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Nessuno. Vivere nei campi Rom durante il Coronavirus [Intervista a Carlo Stasolla, Presidente Ass. 21 Luglio]

Nessuno. Vivere nei campi Rom durante il Coronavirus [Intervista a Carlo Stasolla, Presidente Ass. 21 Luglio]

di Valentino De Luca

In questi mesi la pandemia di Coronavirus ci ha recluso, per motivi sanitari, nelle nostre abitazioni.
#restateacasa è  l’hashtag che ha segnato le nostre vite in queste settimane indicandoci in maniera perentoria l’unica medicina possibile nei confronti di un morbo poco conosciuto e, almeno per il momento, senza cura definitiva nè vaccino che lo possa prevenire.

Ma come sta vivendo chi non ha una casa vera e propria dove trascorrere il tempo, una casa col riscaldamento, con l’acqua corrente per lavarsi e sanificare gli ambienti, chi non ha un lavoro stabile nè nessun ammortizzatore sociale, chi non può rivolgersi alle istituzioni perchè burocraticamente invisibile, chi non ha nessun risalto nè passaggio in tv perchè vittima di uno stigma sociale presso la maggior parte della popolazione, peraltro già incattivita da ciò che sta accadendo.

I Rom, “ospiti” loro malgrado dei campi in cui da anni vengono reclusi ai margini delle nostre città, sono tra le vittime maggiormente segnate da questa epidemia.
Senza nessuna assistenza medica nè alimentare, senza nessun aiuto nè indicazione da parte delle Autorità, senza nessuna visibilità mediatica, il popolo di queste baraccopoli sono di fatto degli invisibili, dei “Nessuno” di cui non ci si vuole occupare.

Per “Decameron – Novelle in quarantena” abbiamo intervistato Carlo Stasolla, Presidente dell’Associazione 21 luglio per farci descrivere come sta vivendo il popolo Rom nei campi di Roma l’arrivo del Covid-19 in Italia.

 

Pubblicato il: 06/05/2020 da Valentino De Luca