP (Sport e Cultura Popolare) di via della stazione Tuscolana sanno quanto siano pochi due mesi per cercare una soluzione alle richieste di RFI (Rete Ferroviaria Italiana).
Nato nel 2012 a San Giovanni, in via Nola e da lì sgomberato e trasferitosi nei locali di Tuscolana (trasferimento reso possibile grazie al grande sostegno della cittadinanza, resasi conto della qualità e importanza dei servizi resi dai ragazzi), vicino alla stazione ferroviaria, lo SCUP non ha mai tradito la sua anima popolare e di assistenza alla Città, in un momento storico in cui chi non ha mezzi propri viene abbandonato dalle Istituzioni.
Sport, ginnastica, danza, yoga, persino un’osteria: diversi i corsi ospitati in questi anni durante l’esperienza di autogestione degli spazi.
Esperienza però che corre il rischio di essere cancellata per fare spazio ai vincitori del bando “Reinventing Cities”: 94 grandi Città del Mondo che hanno organizzato dei progetti di rigenerazione urbana all’insegna della sostenibilità ambientale.
Roma ha messo a disposizione 5 spazi (l’ex Filanda a San Giovanni, l’ex Mira Lanza a Marconi, le zone dismesse della stazione Tuscolana di proprietà di RFI, l’ex scuola Vertunni nel V municipio e l’ex mercato di Torre Spaccata) e nel caso dello SCUP l’assegnazione dello spazio ha aperto un braccio di ferro che più che l’occupazione fisica delle strutture del Tuscolano girano attorno all’idea di “riqualificazione”.
Cosa vuol dire “reinventare” una città?
Dal punto di vista di chi ha in questi anni cercato nel proprio quartiere di coinvolgere la popolazione, ascoltandone i bisogni e offrendo quei servizi (sport, assistenza, accesso alla cultura, sanità, etc…) che progressivamente andavano sparendo dall’offerta pubblica, la riqualificazione passa attraverso un percorso partecipato in cui le esigenze di chi quel determinato quartiere/città lo abita sono messe in primo piano dall’Amministrazione.
Purtroppo così non è e spesso questi bandi nascondono (ma nemmeno troppo) delle mere operazioni di attività edilizia a vantaggio dei privati (Esempio: quando si dice che negli spazi del Tuscolano verrà uno “studentato”, i ragazzi di Scup fanno notare come a Firenze la stessa operazione abbia “offerto” agli studenti una “camera standard” da “1079 euro al mese, 15 mq.” Non immaginatevi dunque una sorta di casa dello studente dai prezzi popolari imposti, ecco).
Il problema però è che Roma Capitale sin dalla sua nascita (recentemente ha festeggiato i 150 anni dell’evento) è stata oggetto di continue concessioni agli appetiti ed ai desiderata dei privati, lasciando il deserto in interi quartieri che mancano di qualsiasi presidio pubblico, sia esso medico, che di assistenza e aiuto alla cittadinanza.
Ogni ulteriore concessione in tal senso va ad esasperare una situaizone già al limite.
Per questo la storia di Scup è la storia di tutti noi, che questa città la viviamo e da questa città vorremo finalmente di più.