Referendum: con il SI abbiamo davvero dato una lezione alla Casta ? [intervista a 2 professori di Diritto Costituzionale]

di Valentino De Luca

Con quasi il 70% delle preferenze è passato il referendum indetto per approvare o respingere la legge di revisione costituzionale il cui punto cardine era la riduzione del numero dei parlamentari, portandogli dagli attuali 945 a 600 totali, divisi tra i 400 della Camera dei Deputati e i 200 del Senato.

Il quesito, strano a dirsi, una volta tanto sembrava abbastanza chiaro:
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?»

In realtà, oltre alla famosa sforbiciata, gli articoli da modificare riguardavano anche il numero dei senatori a vita, dalla prossima legislatura nel numero massimo di 5 totali di nomina del Presidente della Repubblica oltre agli ex presidenti stessi.

Come detto, ha trionfato il SI e così, dal 2023 salvo elezioni anticipate, avremo un Parlamento più snello.
Ma la riduzione dei Parlamentari, non accompagnata da un’adeguata legge elettorale che ripristini le proporzioni, faccia scegliere il proprio candidato e levi i listini bloccati di prescelti dalle Segreterie, non è un azzardo?
Vi è il pericolo concreto di una minore rappresentatività con questi nuovi numeri?
Quanto abbiamo davvero risparmiato riducendo i nostri rappresentanti?
Gli strumenti di “democrazia diretta”invocati da Grillo potranno mai sostituire la democrazia rappresentativa del Parlamento?

A L’Ottavo Giorno, la trasmissione di approfondimento giornalistico di Radio Città Aperta, ne ho parlato con Enzo Di Salvatore, professore di Diritto Costituzionale all’Università di Teramo

e con Ida Angela Nicotra,  docente di Diritto Costituzionale all’Università di Catania