Morire di lavoro: alcune proposte per fermare la strage. Intervista a Fabio Galati – Rete Iside
di Valentino De Luca
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In Italia si continua a morire di lavoro.
Da gennaio a settembre sono oltre 900 le persone morte svolgendo il proprio lavoro, oltre 15mila negli ultimi 10 anni, una strage continua e silenziosa a cui ormai viene dedicato un trafiletto tranne nel caso in cui la vittima o lanotizia presenti delle caratteristiche tali da attirare l’attenzione del pubblico e spingere al “click”.
Come nel caso di Romano Bonfatti, operaio di 70 anni, morto mentre stava riparando un tetto in Emilia poche settimane fa.
70 anni: è dunque questa l’età in cui ci si deve trovare sul tetto di un capannone a svolgere mansioni delicate e pericolose che richiedono prontezza di riflessi e velocità di reazione?
Quali sono le cause di questo elevato numero di vittime sul lavoro nel nostro Paese?
Chi deve controllare?
Quali proposte avanzano i sindacati, quali richieste per fermare un bollettino di guerra che vede come vittime persone che vorrebbero solo uno stipendio e lavorare in condizioni di sicurezza?
L’ho chiesto a Fabio Galati, responabile della Rete Iside Onlus, nata nel 2008 per difendere chi vive nella precarietà e che ha deciso di avviare una serie di attività sui temi della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Pubblicato il: 15/11/2021 da Valentino De Luca