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Morte papa Francesco: pace, migranti e ambiente scompare una voce scomoda

Morte papa Francesco: pace, migranti e ambiente scompare una voce scomoda

Un papa è un papa: su questo, non ci sono dubbi. E’ il capo della Chiesa, il garante della sua unità ed il vertice massimo della sua gerarchia. Per quanto possa essere progressista ed illuminato, rimane sempre un papa. E dunque sulle questioni di genere, sulla tutela reale dei diritti delle persone LGBTQIA+, sull’aborto, sul fine vita, insomma su tutto quello che riguarda il diritto di disporre del proprio corpo e della propria esistenza, papa Francesco – a parte qualche dichiarazione comunque fortemente avversata dalla parte più conservatrice della chiesa – non ha apportato nessuna sostanziale modifica al secolare modello di gestione della Chiesa Cattolica. Almeno rispetto i temi appena citati.

Un po’ lo stesso discorso può esser fatto rispetto al ruolo della donna, anche se esiste un approccio analitico della vita e delle opere dell’appena scomparso pontefice che gli attribuisce una visione progressista in questo ambito: ad esempio, la nomina di una donna – appunto – a presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, oppure una serie di dichiarazioni sul fatto che “maschilizzare la Chiesa è stato un errore”. Chissà: sarà la storia a giudicare le sue opere e le sue omissioni, come con tutti i grandi leader globali. Un papa è sempre un papa, appunto: dal punto di vista della struttura, di quello che la chiesa rappresenta nel mondo in continuità con il passato, poco o nulla di fatto è mutato.

E dunque? E dunque ci sono alcuni aspetti che vanno – però – quanto meno analizzati, soprattutto in relazione ai tempi che viviamo.  Se andiamo ad osservare in maniera più ampia i temi di intervento del fu papa Francesco, abbiamo la pace come valore assoluto, l’accoglienza totale nei confronti di tutti, soprattutto degli ultimi, come dogma. E ancora, la difesa strenua dei diritti dei migranti, una incessante invocazione alla tutela ed al rispetto dell’ambiente, una critica a volte feroce nei confronti del capitalismo. Ebbene, era un papa: doveva essere a favore della guerra? Doveva incitare a chiudere le frontiere? Doveva ignorare la povertà, che cresce ovunque, anche dove un tempo era quasi ridotta a zero? Ovviamente no. Ma provando a ragionare sul pontificato di Francesco in relazione ai tempi che stiamo vivendo, e naturalmente al netto dell’atteggiamento critico nei confronti di tutti i “poteri teocratici” da parte di chi è laico e pretende laicità, alcuni elementi è utile metterli in evidenza.

Francesco, forse per le sue origini, forse per le sue esperienze pastorali a contatto con emarginazione e povertà, forse per il modo con cui personalmente declinava il suo essere uomo di chiesa e di fede, per alcuni aspetti del suo pontificato è stato quasi sorprendente, specie se paragonato a quello che c’è stato prima di lui. Soprese, ad esempio, quando parlando della crescente tensione e poi della guerra tra Russia ed Ucraina citò, tra i vari motivi di escalation, l’ “abbaiare della NATO alle porte della Russia”: non per giustificare l’aggressione militare di Putin, ma per contestualizzare in maniera analitica e corretta i fatti, inchiodando tutti alle proprie responsabilità. Ai tempi fu tacciato, anche lui, di “putinismo”, ma i fatti storici – ovviamente – gli diedero ampia ragione.

Sorprese, da un certo punti di vista, il suo continuo esprimersi a tutela dei diritti dei migranti e della necessità dell’accoglienza come valore assoluto. Una presa di posizione che gli attirò antipatie ed inimicizie anche da parte di pezzi del mondo cattolico, innescando interessanti “corto circuto” negli ambienti della politica conservatrice occidentale, che si fa contemporaneamente paladina della tutela dei valori cristiani e allo stesso tempo feroce nemica di globalizzazione ed immigrazione, come se si potesse scegliere quale “pezzo” dell’essere fedeli (o dichiararsi tali) ci interessa, ed ignorare il resto. Sorprese, a tal proposito, il suo rifiuto di partecipare al Forum Mediterraneo a Firenze, qualche anno fa, al quale era stato invitato anche l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, firmatario del “Memorandum Italia – Libia” del 2017 che ha aperto le porte ai lager libici per i migranti, abbandonati alla mercè dei miliziani libici finanziati dal governo italiano.

Sorprese anche quando, in diverse occasioni, parlò di Palestina ed Israele in maniera esplicita, riferendosi alla necessità storica di “due popoli e due stati” anche in momenti in cui l’ipocrisia collettiva dell’Occidente imponeva solo penosi farfugliamenti ai vari leader. Sorprese quando, ormai nel 2014, parlò esplicitamente di “guerra mondiale a pezzi”, in riferimento alle tante guerre che infiammavano il mondo, ricondotte ad un unico conflitto latente che, anni dopo, è apparso chiaramente a tutto il mondo.

Certo, era un papa, era il capo della Chiesa cattolica, con tutte le conseguenze che quel ruolo e quell’appartenenza comportano, come è stato già specificato. Il sistema di potere da lui rappresentato è quello che la storia stessa ha indicato come distante, negli effetti, da quella “giustizia sociale” che dovrebbe essere la missione primaria della chiesa. Un sistema di potere che ha ucciso, sfruttato, perseguitato, discriminato, benedetto guerre e massacri, sostenuto regimi osceni, giustificato l’ingiustificabile. Tutto vero, tutto da tenere a mente.

Ma in questi anni folli, durante i quali la guerra torna ad essere categoria accettata ed accettabile dal dibattito politico, in cui il disinteresse – se non il disprezzo – per i deboli, gli ultimi, i “diversi” non è più stigmatizzato ma addirittura sbandierato come elemento di caratterizzazione politica e sociale, in cui invece che lavoro, solidarietà, diritti la parola d’ordine dei leader mondiali è armarsi, una voce come quella di Francesco – che malgrado tutto era forte ed udibile, ed in grado di marcare bene ipocrisie e doppiopesismi – probabilmente mancherà. E questa considerazione, già di per sè, basta a comprendere la gravità della situazione in cui versa il mondo.

Pubblicato il: 23/04/2025 da Alessio Ramaccioni