L’Italia esporta rifiuti tossici illegali in Tunisia. E nessuno dice nulla
di Alessio Ramaccioni
Centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici illegalmente importati, decine di arresti tra cui un ministro dell’ambiente, una inchiesta prima giornalistica e poi giudiziaria di dimensioni enormi, proteste e manifestazioni da parte della popolazione. E’ questa la dimensione della “Rifiuti Connection” che da mesi sta sconvolgendo la vita politica tunisina: uno scandalo che sta mostrando in maniera sempre più evidente l’esistenza di un traffico illecito di rifiuti pericolosi letteralmente scaricati – in cambio di danaro – in un paese in via di sviluppo che non ha le infrastrutture per trattarli. Una sorta di “Terra dei Fuochi” importata dalla Tunisia in maniera illegale, all’insaputa e a danno dei propri cittadini. Ah, piccola nota a margine: la montagna di rifiuti tossici che sta inondando la Tunisia arriva da noi, dall’Italia. Dalla Campania in particolare. E di questa vicenda non ne sta parlando praticamente nessuno: la notizia incredibile ormai è questa: a parte Potere al Popolo, l’eurodeputato ex 5 Stelle Pedicini, la consigliera regionale Mari Muscarà, la senatrice Paola Nugnes e pochissimi altri, dei rifiuti tossici italiani in Tunisia non se ne occupa nessuno.
L’inchiesta, come detto prima giornalistica e poi giudiziaria, diventa notizia ad inizio dello scorso novembre, quando il canale televisivo “El Hiwar Ettounsi” svela l’esistenza di settanta container di rifiuti in arrivo dall’Italia. Si tratterebbe di un insieme di materie plastiche, rifiuti ospedalieri, centraline elettriche, scarti industriali e rifiuti domestici: in poche parole, rifiuti pericolosi. A spedire il poco gradito “pacco” una azienda italiana, Sviluppo Ambientale srl, “società leader per la selezione dei rifiuti plastici in Campania con sede a Polla, in località Sant’Antuono, nella zona industriale. Dal luglio del 2008 siamo in prima linea per la raccolta, il trasporto, la selezione e lo smaltimento dei rifiuti in Campania, concentrandoci in primis sul materiale plastico, ma lavorando anche con organico, vetro, legno, carta, rifiuti ingombranti e pericolosi”, come loro stessi si raccontano nella presentazione sul loro sito internet. A ricevere, la Soreplast, una azienda locale che pare non avesse alcuna autorizzazione a procedere con una operazione del genere. Secondo quanto riporta l’inchiesta, e come confermano anche fonti di stampa internazionali come l’agenzia France presse, all’arrivo dei container la Soreplast avrebbe richiesto l’autorizzazione ricevere «rifiuti plastici post-industriali non pericolosi per effettuare operazioni di riciclaggio e poi riesportarli verso l’Europa». Ma la situazione era ben diversa: il contratto stipulato tra la Soreplast e Sviluppo risorse ambientali Srl prevedeva «il recupero di rifiuti e la loro eliminazione» da parte dell’azienda tunisina: 120.000 tonnellate di scarti pericolosi al prezzo di 48 euro per tonnellata. Circa 6 milioni di euro in tutto.
Come detto, nell’inchiesta vengono coinvolte figure apicali della vita pubblica tunisina: a partire dal ministro dell’Ambiente, Mustapha Aroui, arrestato a fine dicembre. Con lui, altri 23 tra funzionari e politici tunisini vengono coinvolti nell’inchiesta, mentre viene fuori che nel porto di Sousse sarebbero stoccati altre 200 tonnellate di rifiuti, in attesa di essere smistati non si sa bene dove, visto che la Tunisia non avrebbe a disposizione le strutture per gestire una bomba ecologica di tale portata. La vicenda al momento è ferma a questo punto, ormai da qualche mese. Questo il riepilogo di una vicenda ormai nota e grave. E’ possibile che nessuno se ne occupi? Come è possibile che uno scandalo di questa portata non sia di interesse per la politica italiana? Ne il governo Conte ne quello guidato da Mario Draghi ha mosso un dito, come nemmeno nessun partito, ne di maggioranza ne di opposizione (ai tempi in cui esistevano ancora queste due categorie politiche all’interno del nostro parlamento). E tutto sommato nemmeno la stampa, a parte qualcuno, sta lavorando sulla vicenda. Insomma, tutti zitti, a parte i soliti pochi. Però quanto è più facile parlare di Tunisia quando l’argomento sono, ad esempio, i migranti: in quel caso tutti si ricordano del paese arabo, proprio quello che stiamo ricoprendo di immondizia tossica.
Pubblicato il: 06/04/2021 da Alessio Ramaccioni