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Muore Desmond Tutu, icona anti-apartheid.

Muore Desmond Tutu, icona anti-apartheid.

A cura di Massimiliano Montenz, redazione giornalistica RCA

Il Mahatma Gandhi, il grande sostenitore di una pacifica resistenza all’oppressione ha descritto la non violenza come “la più grande forza a disposizione dell’umanità. È più potente della più potente arma di distruzione che sia mai stata concepita dall’ingegnosità dell’uomo.”

L’Arcivescovo Desmond Tutu ha condiviso sempre questa posizione. Grandi lotte nella sua vita anche a fianco di Nelson Mandela per la liberazione del Sud-Africa dall’apartheid, ma sempre senza l’uso della violenza. Coetaneo del pastore protestante Martin Luther King (nato ad Atlanta nel 1929), Tutu è stato il primo Arcivescovo nero a Città del Capo, città che lo ha visto morire il 26 dicembre all’età di 90 anni. Anche lui è stato un attivista e ha combattuto l’apartheid nella sua Sud-Africa che lasciava ai neri ai margini della vita sociale (e politica). Il suo amico Nelson Mandela (27 anni di carcere) ereditò da lui l’espressione Rainbow Nation per parlare della loro nazione arcobaleno.

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Fu fra i primi uomini religiosi ad accettare l’omosessualità come normale condizione umana (commentando l’elezione di Gene Robinson , avvenuta il 5 agosto 2003 , primo uomo apertamente gay a diventare vescovo della Chiesa Episcopale degli Stati Uniti d’America, Desmond Tutu disse: “Nella nostra chiesa qui in Sudafrica, ciò non fa differenza. Possiamo solo dire che, al momento, noi riteniamo che dovrebbero rimanere celibi e quindi non vediamo quale sia il problema”). E neppure troppo velata fu la sua critica contro la posizione del cardinale Joseph Ratzinger – eletto come Papa Benedetto XVI – quando Tutu rivelò di essere rattristato dal fatto che la Chiesa Cattolica non cambiasse la sua opposizione ai preservativi nella lotta all’HIV/AIDS in Africa : “Avremmo sperato in qualcuno più aperto ai più recenti sviluppi del mondo, l’intera questione del ministero delle donne e una posizione più ragionevole riguardo ai preservativi e all’HIV/AIDS.”

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Nel 1993 a Soweto annunciò “Noi saremo liberi” e all’annuncio della sua morte il presidente, Cyril Ramaphosa ha affermato che Tutu lascia un Sud-Africa liberato. Tutto questo grazie anche al lavoro al quale prese parte dopo l’elezione a Presidente di Nelson Mandela , ideando e guidando la Commissione per la Verità e la Riconciliazione (Trc), creata nel 1995, che in un doloroso e drammatico processo di pacificazione fra le due parti della società sudafricana mise in luce la verità sulle atrocità commesse durante i decenni di repressione. Il perdono fu accordato a chi, fra i responsabili di quelle atrocità commesse, avesse pienamente confessato. Il premio Nobel per la pace assegnatogli nel 1984 fu quindi solo una tappa importante di un duro lavoro mai interrotto nella lotta per la difesa dei diritti degli uomini e delle donne nel mondo.

Bernice King, figlia di Martin Luther King, lo definì come un potente pellegrino sulla terra e oggi, dopo la sua morte, ci sembra la più bella frase per ricordarlo.

 

Pubblicato il: 27/12/2021 da Massimiliano Montenz