Il genocidio dimenticato del Tigray a Valori in Corso del 24 giugno 2022
“La bottiglia blu” rompe – anche se solo temporaneamente – un’inerzia fatta di dischi, tour, suoni, versi e vicende condivise con la sua storica formazione nell’arco di quasi 23 anni – nelle varie e diverse incarnazioni succedutesi nel tempo – pur conservando con essa, in parte, quella continuità narrativa e di attitudine, che caratterizzano da sempre la cifra stilistica dell’autore.
“Contenitore trasparente e insieme torbido: contiene un nettare dall’aroma e dal gusto che inebria, ed esalta, ma poi tradisce e schianta: vino o veleno, nettare o fiele…”.
Piena e vuota di messaggi, spiriti e demoni – un po’ come il mitologico vaso di Pandora – esala il gusto e l’aroma di assortite solitudini, irrinunciabili vizi, insaziabili avidità, divoranti ambizioni, manipolazioni impercettibili, dipendenze psicologiche e fisiche, sottomissione, prevaricazione, razzismo, vendetta, rivolta, riscatto.
Scrive Rockit: “Il progetto Zenìa-Folk Immaginario può essere considerato a tutti gli effetti un esperimento combinato di musica e letteratura. Nora Tigges e Massimiliano Felice hanno deciso di inventarsi un luogo, un posto della mente chiamato Zenìa. Poi lo hanno messo sulla terra, stretto fra le montagne e il mare; ne hanno inventato la lingua, i suoni, le tradizioni provando in un disco di otto brani a raccontarne la storia e le leggende.
Suoni e Storie di un paese immaginario è questo, un pazzesco racconto di fantasia ma acceso da un realismo che solo la musica può spiegare. Un esperimento linguistico e folkloristico che parte da zero, completamente studiato a tavolino e finalizzato a restituire a chi ascolta una parte di quel luogo della mente che i due autori hanno consolidato nella loro immaginazione. E così ci perdiamo in mezzo al folk tradizionale di un posto che non esiste e ascoltiamo una lingua inventata di sana pianta, esattamente come se stessimo leggendo una versione musicale de Le città invisibili di Calvino o percorrendo Il deserto dei tartari di Buzzati ma senza il filtro di chi racconta, bensì con quello di chi abita quei posti da sempre. Ghemaya Zemà, Vulje Valje, Shu Vi: tutti titoli a noi incomprensibili ma pieni di magia e di esoterismo musicale.
Il disco-libro degli Zenìa è un percorso mistico attraverso la musica e la poetica di un non-luogo, una prova di forza della superiorità del linguaggio musicale su tutto. Parecchio affascinante. E perfettamente riuscito”.
VALORI IN CORSO con Ludovica Valori
Ogni venerdì dalle 12 alle 14 e in replica il giovedì alle 12
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