Ormai è sicuro, negli ultimi 20 anni abbiamo percorso “La strada sbagliata”[Podcast intervista a Ludovica Valori]
di Valentino De Luca
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Le scelte personali, come quelle collettive, spesso ci paiono buone e sensate.
“Così fanno tutti” oppure “L’ha detto XXX” ci fanno optare per un sentiero che sovente ci appare come in discesa e più corto verso l’obiettivo che ci siamo prefissi.
Anche in economia, le politiche finanziarie degli ultimi anni (direi delle ultime 2 generazioni) sono state all’insegna di scelte prese secondo il principio dell’imitazione (“così si fa in USA/EU”) o dell’Ipse dixit (“Ce lo dice l’Europa/ l’economista Professor XXX).
Eppure con la forbice tra i più ricchi e i derelitti del mondo che si è allargata in maniera quasi insanabile, con l’estrema precarizzazione del mondo del lavoro, diventato “Gig economy“, a chiamata, saltuario, finto part time, falso smart, occultando invero solo l’eterna logica del cottimo, con i diritti civili (sacrosanti) che hanno però soppiantato nel pubblico dibattito la centralità dei diritti sociali, di equa redistribuzione delle ricchezze, di parità del salario, di retribuzione minima oraria, di diritto alla malattia/maternità/ferie, la sensazione è che come Società abbiamo percorso una strada sbagliata.
E proprio “La strada sbagliata – Riflessioni per un’economia al servizio della società” è una interessante raccolta di articoli del Dott. Duccio Valori, insigne economista che, dal 2007 al 2014 ha collaborato a diversi quotidiani come il «Manifesto», l’ «Altreconomia» e sull’«Unità».
Dentro vi si trova un’analisi sulle scelte compiute ad esempio per tentare di risolvere il caso Alitalia, oppure Autostrade S.p.A. o Fincantieri, ma più in generale un’attenta riflessione sulla direzione che la nostra Società stava prendendo con quelle scelte.
Ma è possibile tornare indietro una volta imboccata “la strada sbagliata”?
A L’Ottavo Giorno, la trasmissione di approfondimento giornalistico che conduco il mercoledì su Radio Città Aperta, ne discuto con Ludovica Valori, figlia di Duccio, che ne ha raccolto in questo saggio i principali scritti in tanti anni di collaborazioni.