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L’Italia è una Repubblica fondata (sui morti) sul lavoro

L’Italia è una Repubblica fondata (sui morti) sul lavoro

Ieri mattina a Bollate, nel milanese, l’ennesima vittima sul lavoro: ha perso la vita un operaio di origini egiziane di 52 anni e padre di tre figli, Hamd Yoisri.

L’infortunio è avvenuto in un compattatore poco prima delle 8, all’interno degli stabilimenti della Riam, un’azienda che si occupa di bonifica, demolizione e recupero dei veicoli fuori uso. Inutili i soccorsi. Sul caso stanno indagando i tecnici dell’A.T.S. e la Polizia locale.

Stando ai dati ufficiali, il nostro Paese ha una media di tre vittime al giorno sul lavoro. Siamo di fronte a una vera strage che si consuma in silenzio e troppe volte nel disinteresse generale. Nonostante da tempo si invochino da più parti interventi decisivi e investimenti nella prevenzione degli infortuni di tal sorta, la situazione sembra alquanto stagnante e inesorabilmente destinata a peggiorare, mentre i dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro diventano sempre più obsoleti.

Poco tempo fa due docenti della Statale di Milano, Alessandro Boscati e Renato Ruffini, insieme al magistrato e capo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro Bruno Giordano, hanno tentato, per conto della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia, uno studio per stimare il peso in termini economici che comportano le morti sul lavoro, oltre che, ovviamente, gli infortuni e le malattie professionali.

Ebbene, lo studio arriva ad indicare per il nostro Paese una forchetta tra il 3 e il 6,3% del Pil.

Nella ricerca si legge che “i dati ufficiali rappresentano una significativa sottostima, non solo per la fisiologica reticenza a denunciare gli eventi, ma anche per i filtri di classificazione che lasciano fuori, ad esempio, il lavoro nero, il lavoro minorile e quello occasionale“.

  • I parametri per misurare l’effetto economico sono i costi diretti (spese sanitarie, assenze retribuite, perdita di reddito, risarcimento, assicurazioni, costi amministrativi e giudiziari, sussidi); i costi indiretti (riduzione capacità lavorativa, perdita di produzione, danni di immagine, pensionamenti anticipati e disabilità); i costi intangibili (dolore e sofferenza psicologica, cambiamento stile di vita, incapacità di accesso al mercato del lavoro, effetti negativi sui colleghi). [Repubblica].

Il primo dicembre scorso Rete Iside Onlus – organizzazione che dal 2008 promuove su tutto il territorio nazionale iniziative per la difesa dei diritti e per sostenere concretamente tutti coloro che vivono in situazioni di precarietà e disagio, mirando a costituire servizi ed interventi volti alla protezione dei cittadini dalle minacce sanitarie nei luoghi di lavoro attraverso pratiche di inclusione sociale, accesso alle informazioni e sostegno al mutualismo affinché l’intera cittadinanza acquisisca una cultura del lavoro sicuro – ci ha fatto sapere attraverso i canali social che nel 2022 le vittime sul lavoro hanno superato quota 1.000: al 30 novembre 2022 infatti erano già 1.003, di cui 709 sul luogo di lavoro, 289 in itinere e 5 per Covid.

La strage di lavoratori va avanti così nel silenzio, rotto da qualche sussulto retorico della politica e del sindacalismo di maniera in occasione dei fatti più clamorosi.

Anche i dati diffusi dall’INAIL confermano l’immutabilità di un quadro in cui chi va al lavoro lo fa a proprio rischio e pericolo, senza alcuna tutela.

Da tempo USB e Rete Iside Onlus sostengono che tutto questo avviene perché salute e sicurezza sul lavoro sono viste come un costo da ridurre, a scapito delle vite di chi lavora.

Ed è per questo che, nei mesi scorsi, USB e Rete Iside Onlus assieme hanno lanciato una campagna per il varo di una legge che introduca nel codice penale il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro: un deterrente per chi, colpevolmente, vuole accumulare profitti riducendo o aggirando le norme di sicurezza.

Qui il testo della Proposta di Legge per inserire il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro nel Codice Penale.

QUI IL LINK DELLA PETIZIONE A SOSTEGNO

  • Negli ultimi 5 anni in Italia oltre 4 mila lavoratrici e lavoratori sono morti sui luoghi di lavoro, quasi 4 milioni hanno riportato gravi ferite, traumi e danni di varia natura, a causa, in particolar modo, di tagli, schiacciamenti, urti, cadute dall’alto; circa 300 mila hanno subìto un danno permanente; oltre 300 mila si sono ammalati perché esposti ad agenti inquinanti ed a ritmi di lavoro usuranti. A fronte di questi numeri impressionanti le pene comminate ai responsabili per la mancata osservanza delle disposizioni normative in materia di prevenzione dei rischi per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro sono molto tenui e di scarsa rilevanza. L’attuale assetto normativo prevede all’art. 589 comma 2 del codice penale, il reato di omicidio colposo aggravato, con pene dai 2 ai 7 anni di reclusione, qualora l’evento mortale avvenga in conseguenza di violazioni delle norme in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro, attualmente stabilite dal Decreto legislativo 81/2008. La genericità degli obblighi e le entità delle pene previste rendono, de facto, poco efficace il potere di deterrenza nei confronti dei responsabili. […] Per questi motivi, il nuovo reato di omicidio e lesioni personali gravi e gravissime sul lavoro, che si intende introdurre con la presente proposta di legge, attribuisce rilevanza penale ad una serie di condotte del datore di lavoro, prevedendo entità di sanzioni differenti in base al grado della colpa o dell’agente e della gravità del fatto.

Due giorni fa, su articolo21.org è stato pubblicato quello che sembra essere un vero e proprio bollettino di guerra, ovvero la lista, a dir poco impressionante e che dovrebbe invitarci alla riflessione, delle morti sul lavoro avvenute dall’inizio del 2022.

Molto spesso di questi poveri lavoratori non si sanno neppure i nomi, anche se cerco di fare il possibile per trovare i nomi, per ricordarli e sensibilizzare su queste tragedie.
Perché sono persone e non numeri, come ci ha ricordato Sua Santità Papa Francesco.
Non fredde statistiche.
La politica può e ha il dovere di fare di più, per fermare questo triste bollettino di guerra sul lavoro. [Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza]
Fonte immagine in evidenza: https://lavocedinewyork.com/news/2022/11/13/illinois-operaio-cade-in-una-vasca-di-ferro-fuso-multa-per-caterpillar/
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Pubblicato il: 27/12/2022 da Skatèna